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Omelia Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo


SOLENNITA’ del SS. CORPO e SANGUE di CRISTO [SCARICA]

3  Giugno  2018

La Festa del Corpo e Sangue di Cristo ci riporta ai gesti e alle parole di Gesù nell’ultima cena, alla vigilia della sua passione, il suo andare nella libertà e soltanto per amore, verso una morte violenta e ingiusta. L’Eucarestia, voluta da Gesù, riassume tutta la sua esistenza vissuta fino “alla morte di croce” (Fil 2, 8).

Nel racconto dell’evangelista Marco, leggiamo prima i particolari della preparazione della cena pasquale e subito dopo ciò che ogni comunità cristiana ripete e rivive, fino alla venuta definitiva del Regno di Dio. Durante il banchetto della Pasqua, memoriale della liberazione degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto, grazie all’intervento di Dio (cfr. Es 12, 1-13, 16), Gesù “compie dei gesti e pronuncia delle parole che, memorizzati dai discepoli e divenuti tradizione nella vita ecclesiale, sono giunti fino a noi” (E. Bianchi). 

“Le parole sul pane spezzato e poi donato ai discepoli (“Prendete, questo è il mio corpo”: Mc 14,22), fanno di esso un pane “parlato” che significa il corpo donato di Gesù. Le parole che seguono non solo la distribuzione del calice, ma anche l’atto di bere da parte dei discepoli (“Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per tutti”: Mc 14,24), significano ugualmente un vino “parlato” che simbolizza e riassume la vita donata di Gesù e ne profetizza e anticipa la morte cruenta. Quelle parole esprimono la priorità del dono che caratterizza il gesto eucaristico e indicano il fatto che la risposta positiva del credente altro non è che l’accoglienza del dono, il sì alla grazia, la gratitudine” (L. Manicardi).

L’eucarestia è sintesi dell’intera storia della salvezza e diviene anche offerta della vita del cristiano. Sant’Ignazio di Antiochia anticipando il suo martirio, diceva: “Io sono il frumento di Dio macinato dai denti delle belve per essere trovato pane puro di Cristo” (ai Romani IV, 1).

“Prendete, questo è il mio corpo”, “questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti”: nell’offerta del corpo donato e del vino versato c’è tutto il desiderio di Gesù di entrare in comunione con noi, suoi commensali oggi. “Dio in me: il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una sola cosa” (E. Ronchi). Secondo san Leone Magno, la partecipazione al Corpo e al Sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo.

Grande e mirabile è ciò che accade: Dio entra nell’uomo, l’infinito nel finito, diventa una sola cosa con noi che mangiamo e beviamo il Corpo e il Sangue di Cristo.

Il racconto di Marco sottolinea anche la dimensione escatologica dell’Eucarestia. “Non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel Regno di Dio” (Mc 14, 25).

“Il pasto comunitario eucaristico sarà per la chiesa il memoriale della presenza del Signore nei tempi della sua assenza e rinnovamento della comunione con lui: l’eucaristia è il pasto per il tempo intermedio tra la Pasqua e la parusia. Sempre l’Eucaristia ci situa nell’oggi grazie alla memoria di ciò che è avvenuto nel passato una volta per tutte (e che nell’Eucaristia viene compreso sempre più a fondo e sempre di nuovo) e grazie all’attesa di Colui che verrà nel futuro alla fine dei tempi (“finché egli venga”). Tra memoria di Cristo e attesa di Cristo, l’Eucaristia fa dell’oggi del credente il luogo in cui vivere come Cristo ha vissuto. In cui vivere l’agape, la carità: l’eucaristia non è forse il sacramento dell’amore di Dio?” (L. Manicardi).

In questa festa del Corpo e Sangue di Cristo Gesù, chiediamo come quei discepoli: “Signore, dove vuoi che prepariamo l’eucarestia? Dove vuoi che la riceviamo adorandoti come Dio vivo?” E sentiamo rivolte anche a noi le parole che il Maestro disse: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua: seguitelo”. 

Papa Francesco dice che il Signore prepara l’Eucarestia con coloro che hanno il coraggio di essere uomini-brocche, che si lasciano riempire il cuore dall’acqua viva dello Spirito e si lasciano condurre da Lui.

Il dono che questa sera chiediamo al Signore per essere Chiesa-Comunione è di essere uomini e donne “brocche” colme di Spirito Santo che viene versato in relazioni di comunione e di solidarietà, particolarmente con coloro che sono impoveriti e feriti.

Buona festa del “Corpus Domini”. 

   Francesco Savino