FESTA DEL CROCIFISSO
Nm 21, 4b-9; Sal 77; Fil 2, 6-11; Gv 3, 13-17
Venerdì 3 Marzo 2023
Anche quest’anno, come ogni primo venerdì del mese di marzo, secondo la tradizione, rinnoviamo nello stupore di nostri cuori la partecipazione alla Festa del Crocifisso della nostra amata Cassano allo Ionio, che custodisce una memoria ricca di emozioni e al tempo stesso di sentimenti di gratitudine di ogni cittadino cassanese.
Consapevoli che le domande che ci poniamo sono spesso più importanti delle risposte, che in certe circostanze e situazioni è difficile dare, ci lasciamo interpellare da due domande di senso: che cosa la Parola di Dio appena proclamata e ascoltata ci suggerisce, e poi, che cosa la Festa del Crocifisso dice al nostro territorio e a noi che l’abitiamo?
Il Vangelo ci dice che Gesù sta parlando a Nicodemo, maestro del Sinedrio, andato da Lui di notte per incontrarLo.
Gesù gli ha appena detto che la salvezza è donata come “rinascita dall’alto” grazie all’azione dello Spirito Santo. E gli ha chiarito anche che se non hanno creduto alle cose terrene come potranno aderire alle realtà del cielo?
Il Maestro ribadisce che nessuno può pretendere di comprendere con la sola mente umana le “cose del cielo”, i misteri di Dio, ad unica eccezione di Colui che è disceso dal cielo, e si autodefinisce come Figlio dell’Uomo, con chiaro riferimento al profeta Daniele.
In questo modo Egli annuncia l’incarnazione, puntualizzando che può rivelare Dio solo Colui che da Lui è disceso per parlarci delle cose del cielo.
Gesù è Colui che è sceso dal cielo ed è Colui che ascende al cielo: duplice movimento per dire che è Figlio dell’Uomo e Figlio di Dio.
Egli sta dicendo ancora a Nicodemo che il suo interlocutore è proprio il Figlio dell’Uomo che si è fatto carne e che ora ritorna a Dio.
La discesa e la salita del Figlio dell’Uomo sono un cammino che hanno il loro punto focale nella croce come accadimento centrale.
Il verbo “bisogna” che “sia innalzato il Figlio dell’Uomo” dice la necessità della risposta al progetto di Dio e il verbo “innalzare”, un verbo molto caro all’evangelista Giovanni, ha un duplice senso: mettere sul trono, dare potere e autorità, ma anche appendere alla croce.
In Gesù si realizza proprio il doppio significato: viene innalzato perché messo in croce, acquista “potere” perché “impotente, senza potere, sulla croce”.
Dio, il Padre, ha mandato Gesù, suo Figlio, per amore e soltanto per amore del mondo, dell’umanità, perché “chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.
Dio non ha mai abbandonato alle forze del male o ad un destino di morte l’umanità ma, con caparbietà e perseveranza, ha amato il mondo fino a dare il suo Figlio “innalzato in croce”.
La croce è trasformazione, ribaltamento di ogni logica umana, il luogo centrale dove si verifica il paradosso della fede cristiana.
Quando un credente guarda il Crocifisso e penetra con gli occhi della fede il mistero che è racchiuso nella Croce, scopre l’immenso amore e l’insondabile tenerezza di Dio che ha voluto condividere la nostra vita e la nostra morte senza riserve. La Croce rivela, misteriosamente, l’incredibile amore di Dio.
E ancora “La croce di Cristo è il luogo della rivelazione definitiva della logica di Dio; è dire “NO” al sopruso, all’egoismo, al potere, al tornaconto personale” (Ernesto della Corte).
Mai come in questo momento della storia che qualcuno definisce “una notte in cui non si distingue più nulla”, in cui si è smarrito l’orientamento, il senso e il fine delle cose, come chiesa siamo chiamati non ad atteggiarci a “potente istituzione”, come se la croce fosse un segno temporale di vittoria, ma a testimoniare l’impotenza e la debolezza della croce condividendo la vita degli scartati, degli emarginati di quelli che non contano alcuna cosa, gli impoveriti della storia.
Cari fratelli e sorelle, cari credenti e non di Cassano, questo è il vero significato del Crocifisso!
Volgendo lo sguardo fisso a Lui e dialogando in profondità con Lui cerchiamo di comprendere che cosa vuole dirci in questa festa tutta particolare dove Lui è il protagonista in mezzo a noi.
Innanzitutto, penso, che Gesù Crocifisso ci chiede di guardarci con uno sguardo diverso, uno sguardo che non giudica, che non etichetta, ma che incoraggia, consola e costruisce relazioni più generative di pace e di giustizia.
Si, chiedo veramente a tutti, di attivare tra di noi relazioni non violente e ogni famiglia diventi un piccolo laboratorio di pace.
Alla pace e alla non-violenza aggiungerei anche un grande bisogno che, penso, il nostro territorio esiga come necessità e priorità: la giustizia.
Una giustizia che dia a tutti la possibilità di vivere una vita più dignitosa, meno impoverita, una giustizia inclusiva che non faccia sentire nessuno, cittadino cristiano o non, di una serie inferiore.
Siamo chiamati tutti, istituzione politica, società nel suo complesso e chiesa, ad escogitare tutte le possibilità perché ci sia un lavoro pulito, solidale, senza caporali, onesto per i tanti che vivono la disoccupazione come condizione di vita e che sono, giustamente, costretti a forme di assistenzialismo che spesso umilia e non fanno sentire i cittadini protagonisti di un processo democratico più reale.
Pace nelle relazioni, giustizia e lavoro pulito mi sembrano tre strutture portanti per attivare un processo di cambiamento che renda il nostro territorio più vivibile.
Un ultimo dono vogliamo scambiarci questa sera come augurio dinanzi al Crocifisso: meno indifferenza, più partecipazione comunitaria e corresponsabilità da parte di tutti.
Riscopriamo la bellezza di diventare tutti protagonisti, un protagonismo costruttivo e propositivo per amore e soltanto per amore della nostra Cassano, rinunciando ad ogni forma di balconite e poltronite.
“Dúlce lígnum, dúlces clávos, dúlce póndus sústinet” (Dolce legno, dolci chiodi che sostenete il dolce peso).
Guardiamo la croce e lasciamoci guardare da Cristo Crocifisso perché converta il nostro cuore e la nostra intelligenza, e sogniamo, impegnandoci, ad essere “fratelli tutti”, la fraternità possibile.
Buona festa a tutti.
✠ Francesco Savino
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