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Omelia XX Domenica del Tempo Ordinario 19 Agosto 2018


XX  DOMENICA  DEL TEMPO  ORDINARIO [SCARICA]

19  Agosto  2018

“Di che cosa ci nutriamo? Che cosa ci fa vivere? Queste le domande che emergono dal testo di Proverbi e dal Vangelo. Se l’atto materiale del mangiare assicura la vita fisica, il cibo offerto dalla Sapienza rende partecipi di sapienza e intelligenza e il cibo e la bevanda che il Figlio dell’uomo chiede di assimilare rendono il credente partecipe della vita di Cristo” (L. Manicardi).

Siamo nell’ultima parte del discorso di Gesù sul Pane della Vita.

Per ben otto volte nel brano di questa Domenica, Gesù ripete: “chi mangia la mia carne vivrà in eterno”.

“E ogni volta ribadisce il perché di questo mangiare: per vivere, perché viviamo davvero. È l’incalzante, martellante certezza da parte di Gesù di possedere qualcosa che capovolge la direzione della vita: non più avviata verso la morte, ma chiamata a fiorire in Dio … Ha la vita eterna, non avrà. La «vita eterna» non è una specie di «trattamento di fine rapporto», di liquidazione che accumulo con il mio lavoro e di cui potrò godere alla fine dell’esistenza. La vita eterna è già cominciata: una vita diversa, profonda, giusta, che ha in sé la vita stessa di Gesù, buona, bella e beata” (E. Ronchi).

Ma il Salmo Responsoriale domanda: c’è qualcuno che desidera la vita? In altri termini, la vita eterna interessa? Oppure viviamo vivendo solo per soddisfare i bisogni “oggettivi” del corpo,?

Avvicinandoci sempre più, con stupore, alle parole di Gesù, comprendendo anche lo stato d’animo dei Giudei, domandiamoci: che significa “mangiare la carne e bere il sangue di Gesù”.

“E’ solo un’immagine, un modo di dire, un simbolo, o indica qualcosa di reale? Per rispondere, bisogna intuire che cosa accade nel cuore di Gesù mentre spezza i pani per la folla affamata”. Così pensa Papa Francesco aggiungendo che Gesù, sapendo che dovrà morire in croce per noi, si identifica con quel pane spezzato e condiviso, ed esso diventa per Lui il “segno” del Sacrificio che lo attende. Questo processo, continua Papa Francesco, ha il suo culmine nell’Ultima Cena, dove il pane e il vino diventano realmente il suo corpo e il suo sangue. E qui troviamo tutto il senso e la bellezza dell’Eucarestia, che Gesù ci lascia con uno scopo preciso: che noi possiamo diventare una cosa sola con Lui. Infatti Gesù dice: “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (v.56). Il verbo “rimanere” traduce il verbo greco “meneim”, cioè Gesù rimane in noi e noi rimaniamo in Gesù, in una reciprocità di comunione stabile. Allora la comunione è assimilazione: mangiando Lui, diventiamo come Lui. Ma tutto questo richiede il nostro “sì”, la nostra adesione di fede. 

“A volte si sente, riguardo alla santa Messa, questa obiezione: “Ma a cosa serve la Messa? Io vado in chiesa quando me la sento, o prego meglio in solitudine”. Ma l’Eucaristia non è una preghiera privata o una bella esperienza spirituale, non è una semplice commemorazione di ciò che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena. Noi diciamo, per capire bene, che l’Eucaristia è “memoriale”, ossia un gesto che attualizza e rende presente l’evento della morte e  risurrezione di Gesù: il pane è realmente il suo Corpo donato per noi, il vino è realmente il suo Sangue versato per noi” (Papa Francesco, Angelus 16 Agosto 2015).

Leggiamo nel prologo del IV Vangelo che “la Parola si è fatta carne” (Gv 1, 14) e questa “carne” è mangiata ed assimilata nell’Ostia consacrata rendendoci una sola cosa con la carne di Gesù. L’evangelista Giovanni ci rivela che l’Eucarestia è “memoriale di tutta la vita di Gesù, dalla sua vita presso il Padre prima che il mondo fosse, fino alla sua venuta nella gloria alla fine dei tempi. L’Eucarestia è la sintesi di “tutto Gesù”.

Non riduciamo la celebrazione dell’Eucarestia ad un rito formale ed esteriore o non abituiamoci alle tante celebrazioni della Santa Messa, perché, lo sappiamo dall’esperienza stessa, l’abitudine non ci aiuta a cogliere la bellezza, la profondità e il senso dell’Eucarestia.

Viviamo la celebrazione dell’Eucarestia in questa Domenica con lo stupore di un bambino che osserva per la prima volta ciò che lo circonda.

   Francesco Savino