Omelie

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno C)


Is 6,1-2,3-8; Sal 137; 1 Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

6  Febbraio  2022

 

Dio chiama uomini fragili e peccatori e affida loro la sua Parola da annunciare e testimoniare. Nella Sacra Scrittura la narrazione della chiamata presenta delle costanti. Il chiamato fa sempre un’esperienza di Dio nell’incontro con il suo volto e la sua Parola. L’incontro cambia la vita e orienta chi è chiamato perché ogni vocazione è una conversione in vista di una missione.

In questa V Domenica del Tempo Ordinario troviamo tali costanti narrative nella vocazione profetica di Isaia e nella chiamata dei primi discepoli di Gesù, secondo il Vangelo di Luca.

Isaia vede qualcosa che è affascinante e, al tempo stesso, tremendo: “Vide il Signore seduto sul trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il Tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria»”. Dinanzi a questa visione, Isaia sperimenta smarrimento e inadeguatezza a tal punto che afferma: “Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono”. Ma le sue labbra vengono purificate per la missione profetica che Dio stesso gli affida ed egli, di fronte alla potenza e alla gratuità di Dio, si consegna: “Eccomi, manda me!”.

La stessa esperienza viene fatta da Pietro che prende coscienza del suo peccato dinanzi a Gesù: “Signore, allontanati da me perché sono un peccatore”. Proprio lui, che si riconosce peccatore, e i suoi compagni sono chiamati ad essere discepoli e ad essere “pescatori di uomini”.

L’evangelista Luca focalizza l’attenzione su Gesù che insegna e annuncia la Parola di Dio; mentre la folla si accalca intorno a Lui per ascoltarlo, Egli vede sulla riva due barche, sale su una di esse ed invita il proprietario Simone a scostarsi un poco da terra per poter continuare ad insegnare alle folle. Tutto sembra casuale ma lo sguardo di Gesù guida ogni momento. L’incontro di Gesù con questi pescatori è connotato da un ordine perentorio e apparentemente assurdo: “Prendete il largo e gettate le vostre reti per la pesca.” E la replica di Simone: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”.

Ma ciò che all’uomo è impossibile è invece possibile a Dio. Per accogliere e comprendere questo paradosso occorre fede radicale, obbedienza senza condizioni: “Sulla tua parola getterò le reti. Fecero così e presero una quantità enorme di pesci”. L’abbondanza del pescato che è oltre misura e assolutamente impensata suscita la presa di coscienza di Simon Pietro e la distanza che avverte tra lui e il Signore: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Gesù colma subito questa distanza: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (“prenderanno uomini per la vita”, questo il significato letterale dell’espressione usata dall’evangelista Luca).

La Parola di Gesù suscita la conversione di Simon Pietro e dei suoi compagni che, lasciano tutto e lo seguono.

Questi “pescatori di uomini” dovranno sempre più prendere il largo e sulla Parola di Gesù dovranno gettare le reti.

Tanti altri uomini e donne si uniranno a questo piccolo gruppo e la Chiesa di Cristo continuerà a “gettare reti sulla Parola di Gesù” per raccogliere donne e uomini e riconsegnarli alla propria identità originaria di Figli di Dio.

Buona Domenica.

   Francesco Savino