Omelie

NATALE  DEL  SIGNORE  2023 – Messa della Notte


 

 Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

 

MESSA  DELLA  NOTTE

 

Eccoci ancora una volta, eternamente, dinanzi al grande mistero di Dio che si fa uomo, che si fa uno di noi, che assume la nostra carne ed entra nella nostra storia.

È notte di silenzio, notte santa. Per noi, però, è tale solo se lasciamo entrare nel nostro intimo il silenzio santo di questa notte, se anche il nostro cuore ‘veglia solitario’. Può essere davvero facile. Infatti, questa solitudine e questo silenzio sono facili. Hanno solamente quella gravità che è propria di tutte le cose sublimi, che sono semplici e grandi. Noi siamo di fatto soli. C’è nel nostro cuore una regione intima dove siamo soli, dove non si trova altri che Dio. Questa stanza intima ed inaccessibile nel cuore di ciascuno di noi esiste e palpita d’amore. Dobbiamo solo chiederci se noi stessi non la evitiamo per un timore follemente colpevole, per il fatto che nessuno e nulla di quanto ci è familiare sulla terra vi può accedere e accompagnarci quando vi entriamo. Entriamoci piano piano! Chiudiamo la porta dietro di noi! Ascoltiamo con l’orecchio teso l’ineffabile melodia che risuona nel silenzio di questa notte. L’anima silenziosa e solitaria canta qui al Dio del cuore il suo canto più soave ed intimo. E può confidare che Egli l’ascolti. Infatti, questo canto non deve più cercare il Dio amato al di là delle stelle, in una luce inaccessibile, che egli abita e a causa della quale nessuno lo vede. Poiché è Natale, poiché la Parola si è fatta carne, Dio è vicino e la parola più sommessa, la parola dell’amore, trova il suo orecchio ed il suo centro nella stanza più silenziosa del cuore. Occorre essere tranquilli, non temere la notte, tacere. Altrimenti non si sente nulla. Infatti, l’Ultimo si manifesta solamente nel silenzio della notte, da quando, con l’avvento ricco di grazia della Parola nella notte della nostra vita, si è fatto Natale, notte santa, notte di silenzio (cfr. K.Rahner, Dio si è fatto uomo, Queriniana, Brescia 2016, 89-90).

Che vertigine a Betlemme, l’Onnipotente in un neonato!

Il tempo è squarciato, Dio è con noi sempre, la storia ricomincia dagli ultimi! Questa è la buona e bella notizia, il Vangelo che l’Angelo annuncia ci dice: “Grande gioia per tutto il popolo”. Siamo invitati a contemplare il cuore della nostra fede cristiana, una fede che non può entrare in concorrenza con le altre religioni e i loro dei, perché ciò che viene annunciato e testimoniato è l’inaudito: un Dio-Uomo, carne mortale, un Dio che non si è limitato ad avere cura di noi ma ci ha amato fino a voler essere uno di noi, nella condivisione reale e radicale di ciò che noi siamo!

“Potremmo dire che Natale manifesta un “Dio al contrario”, il quale non si rivela né con potenza né con splendore accecante, e un “Messia al contrario” che nasce tra poveri, come un povero, in una stalla, deposto in una mangiatoia. Il cristianesimo è tutto qui, in questa contemplazione di un Dio fatto povertà, di un Eterno fatto mortale, di un Onnipotente fatto infante, di un tre volte Santo diventato terrestre, mortale. Insomma, uno di noi, uno tra di noi, uno con noi!” (Enzo Bianchi).

È significativo che nel Vangelo di questa notte di Natale ci sia la presenza dell’imperatore di Roma, Cesare Augusto, che comanda, che ha potere su tutta la terra, fino a ordinare il censimento. Ed è grazie a questo censimento che consente a Giuseppe e a Maria di spostarsi da Nazareth di Galilea a Betlemme, e dunque consente la nascita del Messia nella città di David: in verità chi regge e disegna la storia è Dio, non Cesare Augusto. Ed è ancora più significativo che, dopo la nascita, l’annuncio della gioia è rivolto ai pastori, che a causa del loro lavoro, sono ritenuti impuri e quindi esclusi dalla vita religiosa del tempio: ma a loro è manifestata la gloria di Dio, proprio a loro viene detto che l’amore di Dio porta pace. E proprio questi esclusi obbediscono e vanno a vedere ciò che si presenta ai loro occhi: una donna che ha partorito, un figlio appena nato, un padre custode di quella nascita. E i pastori, anche se esclusi, comprendono che quella nascita non è una nascita qualunque, anche se apparentemente tutto è simile alla nascita di ogni bambino. Proprio loro, entrati nel mistero, glorificano Dio e trasmettono l’annuncio della grande gioia che hanno ricevuto!

Se in te semplicità non fosse, come
T’accadrebbe il miracolo
di questa notte lucente? Quel Dio,
vedi, che sopra i popoli tuonava
si fa mansueto e viene al mondo in te.
Più grande forse lo avevi pensato?
Se mediti grandezza: ogni misura umana
dritto attraversa ed annienta
l’inflessibile fato di lui. Simili
vie neppure le stelle
hanno. Son grandi, vedi, questi re;
e tesori, i più grandi agli occhi loro,
al tuo grembo dinanzi essi trascinano.
Tu meravigli forse a tanto dono:
ma fra le pieghe del tuo panno guarda,
come ogni cosa Egli sorpassi già.
Tutta l’ambra imbarcata dalle terre più remote,
i gioielli aurei, gli aromi
che penetrano i sensi conturbanti:
tutto questo non era che fuggevole
brevità: d’essi, poi, ci si ravvede;
ma è gioia – vedrai – ciò che Egli dà.

 

(R.M.Rilke)

 

Quale, allora, l’augurio che possiamo condividere in questa notte santa? Se Dio si è fidato di noi a tal punto che entra nel mondo e si fa uno di noi, quale allora l’augurio da condividere?

Che sia per ciascuno di noi un Natale dove la fiducia diventi fondamento di ogni rapporto con l’alterità, il coraggio per non rimanere prigionieri della situazione presente e l’ottimismo, come “forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, ma lo rivendica per sè” (D. Bonhoeffer, Resistenza e resa).

Buon Natale!

 

   Francesco Savino

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