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Caritas Diocesana- Volontariato: Un’esperienza che fa la differenza


Volontariato: Un’esperienza che fa la differenza

In occasione della Giornata Internazionale del Volontariato celebrata il 5 Dicembre e della Giornata Nazionale del Servizio Civile celebrata il 15 Dicembre, la Caritas diocesana di Cassano All’Ionio ha organizzato, presso la parrocchia “Cuore Immacolato B.V. Maria” di Trebisacce nel giorno 20 Dicembre, un incontro per invitare ad una riflessione profonda sul significato di Volontariato con la partecipazione di Sua Eccellenza Mons. Francesco Savino, vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio e del Dott. Enzo Bova formatore e referente regionale del Servizio Civile Universale, accogliendo testimonianze di giovani del Servizio Civile Universale, operatori e volontari  di Caritas, Misericordia e UNITALSI.

Durante questa serata sono state restituite molteplici definizioni di Volontariato, a partire da quella rigorosa che lo indica come l’attività gratuita svolta a favore della collettività da parte di cittadini organizzati in associazioni, nei diversi campi dell’assistenza alle persone, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, operando in modo libero e gratuito, ma anche le definizioni che Mons. Francesco Savino ha scelto di citare in sostegno del suo pensiero di volontariato come quella di Carlo Maria Martini esposta in una sua lettera pastorale: “Il volontariato è tempo donato , tempo dell’incontro con il limite e con la sofferenza, il tempo della pazienza e del mutuo aiuto, lo spazio in cui ci si confronta con il volto del fratello e sorella più debole, senza difendersi dietro a ruoli già definiti” e di Giuseppe Pasini che per anni ricoprì il ruolo di direttore della Caritas di Roma : “Volontà del cittadino che adempiuti i doveri di stato e civili, pone se stesso a gratuita disposizione della comunità ed impegna prioritariamente sul suo territorio le sue capacità, i mezzi che possiede il suo tempo in risposta creativa ai bisogni della gente , ciò attraverso un impegno continuativo”.  Il Dott. Enzo Bova, invece, definisce il volontario non come colui che dedica il suo tempo libero agli altri ma colui che libera il proprio tempo per gli altri. Spiega come negli anni il significato della parola “volontario” è mutata, passando dal definire chi svolgeva servizio militare volontariamente, ad oggi che è usata in riferimento a chi svolge attività al servizio della comunità e definisce cosa significa essere un giovane di servizio civile universale, servizio che non si può identificare come volontariato nel senso classico e pieno ma che ha in sé lo spirito e la cultura del volontariato e della gratuità, è donarsi e non aspettarsi nulla in cambio.

Mons. Francesco Savino afferma come queste definizioni definiscano il codice identitario del volontario, ma nonostante la nobiltà di questa scelta da parte di un individuo, il volontariato è in crisi e le ragioni si trovano nella mancanza di lavoro, crisi della cultura della solidarietà in favore della cultura dell’indifferenza e ci invita a domandarci come promuovere una rinascita del movimento del volontariato suggerendo di far valere le ragioni comunitarie, umane, personali e religiose per organizzare il volontariato in modo efficace, di favorire il pensiero per cui noi siamo dono quindi noi possiamo donare noi stessi agli altri. Inoltre, il vescovo ci esorta a riflettere sul momento che stiamo vivendo che prevede come modello di sviluppo un’economia fondata sulla generazione dello scarto, per questo è fondamentale seminare i principi della gratuità, del tempo donato con una testimonianza generosa del volontariato, del saper condividere un po’ del proprio tempo con le persone emarginate con un impegno responsabile per costruire un nuovo umanesimo. Il volontariato forse in modo improprio a volte si sostituisce allo Stato in termini di aiuto umanitario, bensì sostenendo le attività del terzo settore che appartiene ad un’esperienza lavorativa, il volontariato è altro e Mons. Savino propone il mondo del volontariato come quarto settore. Con l’analisi di queste definizioni si toccano inevitabilmente gli elementi di identità del volontario, ovvero, la spontaneità, la gratuità, la continuità del servizio, la personalizzazione dei rapporti, lo spirito di servizio, che ci ha raccontato il Dott Enzo Bova, a farci capire come tali elementi vengono interiorizzati da un volontario arrivano delle testimonianze autentiche, quella di Kelly, una volontaria ed ex giovane del servizio civile universale che si trovò a scegliere se continuare a svolgere il suo servizio presso Misericordie di Trebisacce, in piena pandemia da Covid-19, e che definisce la sua esperienza di servizio come “fiamma che continua a bruciare nel nostro cuore perché il nostro impegno non si esaurisce con la fine del servizio civile”. La testimonianza di Antonella che presta servizio civile presso “L’appetito vien studiando” di Cassano allo Ionio che grazie a questa esperienza si è chiesta se prendersi cura ed insegnare è la sua stella e dice “incontrare gli ultimi per me è stato caos nella lista delle mie priorità, è vedere me stessa con occhi nuovi e reinventarmi ogni giorno per divenire la versione migliore di me così da poterla donare a chi è il mio Prossimo”. La voce di Maria Grazia, una giovane mamma che dopo una intensa esperienza di volontariato in Africa ha deciso di donarsi a favore della sua comunità ed ha scelto la Caritas per iniziare questo nuovo percorso, infine Pasquale, volontario di UNITALSI che descrive la faccia dei volontari, disoccupati, professionisti, lavoratori a cui il lavoro non basta ed hanno “la possibilità di instaurare rapporti schietti e autentici, tu hai bisogno di me ed io sono qui con te, se le posizioni fossero invertite io sono sicuro che tu faresti lo stesso”.

«Il bene bisogna farlo bene» non può esistere volontariato di sola spontaneità senza aver ricevuto adeguata formazione che fornisce conoscenza, competenza, saper essere, ed è Angela Marino che, da ottima moderatrice degli interventi, ricorda l’attivazione del corso di formazione per animatori e operatori Caritas parrocchiale “Vivere la Carità attraverso l’Ascolto e la Rel-Azione”, che si svolgerà in 4 incontri dislocati sul territorio diocesano, la scadenza per le iscrizioni è fissata entro il 5 Gennaio 2024.

Francesca Rago

Giovane in Servizio Civile Universale

 

TESTIMONIANZE:

 

  • RACHELE GENISE – Misericordia di Trebisacce

È un grande onore essere qui oggi per condividere con voi la mia esperienza di volontariato iniziata con il Servizio Civile Universale presso la Misericordia di Trebisacce. Un’esperienza che ha assunto un significato particolare a causa della sfida che tutti noi abbiamo affrontato: la pandemia Covid-19. Quando ho iniziato questo percorso, mai avrei immaginato che saremmo stati coinvolti in un evento così straordinario come la pandemia. In un momento cruciale, ci è stata offerta la possibilità di sospendere il nostro servizio, vista la complessità della situazione. Eppure, tutti insieme abbiamo preso una decisione unanime: continuare il nostro impegno!

Abbiamo ritenuto che proprio in quei momenti difficili, il nostro contributo fosse più necessario che mai. La pandemia ha colpito molte persone, aumentando la vulnerabilità di coloro che già affrontavano difficoltà. Abbiamo capito che questo era il momento giusto per essere presenti, per offrire sostegno e speranza a chi ne aveva più bisogno.

La mia esperienza alla Misericordia di Trebisacce ha avuto un impatto così profondo che ora sono rimasta come volontaria. Questa decisione è stata motivata dalla consapevolezza che il nostro impegno non si esaurisce con la fine del Servizio Civile. Il Servizio Civile è una fiamma che continua a bruciare nel mio cuore.

La Misericordia mi ha insegnato l’importanza di mettere gli altri al centro delle nostre azioni, di essere empatici e di lavorare insieme per un bene comune.

Inoltre, quest’anno la Misericordia è entrata nel venticinquesimo anno d’attività. Questo anniversario ha reso la nostra missione ancora più significativa, questo traguardo è il risultato della dedizione, dell’entusiasmo e del lavoro di squadra di ciascuno di noi per il bene della nostra comunità.

Oggi, con il cuore colmo di gratitudine, vorrei incoraggiare i ragazzi a considerare l’opportunità di fare un’esperienza di Servizio Civile Universale. Non si tratta solo di donare il proprio tempo, ma di abbracciare un viaggio che cambierà il vostro modo di vedere il mondo.

In conclusione, vorrei ringraziare ogni persona che ha reso possibile questa esperienza, il nostro Governatore Vincenzo Liguori, il nostro Vicegovernatore Valentino Pace, gli OLP, i volontari instancabili e coloro che abbiamo avuto l’onore di assistere. Grazie.

 

Rachele Genise

 

 

  • ANTONELLA MASTROLORENZO – Caritas diocesana “L’Appetito Vien Studiando”

Buonasera a tutte e a tutti, sono Antonella, operatrice volontaria del Servizio Civile Universale presso il progetto L’Appetito Vien Studiando che ha sede nei locali adiacenti il Seminario diocesano “Giovanni Paolo I” sito in Cassano allo Ionio.

Mi è stato assegnato il compito di portare la mia testimonianza di questo anno di volontariato, benché non sia semplice per me racchiudere in pochi minuti un’esperienza così intensa. Un anno fa non avrei mai potuto immaginare che questa esperienza di Servizio Civile Universale avrebbe stravolto un po’ di cose nella mia vita. Muovere i primi passi in un nuovo contesto e prendermi cura di bambini e ragazzi già fragili, all’inizio ha generato in me paura di non essere all’altezza, di sentirmi inadeguata. Poi nel corso dei mesi, e grazie soprattutto all’aiuto della nostra OLP, della responsabile e delle altre educatrici, la sicurezza nelle mie azioni è andata ad accrescere: infatti la mia stessa autostima da questa esperienza ne risulta rafforzata, mi sento capace di cose per cui in passato non mi sarei creduta capace.

Non è però solo questo, è molto di più, può davvero essere un’esperienza che ti cambia la vita e la prospettiva da cui guardare le cose che solo un attimo prima potevano apparire così distanti: incontrare gli ultimi per me è stato caos nella lista delle mie priorità, è vedere me stessa con occhi nuovi e reinventarmi ogni giorno per divenire la versione migliore di me così da poterla donare a chi è il mio Prossimo, è respirare speranza nonostante tutto il buio che può orbitare intorno.

Ho attraversato momenti di profonda inquietudine in cui mi sono interrogata e ho cercato di capire se gli studi svolti fino ad oggi siano stati davvero quelli più affini a me, mi sono sentita persa e ho lottato per non accogliere questa nuova idea che a poco a poco si faceva strada in me: ma se io fossi realmente chiamata a prendermi cura? Se, dopo anni passati a rigettare l’idea di insegnare, fosse proprio questa invece la mia stella? A questo proposito, mi sono ritrovata a pensare a quando anni fa non accolsi come avrei dovuto le parole di una persona che fu per me cruciale nel cammino della vita, e che forse sapeva già tutto prima di me.

Oggi so che forse ogni tassello che cercavo di mettere forzosamente a posto, e che nonostante tutti i miei sforzi continuava a non incastrarsi con me, probabilmente non faceva al caso mio. Stare in mezzo ai ragazzi, anche in mezzo ai combattimenti quotidiani, ha davvero la capacità di rasserenarmi e di rendermi felice: io entro in classe e so di essere al posto giusto nel momento giusto. A mensa, nelle ore di studio o in occasione di uscite didattiche, vederli felici mi fa sentire felice. Regalare loro attimi di serenità e ridere insieme, sono in assoluto due delle cose che preferisco.

Vero è che noi volontari siamo lì per essere al servizio ma ciascuno dei ragazzi ti dà 1000 volte tanto: quando i nostri sguardi si incrociano o quando ti prendono per mano e decidono di fidarsi di te. Ho compreso quanto un gesto che non ti aspetteresti mai da uno di loro o il semplice tocco di una mano possano essere potenti e arrivino a scombussolare il cuore, o quanto uno sguardo, benché non sempre amorevole, chieda in realtà disperatamente attenzioni. In questi mesi ho imparato a decostruire idee e ad andare oltre la superficie, e a capire che spesso dietro un bambino capriccioso o rabbioso c’è in realtà un disperato bisogno di sentirsi importante e di ricevere cure. E a me importa! Per tutto quello che mi ha donato e continua a donarmi questo anno e per quello che è riuscito a smuovermi dentro, io non potrò mai essere grata abbastanza.

 

Antonella Mastrolorenzo