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Omelia V Domenica di Quaresima 18 Marzo 2018


V DOMENICA DI QUARESIMA [SCARICA]

18  Marzo  2018

In questa V Domenica di Quaresima, le letture vertono sull’annuncio della nuova alleanza che si basa su un atto di perdono dei peccati da parte di Dio (prima lettura) e si concretizza in Gesù Cristo, che “imparò l’obbedienza da ciò che patì” (seconda lettura).

Il brano evangelico ci pone di fronte al paradosso della rivelazione cristiana.

“Vogliamo vedere Gesù”: queste parole, come tante altre nei Vangeli, vanno al di là dell’episodio particolare ed esprimono qualcosa di universale; rivelano un desiderio che attraversa le epoche e le culture, un desiderio presente nel cuore di tante persone che hanno sentito parlare di Cristo, ma non lo hanno ancora incontrato.

Alla richiesta di vedere Il Maestro che fanno alcuni greci che si trovavano Gerusalemme, Gesù risponde indirettamente svelando la sua identità e indicando il cammino per conoscerlo. “E’ venuta l’ora che il Figlio dell’Uomo sia glorificato” (Gv 12, 23): è l’ora della croce! E’ l’ora della sconfitta del “principe del male”, è l’ora nella quale l’amore misericordioso di Dio trionfa definitivamente.

Gesù dice che sarà “innalzato da terra”, un’espressione che nella teologia giovannea ha un duplice significato: “innalzato” perché crocifisso, e “innalzato” perché glorificato, esaltato dal Padre nella Resurrezione, “per attirare tutti a sè e riconciliare gli uomini con Dio e tra di loro. L’ora della Croce, la più buia della storia, è anche la sorgente della salvezza per quanti credono in Lui” (Papa Francesco).

La similitudine del chicco di grano consente di comprendere come e quando, illuminati dallo Spirito Santo, tutti potranno vedere Gesù glorificato e incontrarlo: “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.

Nella morte in croce, Gesù non soltanto vede la sua gloria ma indica il senso della vita non solo per lui ma per tutti quelli che, nella libertà, si mettono alla sua sequela: “chi ama la propria vita, la perde, e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole seguire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà”.

I discepoli di Gesù Cristo, sempre, sono chiamati al servizio degli altri e di Dio, fino a dare la propria vita, cioè a morire per gli altri e per Dio consapevolmente. E questo non è affatto facile: “Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Anche per Gesù non è stato assolutamente facile accettare la morte. Profondo è stato il suo turbamento. La risposta del Padre, di Dio, nell’evangelo di Giovanni, non si fa attendere: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora”.

Nell’ora della prova, non siamo abbandonati alle forze del male, ma Dio è presente più che mai e fa della morte un evento fecondo, in grado di moltiplicare la vita come il chicco di grano che, quando muore nella terra, produce molto frutto.

Siamo disposti ad assumere questa dinamica di morte e resurrezione, identificandoci con il chicco di grano caduto in terra? (cfr. Enzo Bianchi).

Fidiamoci di Dio, come Gesù e abbandoniamoci alla dinamica del chicco di grano che è dinamica di morte e resurrezione.

Buona Domenica.

   Francesco Savino