Omelie

FESTA DEL CROCIFISSO Basilica San Giuliano Castrovillari 3 maggio 2016


FESTA DEL CROCIFISSO Basilica San Giuliano Castrovillari 3 maggio 2016 [SCARICA]

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,

sono lieto di essere ancora tra voi, qui a Castrovillari, per la festa del Crocifisso.

Il Crocifisso è davvero il fondamento ed il futuro della Chiesa di Cristo e della sua testimonianza nel mondo. Per noi Cristiani, questa consapevolezza  oggi risuona particolarmente urgente nel contesto storico e sociale che attraversiamo.

Don Tonino Bello in una delle sue tante meditazioni sulla Via Crucis, diceva: “La croce l’abbiamo inquadrata nella cornice della sapienza umana e nel telaio della sublimità di parola. L’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini e incensazioni in chiesa, ma ci manteniamo agli antipodi della sua logica.

L’abbiamo isolata, sia pure con tutti i riguardi che merita”.

Ed invece, la croce, segno della morte più atroce e vergognosa che si potesse infliggere nella Palestina attraversata da Gesù, è l’albero della vita, il trono della nuova alleanza. Riflettiamo insieme sulla  sua valenza teologica e salvifica cercando illuminazione nella  Parola di Dio appena ascoltata per lasciarci guidare a scelte coerenti con la nostra professione di fede.

La prima lettura, tratta dal libro dei Numeri, invita a ripensare alla lunga marcia del popolo di Dio dal Sinai verso la terra promessa. Il deserto  è faticoso, la fiducia in Dio è messa a dura prova; l’accusa contro Dio e contro Mosè esplode violenta e radicale: «Perché ci avete fatti uscire dall’Egitto per farci morire in questo deserto?» (21,5). La ribellione  è seguita  dalla punizione dei serpenti velenosi e mortiferi che induce gli Israeliti a dire davanti a Mosè: «Abbiamo peccato, perché abbiamo peccato contro il Signore e contro di te. Prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè esegue, allora, le indicazioni del Signore ed innalza un serpente sopra un’asta in maniera da consentire a tutti di volgere lo sguardo verso di esso e scampare dalla morte.

Nel passo della lettera ai Tessalonicesi, san Paolo afferma  che l’ identità di Dio si rivela chiaramente nella kénosi di Gesù con cui, insieme alla croce, manifesta la  Sua partecipazione   alla debolezza umana. Nella logica dell’amore impotente si rivela la signoria di Dio differente da ogni esercizio di dominio sugli altri  e che apre una possibilità inedita per gli uomini, creature in relazione perchè  testimoni della Resurrezione.

La pericope evangelica che abbiamo ascoltata fa parte del dialogo tra Gesù  e Nicodemo:  Gesù richiama il rabbi, che va a trovarlo di nascosto dai Giudei, alla necessità di rinascere in una vita radicalmente nuova, prodotta «dall’acqua e dallo Spirito Santo». La salvezza, di cui solo Dio è capace, è dunque un evento sovraumano, possibile soltanto per coloro che  hanno familiarità intima con Dio. Se   un serpente  eretto sopra un’asta nel deserto aveva garantito la salvezza a chi lo guardava con fede, a maggior ragione, garanzia di salvezza  è la croce gloriosa di Cristo, massimo segno dell’amore del Padre per il mondo.  Dopo la croce c’è la Risurrezione e con la Risurrezione tutto cambia: diventa possibile una diversa lettura  dell’esistenza umana. Parafrasando Kant si può dire che la croce senza la Risurrezione è cieca; la Risurrezione senza la croce è vuota.

Celebrare la festa del Crocifisso significa per noi celebrare il mistero della Croce che  ci libera dal pericolo di teorizzazioni ed utopie consolatorie  mettendoci davanti ad una Persona:  Gesù di Nazareth.

Leonardo Boff dice: «La croce deve essere intesa come solidarietà di Dio che ha assunto il cammino del dolore umano, non per eternizzarlo, ma per sopprimerlo. Il modo in cui vuole sopprimerlo non è né la forza né la dominazione ma l’amore» . (Passione di Cristo – passione del mondo, Cittadella, Assisi 1978, p. 150).

Ai piedi della Croce è convocato il popolo di coloro che, con Cristo e nel suo Spirito, si sforzano di uscire da sé e di entrare nella via faticosa e talvolta dolorosa dell”amore verso tutto e tutti, soprattutto dei più miseri, scarti della società, e perfino dei nemici.

Davanti a un mistero così profondo di morte e di vita, mi sembra opportuno  ascoltare quanto hanno da dirci i mistici  per i quali la croce è un’esperienza interiore, via e strumento di salvezza per sé e per gli altri.

Essi usano parole che nascono dalla propria esperienza quotidiana, senza retorica, senza ideologie.

Ne scelgo soltanto due che lascio alla vostra personale riflessione.Una è di un mistico quasi contemporaneo: Charles De Foucould: “Quanto più abbracciamo la croce, tanto più fortemente stringiamo Gesù che vi è appeso” .

L’altra di un teologo martire ucciso in un campo di sterminio tedesco, D. Bonheffer:“Dove c’è la croce, la risurrezione è vicina”.

Che la Croce di Cristo si erga sulle tutte le croci umane per illuminarle di senso e guidarci verso la Pasqua eterna.

 ✠   Francesco Savino