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Mormanno, Posa prima pietra Chiesa Santa Maria Goretti: Mons. Savino “Si apre orizzonte di speranza”


POSA PRIMA PIETRA NUOVA CHIESA SANTA MARIA GORETTI [SCARICA]

Mormanno, 26 giugno 2016

E’ giorno di festa a Mormanno, non soltanto perché è Domenica, giorno del Risorto, ma perché poniamo la prima pietra di una nuova chiesa, che sarà dedicata ad una giovane martire, Santa Maria Goretti.

La posa della prima pietra di una nuova chiesa ha in sé una carica di suggestioni per due ragioni: la prima perché apre il cuore ad un orizzonte di speranza, la seconda perché è testimonianza della chiesa locale che  esprime una volontà bella e coraggiosa. Edificare uno spazio sacro è un segno della nostra fede; una volta completata la costruzione, sarà quello stesso spazio ad edificarci come Chiesa.

Sarebbe paradossale, dunque, se ad una chiesa di pietre non corrispondesse in noi il forte  desiderio e il grande sogno di essere una comunità di persone, popolo di Dio, radunato sempre nel nome di Dio-Trinità.

La prima pietra di un tempio cristiano ci riconduce simbolicamente a quella pietra scartata dai costruttori, Gesù Cristo, diventata pietra angolare di un popolo che da secoli è chiamato a testimoniare la bellezza della vita evangelica.

La vita cristiana, nel Vangelo di oggi, viene richiamata nella sua essenzialità inderogabile.

L’evangelista Luca narra che Gesù decide di salire a Gerusalemme, luogo nel quale sarà condannato a morte, subirà la crocifissione. Se tutta la vita del Nazareno è vita di incontri, di relazioni, di un volto, il suo, rivolto verso tutti, anche in questa salita a Gerusalemme, Gesù incontra alcuni che desiderano seguirlo.

Si propongono al maestro due che vogliono diventare discepoli e un altro chiamato da Gesù che gli pone delle condizioni preliminari per seguirlo.

Con il primo, che dice “Ti seguirò dovunque tu vada”, Gesù, che non illude o inganna mai nessuno,  insiste sulla «precarietà» propria di chi pone come metro ultimo del suo agire solo il Regno di Dio: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. In queste parole va sottolineata la radicalità del discepolo il quale  deve rinunciare ad ogni autoreferenzialità o presunzione di sè. Al secondo  è Gesù stesso che rivolge la chiamata, ma si sente rispondere: “Signore concedimi di andare a seppellire prima mio padre”. Ed invece la chiamata del signore non ammette tergiversazioni, temporeggiamenti, neanche per adempiere a doveri di pietà familiare (cfr. Es 20,12; Tb 4,3): il primato, senza se e senza ma, va riconosciuto a Gesù, nel “qui ed ora” della vita di chiunque voglia mettersi alla sua sequela. Ad un altro ancora, che rivolgendosi al Maestro, dice: “Ti seguirò, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”, Gesù, al contrario di Elia che aveva concesso questo ad Eliseo (cfr. 1 Re 19,19-21), afferma: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio”.

Come scrive Enzo Bianchi,  “la vita cristiana è questione di risolutezza e di perseveranza: risolutezza come necessaria mobilitazione delle energie per scegliere e perseguire lo scopo, perseveranza come fedeltà quotidiana fino alla morte. Dobbiamo essere ogni giorno “dimentichi di ciò che stà dietro e protesi verso ciò che stà davanti” (Fil 3,13), Gesù Cristo, che sempre ci precede nel cammino verso il Regno”.

La chiesa di mattoni e la chiesa comunità interagiscono!

La chiesa è la comunità dei discepoli legati alla pietra angolare, che è Gesù, il quale esige una conversione profonda,  ci indirizza, come singoli e come comunità, ad una scelta di servizio autentico che mette al centro i più poveri.

E’ questa la testimonianza di Papa Francesco,  quanto ci sta indicando invitandoci ad essere una chiesa “in uscita” verso tutte le periferie, geografiche, sociali ed esistenziali. Una chiesa dinamica, estroversa, tutta missionaria.

E’ fondamentale ricordarlo a noi tutti mentre avviamo la costruzione di una nuova chiesa e dei locali parrocchiali perché il nuovo complesso non rappresenti uno spazio chiuso ma un centro di irradiazione verso il territorio. Non una “cittadella fortificata”,  in un territorio estraneo, se non ostile, ma tenda di soccorso,  accampamento che accoglie ogni ferito della vita,  presenza che vuole essere fonte di umanizzazione per tutti, credenti e non credenti. La Parrocchia è casa tra le case del territorio.

Il nuovo complesso parrocchiale che sorgerà è una Grazia che apre il cuore al “grazie”.

Ringrazio quanti si sono resi interpreti del progetto ed hanno collaborato per dare avvio ad esso. Dico grazie, a nome della chiesa locale a due miei predecessori: a S.E. mons. Bertolone, col quale ebbe inizio il sogno della progettazione di questo nuovo complesso, a S.E. mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI, per l’impegno profuso in modo concreto ed energico; grazie a don Giuseppe Russo già Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’Edilizia di Culto;  grazie all’Amministrazione Comunale, al Primo Cittadino il Sindaco Guglielmo Armentano, che ha concesso la possibilità di erigere un nuovo complesso parrocchiale, all’on. Mimmo Pappaterra, Presidente del Parco del Pollino per aver sempre creduto in quest’opera; grazie all’architetto Mario Cucinella che ha disegnato questo bel progetto, grazie all’impresa che si appresta a realizzarlo e all’opera delle maestanze che farà lievitare giorno dopo giorno l’edificio. Un grazie particolare va alla società ITALSARC, nelle persone dell’ing. Benucci e del geometra Ferroni, per la realizzazione della viabilità di accesso al nuovo complesso parrocchiale. Grazie alla comunità di Santa Maria Goretti e all’amato parroco don Franco Perrone, al comitato che si è costituito. Ringrazio il parroco don Francesco De Marco e il diacono Franco Bloise, ringrazio l’amatissimo don Peppino Oliva, l’Ufficio Tecnico della Diocesi nella persona di Raffaele Bloise per l’impegno profuso per l’avvio alla costruzione, il mio grazie è a tutti gli abitanti, credenti e non di Mormanno, perché comprendano l’importanza e la bellezza di questa chiesa che mi auguro quanto prima di poter consacrare.

Un grande desiderio mi abita, che traduco in un appello a tutti: il nuovo complesso parrocchiale sia la testimonianza di questa comunità unita e in comunione, dove ogni carisma e ogni servizio siano investimento per il bene e l’edificazione di tutti.

Su tutti noi invoco la protezione amorevole della Beata Vergine Maria del Colle e di Santa Maria Goretti, perché tutto  proceda per la gloria di Dio.

   Francesco Savino