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Omelia Veglia di Pasqua 2020


Veglia di Pasqua 2020 
Gen 1,1 – 2,2; Sal 103; Gen 22, 1-18; Mt 28, 1-10

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11  Aprile  2020

In questa notte di Pasqua, quest’anno segnata dall’assenza fisica dei fedeli a causa dell’infezione pandemica da coronavirus, riflettiamo, cari fratelli e sorelle, sul Vangelo di Matteo a cominciare dalle parole “ed ecco, vi fu un grande terremoto”.

La parola terremoto evoca distruzione, morte, macerie, disperazione, paura, angoscia. Ma la Risurrezione di Gesù, Nostro Signore, illumina anche questa  parola drammatica  e le conferisce un significato nuovo.

Ritorniamo al testo: Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. 

In un passo che precede, sempre nel vangelo di Matteo (27,51-52.54), leggiamo: Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

L’evangelista Matteo parla di due scosse della terra, ma molto diverse!

A noi, che ci sentiamo terremotati quando siamo colti da una malattia grave, da un dolore per la perdita di una persona cara, quando non abbiamo mezzi di sostentamento per la mancanza di lavoro, ora che la pandemia da coronavirus minaccia tutto il pianeta, sembra di non avere scampo e pensiamo che siamo perduti. 

Ma dopo il sabato quelle donne, andando al sepolcro dove avevano deposto Gesù, si trovano davanti a qualcosa di inaspettato, tra lo spavento generale che coglie le guardie.

Un angelo dice loro una parola chiara che sarà Vangelo per sempre: Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «è risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». 

È una Parola che si ripete sopra ogni maceria della nostra esistenza. 

Non abbiate paura! Continua ripeterci l’angelo.

La Risurrezione è una realtà da vivere “qui ed ora”! 

Come quelle donne ricevono l’incarico di andare a dire ai discepoli che Gesù è risorto e ci precede in Galilea, così anche noi siamo illuminati dal Risorto che ci invia per dire a tutti, pur nella lontananza fisica, la nostra fede nel fondamento in Cristo Signore, l’affidamento a Dio Padre e la Speranza nell’opera dello Spirito Santo.

La Galilea in cui Gesù ci precede sono le nostre case, chiese domestiche, le strutture sanitarie, le sale di rianimazione: in questi luoghi risuoni l’annuncio che Cristo è risorto ed è il Vivente tra noi. 

Come San Serafino di Sarov ripetiamo a tutti, con i mezzi consentiti: “Gioia mia, Cristo è risorto”!  

Chiediamo la gioia del Signore Risorto! 

Buona Pasqua a tutti! 

   Francesco Savino