Omelie

Venerdì Santo in Passione Domini


Venerdì  Santo  2024

in  Passione  Domini

Is 52, 13 – 53, 12; Sal 30; Eb 4, 14-16; 5, 7-9; Gv 18, 1 – 19, 42

 

29  Marzo  2024

 

Solo lo sguardo contemplativo di chi ama può cogliere il senso del Venerdì Santo!

Mi hanno colpito queste parole di commento che ho letto: «Si aprono i giorni supremi della nostra fede che chiederebbero tempo e cuore vasti, che fanno tremare all’idea di spiegare ciò che è successo. La croce è come un mistero su cui è impossibile mettere le mani. Davanti al quale ti senti piccolo ma abbracciato, abbracciato dal Mistero» (Ermes Ronchi – Marina Marcolini, «L’amicizia e la croce», in Luoghi dell’Infinito n. 237, marzo 2019).

Per la nostra adorazione della croce vi consegno questa “verità nascosta” che svela quello che ognuno di noi è nel cuore di Dio: “Sei piccolo, ma abbracciato, abbracciato dal Mistero”.

«Sulla croce non c’è inganno, lì davvero è la rivelazione: Dio non spezza nessuno, spezza se stesso; non domanda sacrifici, sacrifica se stesso; non uccide nessuno, si lascia uccidere. Sotto lo sguardo lucente di lacrime e di amore di alcune donne fedeli [e noi aggiungiamo: di sua Madre e del discepolo amato], sembra finito il cammino di Gesù. Ma proprio lì nasce la Chiesa. “Nasce dalla contemplazione del volto del Dio crocifisso” (Carlo Maria Martini). Nasce dall’aver visto che su quel corpo l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, indelebili ormai come l’amore».

E anche quest’anno noi siamo sempre la chiesa amata, nonostante le contraddizioni, le incoerenze, le piaghe, la nostra poca credibilità!

Siamo sempre in questa storia di amore che sulla croce si rinnova e si rigenera sempre! Siamo sempre quel “discepolo che Gesù amava” che viene consegnato alla madre di Gesù che a sua volta ci viene sempre riconsegnata.

Come non stupirci dinanzi a questa seduzione di amore?

E in questa contemplazione di amore c’è una espressione posta sulle labbra di Pilato, una parola che alla luce di tutto il racconto della Passione diventa una rivelazione del volto umano e divino di Gesù.

Pilato, presentando alla folla in tumulto Gesù, dice: “Ecco l’uomo” (Gv 19, 5). Non dice: “Ecco il vostro uomo, l’uomo che mi avete chiesto”, oppure “Un uomo qualunque”, ma dice semplicemente: “Ecco l’uomo”.

Qui abbiamo un’altra grande verità che ci viene consegnata: l’identità dell’uomo nella sua bellezza e al tempo stesso nella sua drammatica verità.

Quali sono i tratti di questo uomo che traspare in Gesù?

Gesù è l’uomo che viene tradito e rinnegato da coloro che ha amato sino alla fine! Gesù è l’uomo angosciato e turbato, l’uomo che ama la vita e che ha la percezione, ad un certo momento, che suo Padre, il Dio della vita, lo lasci solo, lo abbia dimenticato, che sperimenta l’apparente fallimento delle promesse di Dio.

Gesù è l’uomo, mite e non violento, che non oppone resistenza a coloro che lo trascinano di fronte all’ipocrisia, al politicamente corretto, e alla furbizia del potere, “come pecora muta di fronte ai suoi tosatori” (Is 53, 7). Gesù è l’uomo che porta la croce, la sua e quella degli altri, porta il peso di ogni forma di abiezione,  ogni pesantezza costitutiva dell’umanità.

Gesù è l’uomo spogliato, privato della sua dignità, defraudato di tutto: dei vestiti, degli amici, degli affetti, della sua stessa vita (cfr. Gv 19, 23-30). Gesù è l’uomo che, a conclusione della sua vita, scopre sempre più in profondità il senso di tutto ciò che ha vissuto e per questo, abbandonandosi totalmente e infinitamente dice: “Tutto è compiuto!”.

“Pur essendo Figlio imparò l’obbedienza dalle cose che patì!” (Eb 5, 9).

In quest’uomo, tutto divino e tutto umano, si racchiude la verità più bella: solo l’amore vince tutto!

E mentre volgiamo lo sguardo all’“Ecce Homo”, con le parole di una giovane donna ebrea destinata ad essere uccisa in un lager, dichiariamo: “A ogni nuovo orrore o crimine dobbiamo porre un nuovo frammento di verità e di bontà che abbiamo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire, ma non dobbiamo soccombere” (Etty Hillesum).

La memoria cristiana ce lo permette. La memoria cristiana è il riconoscimento di una cosa presente che è iniziata ad accadere duemila anni fa in Palestina.

 

   Francesco Savino

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