Omelie

Pasqua 2016: «l’amore vince la morte»


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A Pasqua le parole non bastano per comunicare l’accadimento più sconvolgente della storia: la morte è  vinta per sempre perché Dio ha resuscitato Gesù Cristo dai morti. E se le parole sperimentano anche una crisi di senso perché non dicono la realtà e, spesso, le avvertiamo come dei bozzoli vuoti, allora, come primo segno di Pasqua, cerchiamo di ridare senso alle parole.

Le parole tornino a raccontare  la realtà mettendo d’accordo le ragioni della ragione e le ragioni del cuore, siano “un ponte” che nasce dal cuore  e non “muri” eretti da un calcolo razionale.

Dando, dunque, senso alle parole, ci domandiamo cosa ci ha raccontato l’evangelista Giovanni.

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò all’alba, quand’era ancora buio, al sepolcro spinta solo da quell’amore che l’aveva riconciliata con se stessa nell’incontro con il Maestro, Gesù di Nazareth. Era stata liberata da “sette demoni” (cfr Lc 8,2) ed era stata restituita ad una vita bella e positiva. Maria si reca alla tomba quando regnano  ancora le tenebre: c’è buio non soltanto intorno a lei, ma soprattutto dentro di lei. Nel suo cuore abitano tristezza e melanconia. Ma ecco la novità delle novità, sconcertante, difficile da credere: “la pietra era stata tolta dal sepolcro”.

La sua prima reazione è quella che lei stessa  riferisce a Simon Pietro e all’altro discepolo, quello che Gesù amava. Ella pensa ad un trafugamento del cadavere: “hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiano dove l’hanno posto!

A questo punto si interrompe la narrazione su Maria di Magdala per fare posto a Pietro e all’altro discepolo che, insieme, si recano al sepolcro.

-Ritroveremo Maria di Magdala più avanti “vicino al sepolcro” (Gv 201,11) mentre piange, perché non si dà pace nella ricerca del corpo di Gesù, che lei crede morto e che, invece, le si manifesta Risorto chiamandola per nome (Gv 20,16).

Pietro e Giovanni correvano insieme tutti ma Giovanni è più veloce di Pietro, giunge per primo al sepolcro e, chinandosi, vede i teli posati nel sepolcro ma non entra.

C’è da sottolineare che anche per il discepolo che Gesù  più amava, come per Maria di Magdala, è l’amore di predilezione, caratterizzante del rapporto con Gesù, che lo spinge a correre di più: all’amore, quello vero che ti trasforma, si risponde con un amore che non si attarda, che non indugia.

Giunge intanto Pietro che lo segue ed entra nel sepolcro prima di Giovanni: è a Pietro che si riconosce il primato  conferito da Gesù nel gruppo dei dodici. Entrato nel sepolcro, Pietro osserva i teli e il sudario, che era stato disteso sul capo del cadavere. Vede che non è  con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Lo sguardo di Pietro, che possiamo definire lucido e preciso, non riesce ancora a cogliere il mistero che in quel sepolcro si è realizzato. Egli si ferma ancora in un atteggiamento di incredulità.

Entra anche l’altro discepolo che era giunto per primo e “vide e credette”. Lo sguardo del discepolo che Gesù amava va oltre e vede non qualcosa di specifico. Coglie nell’assenza di quel corpo amato il “mistero di un’assenza”, una presenza che dice l’ʺoltreʺ della morte. Gesù stesso aveva promesso: “chi mi ama sarà amato dal Padre mio, anch’io lo amerò e mi manifesterò a Lui” (Gv 14,21).

E’ l’amore che lega profondamente a Gesù, che fa cogliere la novità inaudita, compiuta da Dio. Quell’amore, carico di energia positiva, che era dentro il corpo di Gesù, non poteva rimanere prigioniero della morte. Proprio quell’amore di Gesù, vissuto in modo asimmetrico ed irriducibile, ha vinto la morte. E tutti coloro che, come Maria di Magdala, come il discepolo che Gesù amava, e come tutti gli uomini e le donne di ogni tempo,  sono affascinati e sconvolti dal Suo amore, riconoscono che Gesù è vivo, è risorto.

Proprio l’amore del discepolo che Gesù amava gli consente di aprirsi anche ad un’intelligenza, ad una comprensione razionale della Scrittura in cui si leggeva che Gesù doveva risorgere dai morti.

Quale augurio, carissimi, possiamo scambiarci il giorno di Pasqua? Quale senso dare alle parole che ci ripetiamo “Buona Pasqua. Cristo è risorto. Alleluja Alleluja”?

Il cuore, d’accordo con la ragione, ci suggerisce che l’amore è più forte della morte. La morte appartiene alle penultime realtà, perché l’ultima è Amore senza fine. Eterno!

Questo è l’augurio che desidero scambiare quest’anno con tutti.

 + Francesco Savino