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Omelia VI Domenica di Pasqua 17 Maggio 2020


VI DOMENICA DI PASQUA

At 8,5-8.14-17; Sal 65; 1 Pt 3,15-18; Gv 14,15-21

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Domenica  17  Maggio  2020

Anche in questa Domenica, VI di Pasqua, ritorniamo sui discorsi di Gesù nell’ultima cena. La tavola, particolarmente per gli ebrei, è luogo di comunione e di condivisione per scambiarsi notizie ma anche pensieri interiori attraverso  parole silenzio e gesti.

Nel Vangelo di Giovanni, l’ultima cena, iniziata con il gesto compiuto dal Maestro con la lavanda dei piedi, prosegue con un “testamento” la cui cifra interpretativa è l’amicizia: Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”(Gv 15,15); “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13). Padre Giancarlo Bruni dice che Gesù racconta “un’amicizia che cambia la vita” e che “cristiano è chi nella vita dice di essere stato incontrato da un amico di nome Gesù, incantato dalla sua parola e sorpreso dal suo amore”. Gesù è un amico che indica ai discepoli come seguirlo nei suoi gesti, nel lavarsi i piedi a vicenda e nella crocifissione: “Amatevi come io vi ho amati” (Gv15,12),“Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando” (Gv 15,14). 

Come corrispondiamo all’amore di Gesù, l’Amico fedele? 

La risposta è nelle parole chiare e semplici di Gesù stesso: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. (Gv 14,15)

La relazione fra Gesù e i suoi è stabilita sul camminare insieme nel “comandamento” dell’amore: questa amicizia non conosce oscillazioni perché mette in gioco la ragione della vita stessa: “Se uno osserva le mie parole non vedrà mai la morte” (Gv 8, 51).

Gesù parla con immediatezza e franchezza perché, in comunione con il Padre, è mosso dallo Spirito che manderà ai suoi: “Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché Egli rimane presso di voi e sarà in voi”.

Cos’è il Paraclito? 

Nella lingua greca il paraclito è colui che viene chiamato in soccorso, in difesa, quindi possiamo dire il difensore, il soccorritore ma nessuno di questi vocaboli italiani ne esaurisce il significato. Il termine greco Paraclito è esclusivo del Vangelo di Giovanni e non indica il nome dello Spirito quanto piuttosto il suo compito che è quello di soccorrere. Il Paraclito rimane con noi sempre non soltanto nei momenti di bisogno; la Sua presenza è garantita per sempre, in soccorso sia di ogni cristiano che della comunità. Lo Spirito di cui parla Gesù è un dono che precede la stessa invocazione del credente e della comunità. A noi è sufficiente che ci lasciamo plasmare dallo Spirito e che non ne impediamo l’opera.

La presenza del Paraclito dona alla comunità cristiana serenità e fiducia costantemente anche nei tempi oscuri, nelle difficoltà, nelle sofferenze, nella morte.

Gesù parla di “Spirito di verità” che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Il mondo, per l’evangelista Giovanni, è ingiusto e, come tale, non può capire né ricevere lo Spirito di verità che è l’Amore Eterno del Padre per l’umanità.

Prima di separarsi dai suoi, Gesù li assicura che non li lascerà orfani. La sua morte non sarà un’assenza ma una presenza, non una lontananza ma una vicinanza più forte.

Il mondo, il sistema ingiusto, non lo vedrà più Gesù dopo la sua morte, invece, coloro che credono in Lui, lo vedranno nello Spirito di verità.

La Parola di Dio consente, quest’oggi, di accogliere il grande dono dello Spirito.

Chiediamo al Risorto di alimentare in noi la consapevolezza e la conoscenza del Paraclito, lo Spirito di verità, che previene e sostiene il nostro cammino.

Buona Domenica.

   Francesco Savino