Omelie

Omelia Santa Messa terzo anniversario ingresso in diocesi mons. Savino


Terzo anniversario dell’ingresso in Diocesi di Mons. Savino [SCARICA]

31 maggio 2018

Contempliamo oggi il grande mistero della visitazione della Beata Vergine Maria e ricordiamo il mio ingresso in Diocesi come vescovo, di cui cade il terzo anniversario.

Nel IV Vangelo leggiamo: “la Parola si è fatta carne e ha posto la sua tenda tra di noi”(Gv 1, 14); tra i sinottici, Luca precisa che la Parola, ben prima di apparire, ha abitato in mezzo a noi e che, in un particolare tempo, la potenza dello Spirito ha steso la sua ombra su Maria (Lc 1, 26-38). Appena ella sa di essere incinta, si mette in viaggio verso la montagna della Giudea per andare da sua cugina Elisabetta. La Vergine è mossa dalla gioia di comunicare la buona notizia ricevuta dall’Angelo. Si incontrano così due madri, rese feconde dallo Spirito: la potenza di Dio ha generato la Vita in un grembo vergine ed in uno sterile. Maria ed Elisabetta sono “tende per due embrioni” con una straordinaria vocazione da parte di Dio: il Figlio di Maria sarà il Messia, il figlio di Elisabetta “camminerà davanti al Messia con lo spirito e la potenza di Elia” (cfr. Lc 1, 17).

Dopo il saluto di Maria, il bambino al sesto mese nel grembo di Elisabetta esulta, scalcia di gioia perché lo Spirito riempie lei e il bambino della sua forza. Lo Spirito Santo sceso sulla Vergine ora, come in presenza dell’arca del Signore (cfr. Es 40,34-35; 2Sam 6,9.14), scende su Elisabetta e sul suo piccolo Giovanni. Gesù, il Messia, appena concepito, incontra il “precursore” e suscita la gioia e l’esultanza come David davanti all’arca del Signore (cfr. 2Sam 6,12-15). Cristo incontra tutti i profeti di Israele ma anche di tutte le genti, incontra ogni profezia che discerne la venuta del Veniente tanto desiderato.

Colma di Spirito Santo, Elisabetta riconosce il significato della danza del suo bambino ed esclama: “Tu, Maria, sei benedetta tra tutte le donne, sei beata perché hai creduto alla Parola del Signore, sei la madre del mio Signore”.

Maria, allora, si abbandona al Magnificat, preghiera di lode e sintesi efficacissima della storia della salvezza: “il Signore ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato a mani vuote i ricchi”.

Anch’io, questa sera, con voi rendo lode a Dio con il Magnificat .

E vi esprimo la mia gioia che, come ha detto qualche giorno fa papa Francesco, “è un po’ come il primo linguaggio del cristiano”. La gioia trova il suo fondamento non nelle logiche umane ma in Dio che non si ferma mai alle apparenze ma conosce la profondità di ogni cuore. Tre anni fa ha avuto inizio la mia esperienza episcopale tra voi e per voi. Ormai ci conosciamo bene e posso consegnarvi tre miei desideri.

Il primo è l’unità che lo Spirito Santo dona ai cristiani: unità fra presbiteri, consacrati e tutti. La fraternità sia una passione radicale in una Chiesa che non cede alla mondanità spirituale. Scriveva de Lubac in Meditation sur l’Église rifacendosi a Dom Vonier  “… la tentazione più perfida, quella che sempre rinasce, insidiosamente … è la mondanità spirituale … un atteggiamento … il cui ideale morale, nonché spirituale, non è la gloria del Signore, ma l’uomo e la sua perfezione”.

Pelagianesimo e gnosticismo sono l’espressione della mondanità spirituale. Il Papa lo dice in Evangelii Gaudium 93-97, nel  Discorso alla Chiesa italiana del 10 novembre 2015, nella Esortazione apostolica  Gaudete et Exsultate cap.2. Se ne parla anche nella Lettera Placuit Deo del 22 febbraio scorso da parte della Congregazione per la dottrina della fede.

Gnosticismo e pelagianesimo sono abiti mentali che impediscono la missione della Chiesa minacciando la consapevolezza di portare un dono di grazia che non è opera propria e di cui non ha merito. Gnosi e pelagianesimo favoriscono la pretesa di perfezione immanente dovuta al ragionamento o all’operare dell’uomo e negano il primato della Grazia.

Questa sera desidero che ognuno pensi a cosa impedisce di riconoscere ed accogliere la gioia della presenza di Dio nello scorrere quotidiano sia personale che comunitario e diocesano.

Il secondo è che veda realizzata la disponibilità al dinamismo missionario da parte di tutti: abbiamo bisogno di un cambiamento pastorale per rispondere all’azione dello Spirito Santo che si manifesta anche attraverso il discernimento del Vescovo nelle decisioni che riguardano presbiteri e comunità.

Il terzo mio desiderio è la vocazione alla santità nel mondo contemporaneo. Papa Francesco dice: «mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”».

Desidero che la santità venga riconosciuta e che ciascuno di noi si arrenda al progetto di santità che Dio gli ha preparato, in cui ci attende pazientemente e che costruisce per tutti attraverso Suo Figlio, Nostro Signore, con la potenza dello Spirito Santo.

I Santi Medici di Bitonto, testimoni di gratuità e di carità, cui sono grato perché mi hanno sempre fatto sentire accompagnato e sostenuto, di cui custodiremo qui per qualche giorno le sacre reliquie, insieme a san Biagio, patrono della Diocesi, e alla Madonna venerata come S. Maria del Lauro, della Catena, del Castello, delle Armi, del Colle, della Nova e dello Spasimo, ci aiutino ad essere sempre più innamorati di Gesù Cristo e a desiderare la santità.

Francesco Savino