Omelie

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (anno A)


Is 25,6-10a; Sal 22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14

 

15  Ottobre  2023

 

Gesù si trova ancora nel Tempio di Gerusalemme ed espone “ai capi dei sacerdoti e ai farisei” una terza parabola, più complessa e più carica delle precedenti: è una storia attraverso la quale egli evoca il banchetto del Regno e il giudizio finale. La parabola tratta in modo figurato dell’evento pasquale, ossia delle “nozze dell’agnello” (Ap 19, 7), del rifiuto dei primi missionari cristiani da parte di Israele, della devastazione di Gerusalemme, dell’apertura della missione cristiana ai pagani, del giudizio che incombe sulla Chiesa stessa e sui nuovi invitati. La Chiesa e Israele sono entrambi collocati nell’orizzonte del giudizio.

Entriamo in dialogo con la parabola! Nella prima parte Gesù paragona il Regno dei Cieli alla vicenda di un re, “che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire”. Il Re aveva imbandito un banchetto di cibi prelibati e chiede agli invitati solo di accettare il suo dono, di condividere con lui la gioia. Come già nella parabola dei vignaioli omicidi (cfr. Mt 21, 33-45), la reazione è, con sorpresa, negativa: “alcuni, con indifferenza e superficialità, non si curano della chiamata; altri addirittura insultano e uccidono i servi. La risposta del re è immediata e dura: «si adirò e, inviate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città». Gesù fa uso di un linguaggio apocalittico, di immagini «minacciose» che non vogliono incutere paura, ma solo mettere in chiaro le esigenze richieste a chi vuole entrare nel Regno, che in realtà si riducono a una sola: accettare il dono di Dio, pena il misero fallimento della propria vita, magari in nome di nobili occupazioni religiose o della presunta difesa di Dio stesso…” (Enzo Bianchi).

A questo punto del racconto il Re, rivolgendosi ai suoi servi dice: “la festa di nozze è pronta, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali”. L’offerta della salvezza viene rinnovata a tutti gli uomini. La sala si riempie di invitati cattivi e buoni, così come il grano e la zizzania crescono insieme (cfr. Mt 13, 24-30), come la rete gettata nel mare trae a riva pesci buoni e cattivi (cfr. Mt 13, 47-50) … Gesù, ancora una volta, ci presenta Dio che vuole salvare tutti e l’unica condizione per essere resi buoni è riconoscersi peccatori e accettare di essere giustificati dall’amore di Dio: “È così che va compresa la conclusione della parabola, connessa a un’usanza tradizionale al tempo di Gesù: all’ingresso del banchetto nuziale i commensali ricevevano in dono una veste bianca, segno del comune invito ricevuto dal padrone di casa. Quando il re, figura di Dio, entra per salutare i presenti, ne scorge uno privo dell’abito nuziale. Com’è stato possibile? Quest’uomo ha accettato l’invito ma, fino all’ultimo, ha orgogliosamente rifiutato il dono, ha preteso di contare sulle proprie forze; e così, invece di rispondere con gioia alla gratuità di Dio, ha intrapreso un monologo che al momento decisivo lo rende muto. Dio non lo ha mai conosciuto (cfr. Mt 7,23), e ormai è troppo tardi…” (Enzo Bianchi).

Gesù commenta, direi con amarezza, che “molti sono chiamati, ma pochi eletti”. È una parola, quella di Gesù, molto esigente per ciascuno di noi. Tutte le persone sono chiamate alla salvezza ma nessuno è garantito, neanche dall’appartenenza alla Chiesa. Occorre abbandonarsi alla “Grazia” che ci seduce e che rimuove tutto ciò che è di ostacolo all’azione della “signoria di Dio” su di noi.

“Laudatosi’ mi Signore per quelli che perdonano per lo tuo amore e sostengono infirmitate e tribolazione, beati quelli che le sosterranno in pace ca da Te Altissimo saranno incoronati” (Cantico delle creature).

“La grazia de lo suo amore” permette di sentirsi amati perché così prediletti da Lui e lieti di abbandonarsi nelle Sue braccia.

Lasciamoci convertire, cambiare il cuore e la mente, da questa parabola che ancora una volta ci interroga in profondità, consapevoli che “al banchetto del Re non sono invitate persone perfette ma in cammino” (Ermes Ronchi).

Buona Domenica.

   Francesco Savino

formato pdf