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Omelia IV Domenica di Avvento 23 Dicembre 2018


IV  DOMENICA  DI  AVVENTO [SCARICA]

23  Dicembre  2018

Siamo giunti alla IV ed ultima Domenica di Avvento ed è ormai vicina “la memoria della venuta del Signore Gesù nella carne”, pegno della sua venuta definitiva nella gloria. Dopo gli inviti pressanti alla conversione, al mettere ordine nella nostra vita che Giovanni il Battezzatore ci ha rivolti, oggi la Liturgia ci propone di meditare sull’episodio della visitazione di Maria ad Elisabetta: Gesù, il Messia, ancora nel grembo di Maria, rende trasfigurante l’incontro tra le due donne e la sua presenza è motivo di gioia e benedizione.

Maria è stata da poco destinataria dell’annuncio dell’Angelo che diventerà madre in un modo tutto straordinario, “lo Spirito Santo scenderà su di te … colui che nascerà sarà santo e chiamato figlio di Dio” (Lc 1, 35), e ha obbedito con il suo “Eccomi”. Subito la giovane vergine di Nazareth, ormai divenuta Arca dell’alleanza in quanto Dimora del Signore (cf. Es 40,35), si incammina verso la montagna della Giudea per andare dalla cugina Elisabetta: essa, pur sterile, è al sesto mese di gravidanza, grazie all’azione dello Spirito di Dio (cf. Lc 1,13-15) cui nulla è impossibile (cf. Lc 1,37). Il viaggio di Maria avviene «in fretta», è contrassegnato dall’urgenza escatologica perché porta in sé il Messia e desidera condividere questo dono inestimabile; il suo è un viaggio missionario, o meglio un viaggio di carità che diventa missionario: la Vergine è mossa dall’amore; per mostrare concretamente la sua vicinanza all’anziana parente, finisce per portare Cristo (cfr. Enzo Bianchi).

“Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo”. Con il solo saluto, Maria provoca la gioia messianica annunciata dai profeti (cfr. Sof 3, 14-17; Zc 2, 14-17), che in Giovanni il Battista esultano e danzano. Ormai la lunga attesa di Israele trova compimento e il “resto di Israele”, che fa di Dio l’unica salvezza, contempla la venuta del Messia.

In questo incontro con Elisabetta è sempre Maria che diventa il tramite della discesa dello Spirito su Giovanni: “Giovanni sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua Madre” (Lc 1, 15). Il precursore, già dal seno di sua madre, riconosce Gesù e rivela ad Elisabetta che Maria è la madre del Signore.

L’incontro tra le due donne manifesta la reciprocità e l’accoglienza: è un incontro all’insegna della pura gratuità. Al saluto di Maria, Elisabetta colmata di spirito, risponde con una benedizione: “benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che devo che la madre del mio Signore venga a me?”. Se David, di fronte all’Arca aveva esclamato: «Come potrà venire a me l’Arca del Signore?» (2Sam 6,9), ora Elisabetta è consapevole che Maria è ormai il luogo individuabile della Presenza di Dio, poiché porta in grembo Gesù, Dio fatto uomo (cfr.E. Bianchi).

“E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”, continua la benedizione di Elisabetta: la grandezza di Maria consiste nella sua fede, nella sua totale adesione al progetto di Dio, alla sua promessa che apre orizzonti umanamente impossibili. Proprio con questo suo atteggiamento, Maria ha accolto in sé il Veniente, il Messia, il Logos, Dio fatto carne.

Maria allora si abbandona al suo splendido canto di ringraziamento, il Magnificat, che è un mosaico di passi biblici: nella sua lode si incontrano e si realizzano la libertà obbedienziale e il primato della Grazia.

Maria è l’icona della Chiesa chiamata “a divenire luogo – arca – stalla in cui il Mite, l’Umile trova accoglienza e attraverso cui nasce al mondo quale perdono, sapienza e pane di vita di Dio […] L’atteso, quale datore di senso compiuto all’esistere, attende il nostro sì per esistere, per farsi visita nella compagnia degli uomini che ci attendono quali portatori di una buona notizia, Cristo, sole che viene a generare amici a Dio, all’uomo e alla natura, un’amicizia che neppure la morte può interrompere” (Giancarlo Bruni).

Buona Domenica nella trepidante attesa della memoria liturgica della venuta del Signore Gesù nella carne.

✠   Francesco Savino