Omelie

Festa di tutti i santi


 

Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12ª

 

Mercoledì  1  Novembre  2023

 

 

“Oggi celebriamo la santità perfetta di Dio: è Lui il Santo, il tre volte Santo. Questa santità si è resa visibile agli occhi dell’umanità in Gesù Cristo, l’Agnello a cui appartiene la salvezza (Prima Lettura) che ha voluto la sua Chiesa Santa, anche se fatta da peccatori: Santa per origine e per grazia, potremmo dire. Santa perché abitata dallo Spirito Santo. Quei peccatori che costituiscono la chiesa santa di Dio sono santi anche loro, non per i meriti ma per la partecipazione, in forza del battesimo, della santità di Cristo. Si, noi peccatori siamo «i santi della chiesa di Dio» nei nostri tempi e nei luoghi della nostra vita, siamo stati resi figli (e lo siamo realmente come ci ha detto la Seconda Lettura) nel Figlio Gesù. E proprio perché siamo santi per grazia nel nostro essere di battezzati (ontologicamente) siamo chiamati a diventarlo anche nelle scelte concrete della nostra vita quotidiana (assiologicamente) cercando di rendere carne i valori del Vangelo espressi nelle Beatitudini che oggi sono state solennemente proclamate” (Sandro Ramirez).

Le Beatitudini sono senza dubbio il capolavoro del Vangelo di Matteo, un capolavoro non soltanto dal punto di vista teologico, grande è veramente la sua ricchezza spirituale, ma anche letterario.

Scrive l’evangelista: “Vedendo le folle, Gesù salì sul monte”, Egli non prende le distanze ma le vuole attirare sul “monte”, che nella tradizione ebraica indicava il monte Sion, dove Dio, attraverso Mosè, stipulò l’alleanza con il suo popolo.

Gesù è nell’atteggiamento del Maestro, “si pose a sedere e si avvicinarono a Lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo”, e qui l’evangelista presenta le Beatitudini. Gesù sintetizza “Mosè” e lo trascende, lo supera, proprio con il discorso della montagna che si apre appunto con le Beatitudini. È un programma di vita, un Vangelo che irrompe nella vita dei suoi interlocutori per far cogliere che è iniziato un tempo nuovo.

Sostiene giustamente Enzo Bianchi: “Queste beatitudini sono uscite dalla bocca di Gesù in una cultura e in una società simile alla nostra, dove vigeva la legge della forza, dove ciò che contava era la ricchezza, dove la violenza era a servizio del potere. Occorre dunque ribadire con forza che, ieri come oggi, le beatitudini sono scandalose; e siccome Gesù, colui che le ha vissute in pienezza, per la sua rivelazione di Dio è finito in croce, allora – lo ripeto – le beatitudini sono linguaggio della croce”.

Bisogna comunque fare attenzione a non commettere l’errore di leggere la vita di Gesù a partire dalla croce, anzi, il cammino da percorrere è esattamente quello contrario, nel senso che occorre guardare la croce a partire da Gesù, che è giunto a questa fine vergognosa solo a causa del suo amore vissuto “fino alla fine” (Gv 13, 1), un amore capace di trasformare uno strumento di condanna a morte in un trono da cui Egli ha regnato glorioso.

In tutta la sua esperienza umana Gesù ci ha rivelato che la beatitudine non viene da condizioni esterne, ma nasce da una prassi, uno stile di vita al quale è promessa la “beatitudine”, la “vera felicità” da parte di Dio, uno stile di vita incarnato nella ordinarietà della vita.

Essere poveri nello spirito prima ancora di designare un rapporto con i beni, indica la condizione di chi è libero nel cuore a tal punto da sentirsi povero ed è talmente povero nel cuore da sentirsi libero di accettare la propria realtà, libero di accettare le umiliazioni e di sottomettersi ogni giorno agli altri. Essere capaci di piangere significa conoscere le lacrime che sgorgano non per ragioni psicologiche o affettive, ma perché il nostro cuore freme meditando sulla propria e altrui miseria.

Assumere in profondità la mitezza significa lottare per rinunciare alla violenza in ogni sua forma, nel contenuto come nello stile. Avere fame e sete che regnino la giustizia e la verità significa desiderare che i rapporti con gli altri siano retti non dai nostri sentimenti ma dall’essere, dal volere e dall’agire di Dio. Essere puri di cuore è avere su tutto e su tutti lo sguardo di Dio, partecipando della sua makrothymía, del suo pensare e sentire in grande. Praticare la misericordia e fare azioni di pace significa essere capaci di dimenticare il male che gli altri ci hanno fatto, a immagine di Dio che non ricorda i nostri peccati (cfr. Is 43,25). Essere perseguitati e calunniati per amore di Gesù significa avere una prova che si segue davvero il Signore, perché non tutti dicono bene di noi (cfr. Lc 6,26) (cfr. Enzo Bianchi).

Chi vive nella logica delle Beatitudini può sentirsi in comunione con Cristo e sperimentare una gioia profonda, una gioia che si può sperimentare anche in quelle situazioni umanamente dolorose.

“Noi non siamo soli, ma ci sentiamo avvolti da una grande numero di testimoni” (Eb 12, 1) che ci hanno preceduto, i Santi.

Papa Francesco nella enciclica Gaudete et exultate ci indica una strada concreta verso la santità: “Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova. Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali” (n.14).

La santità non è “esclusiva” ma “inclusiva”: tutti chiamati alla santità, che è la misura alta della vocazione cristiana.

“Chi si confessa bene, chi si lascia portare dal legno della sua umiltà, dice sant’Agostino, chi si lascia portare, senza vergogna, dal legno della sua umiltà, già qui sulla terra, già qui sulla terra, sperimenta la sua felicità e la sua vittoria” (Giacomo Tantardini)

Auguri di santità a tutti.

  Francesco Savino

formato pdf