Omelie

III DOMENICA DI AVVENTO (anno A)


Is 35,1-6a. 8a.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11

11  Dicembre  2022

 

In questa III Domenica di Avvento, detta Domenica “della gioia”, la Parola di Dio da una parte ci invita a rallegrarci, ma dall’altra ci riporta alla consapevolezza che l’esistenza prevede anche momenti di dubbi, di incredulità, nei quali si fa veramente fatica a credere. La gioia e il dubbio sono esperienze costitutive della nostra vita.

All’invito alla gioia del profeta Isaia: “Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa” (35, 1), e anche dell’apostolo Paolo ai Filippesi: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti … Il Signore è vicino!” (4, 4.5), si oppone nel Vangelo il dubbio di Giovanni Battista: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.

L’“ora” di Giovanni che vive in prigione è un’ora di oscurità, pensa di aver sbagliato nel suo servizio profetico, nell’apprestare la sua voce al Signore in cui credeva.

Per Giovanni il modo di essere messia di Gesù è uno scandalo perché con le sue scelte contraddice la sua visione di Messia.

“Gesù si mostra molto differente, soprattutto nello stile: non vive nel deserto, non si ciba di radici e miele selvatico, ma con i suoi discepoli va ad alloggiare presso i peccatori, senza temere il contatto con gli impuri; va anche a pranzo dei farisei, che Giovanni aveva condannato con tanta indignazione. Anche per il Battista Gesù appare un “Messia al contrario”, cioè un Messia depotenziato, povero, fragile, umile; non appare neanche come il Giudice escatologico perché, quando incontra quelli che sanno di essere peccatori, rimette loro i peccati. Ma anche in preda a questa esitazione, a questi dubbi, Giovanni resta un credente nella parola di Dio, e per questo lascia l’ultima parola a Gesù” (Enzo Bianchi).

Pertanto manda alcuni suoi discepoli a interrogare con fiducia Colui che aveva battezzato e preannunciato: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.

In risposta ecco le parole di Gesù per Giovanni: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.

Gesù non agisce come un giustiziere, con potenza, non mostra alcuna forza, è un non-violento, la sua prassi raggiunge gli ultimi, quelli che soffrono e che sono nel bisogno, e tutto ciò che compie è Vangelo, bella e buona notizia. A Giovanni ora bastano le parole di Gesù riportate dai suoi messaggeri e può andare con fiducia e serenità incontro alla morte, certo di non aver indicato il messia sbagliato.

Per questo Gesù dichiara che Giovanni è più di un profeta, è colui che Dio ha mandato davanti a Lui per preparargli la strada, il suo precursore, è il più grande tra i nati di donna e Gesù è più grande di lui come “il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Lui”. E beato è colui che non si scandalizza di me!

Rendiamoci conto che è difficile credere ad un “messia al contrario”, ad un messia “debole”, “fallimentare”, in croce!

Una domanda per noi si impone oggi: se Giovanni ha conservato la fede fino alla fine, noi come viviamo la nostra fede in un messia “fragile” e “in croce”?

Domandando appunto e favorendo la letizia che ci viene da Lui.

Come si fa a stare sempre lieti? Domanda al Signore di stare lieto, è solo Lui che concede quello che comanda: state sempre lieti. Il bambino piccolo, magari piangendo, domanda la felicità. Così il più piccolo nel regno dei cieli, il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Giovanni Battista. Così chiediamo con sant’Agostino, con la frase in cui, come dice il Papa, come ha detto il Papa, in cui tutta la morale cristiana si riassume: dona quello che comandi, dona Tu quello che comandi e poi comanda quello che vuoi, ma dona, dona quello che comandi. Comanda, attraverso l’apostolo, di essere lieti, dona Tu quello che comandi e poi domanda ciò che vuoi” (don Giacomo Tantardini)

Il mondo ha bisogno non di credenti “potenti” ma di credenti “credibili” e lieti, nei quali non c’è distonia tra parola e prassi, tra fede e gioia.

Buona Domenica.

   ✠   Francesco Savino

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