Omelie

XXVII Domenica del tempo ordinario anno A


 

 

Is 5,1-7; Sal 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43

 

8  Ottobre  2023

 

Ci troviamo sempre nel tempio di Gerusalemme, dove Gesù rivolge ai sommi sacerdoti e agli anziani una seconda parabola, quella dei “vignaioli omicidi”, dopo quella dei due figli, ascoltata Domenica scorsa. “Il racconto allegorico descrive un padrone che, dopo aver molto curato la sua vigna (cfr. v.33), dovendo partire la affida a dei contadini. Poi, al tempo del raccolto, manda dei servi a ritirare i frutti; ma quei vignaioli accolgono i servi a bastonate e alcuni addirittura li uccidono. Il padrone invia altri servi, più numerosi, che però ricevono lo stesso trattamento (cfr. vv.34-36). Il colmo si raggiunge quando il padrone decide di mandare il suo figlio: i vignaioli non ne hanno alcun rispetto, anzi, pensano che eliminandolo potranno impadronirsi della vigna, e così uccidono anche lui (cfr. vv.37-39)” (Papa Francesco, Angelus 4 ottobre 2020).

L’interpretazione della vigna è chiara: rappresenta il popolo che il Signore si è scelto e ha formato con tanta cura; i servi mandati dal padrone sono i profeti, inviati da Dio, mentre il figlio rappresenta Gesù: come furono rifiutati e uccisi i profeti, così anche Gesù viene respinto e sarà ucciso.

Gesù ha difronte a sé proprio alcuni capi religiosi ma significativamente non emette alcun giudizio, si limita soltanto a porre una domanda, lasciando che siano essi stessi a prendere coscienza della propria situazione: “Quando verrà il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?”. Essi senza esitazione rispondono: “Quei malvagi li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini che gli consegneranno i frutti a suo tempo”. Gli interlocutori di Gesù probabilmente pensano che il duro verdetto non tocchi direttamente loro ma riguardi altri ed ecco perché Gesù li rimanda ancora una volta alle autorità delle Sacre Scritture: “Non avete mai letto nelle Scritture: ‘la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo’; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? “Certo, essi avevano letto il Salmo, così come conoscevano il passo di Isaia, ma non avevano compreso in profondità la Parola contenuta nelle Scritture: non potevano accettare la logica paradossale di Dio, il suo operare meraviglie attraverso ciò che è disprezzato dagli uomini (cfr. 1Cor 1,28), il suo salvare il mondo attraverso lo scandalo di un Messia impotente e crocifisso (cfr. 1Cor 1,17-25)! A questo punto, finalmente, gli interlocutori di Gesù capiscono che egli sta parlando di loro e cercano di catturarlo (cfr. Mt 21,45-46): questa volta non ci riescono, ma per Gesù la fine si avvicina…” (Enzo Bianchi).

A conclusione di questo dialogo indubbiamente difficile Gesù dichiara: “A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato a chi lo farà fruttificare”.

Queste parole rigorose e intransigenti non riguardano soltanto gli interlocutori storici di Gesù ma, oggi, sono rivolte anche a noi, che siamo sempre tentati di pensare che il giudizio di Gesù non ci tocchi, né personalmente né come Chiesa. Queste parole sollecitano la nostra responsabilità e la nostra libertà a lasciare che Dio regni su di noi. In che modo? Facendo di Gesù la roccia su cui costruire la nostra vita (cfr.  1 Pt 2, 4-5), non “una pietra d’inciampo, di scandalo” (cfr. 1 Pt 2, 8).

Gesù, il Figlio dell’uomo disprezzato e ucciso fuori le mura, è la pietra scartata che diventa pietra angolare: è il Figlio che ci da l’eredità, è il Pontefice che unisce il Padre ai fratelli e questi tra di loro. La sua croce svela la distruttività della nostra violenza e la forza del suo amore. Questa è l’opera meravigliosa di Dio: la nostra miseria fa uscire la sua misericordia” (Silvano Fausti).

Lasciamoci convertire da questo Vangelo veramente bello ma altrettanto provocatorio confidando sempre sulla promessa di Gesù: “Beato chi non si scandalizza di me” (Mt 11, 6).

Buona Domenica.

   Francesco Savino

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