Omelie

Santa  Pasqua  2023


Santa  Pasqua  2023

At 10, 34a.37-43; Sal 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9

 

Domenica  9  Aprile  2023

 

“La nostra Pasqua, Cristo, s’è immolato
e dal Suo Corpo, vero paradiso,
è scaturito il fiume della Vita,
che il mondo intero lava dalla colpa.

Or l’uomo, riscattato dal peccato,
un canto nuovo canta al suo Signore;
ed alla mensa accede dell’Agnello,
cinte le vesti, pronto per il cielo.
Amen.”

(dall’inno delle Trappiste di Vitorchiano)

 

Presso la croce, nell’ora della morte di Gesù, vi erano alcune donne, tra cui Maria di Magdala e il discepolo amato, che non credevano assolutamente possibile la fine indegna di quel rabbì e profeta di Nazareth da loro tanto amato.

La morte sembrava aver posto la parola fine sulla vita di Gesù ma ecco che Maria di Magdala non si rassegna e “Il primo giorno della settimana si recò al sepolcro di mattina, quando era ancora buio”, spinta solo dall’amore per quel Gesù che l’aveva liberata da “sette demoni” (cfr. Lc 8, 2) e restituita a una vita bella e piena. L’amore di Maria di Magdala non si arrende neanche di fronte alla morte! Ed ecco la grande e sconcertante esperienza che fa: “Vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”.

Maria di Magdala, smarrita e spaesata, corre da Simon Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava e come prima reazione pensa ad un trafugamento del cadavere: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”. È comprensibile la reazione di Maria di Magdala perché, data la sua umanissima relazione affettiva con il Signore, non riesce ad andare oltre e a credere nella resurrezione. Qui termina la prima parte della sua vicenda, ma poco dopo la ritroveremo “vicino al sepolcro” (Gv 20, 11), mentre, piangendo, continua a ricercare il corpo morto di Gesù che le si manifesterà come risorto chiamandola per nome: “Maria!” (Gv 20, 16).

Dinanzi all’esperienza della Maddalena poniamoci oggi anche noi delle domande di senso che ci aiutano a crescere: come ci poniamo noi di fronte al sepolcro vuoto? Crediamo nella resurrezione di Gesù?

Lasciamoci accompagnare nella risposta da Pietro e dal discepolo amato che, spinti dalle parole di Maria, corrono al sepolcro: “Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro”.

Sostiene Enzo Bianchi: “Forse è l’amore di predilezione ricevuto su di sé a renderlo più veloce, perché all’amore si risponde con l’amore che non indugia… «Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò»: egli attende Pietro, lascia entrare per primo chi per volontà del Signore godeva di un primato nel gruppo dei Dodici. Pietro allora «entrò nel sepolcro e osservò le bende per terra e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte»: osserva tutto con precisione, ma neppure il suo sguardo razionale e preciso è sufficiente a cogliere il mistero. Anche lui, per ora, rimane nelle tenebre dell’incredulità”.

“Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”: Domandiamoci cosa ha visto? Senz’altro nessun oggetto particolare ma l’assenza stessa del corpo di Gesù, riempita dallo sguardo di amore, diventa evocatrice di una Presenza.

Il discepolo amato comincia ad intuire e a lasciare spazio nel proprio cuore alla novità compiuta da Dio a causa di questo legame profondo di amore con Gesù ma, attenzione, per il salto decisivo della fede nella resurrezione è necessario credere alla testimonianza della scrittura: “Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti”.

Ecco l’inizio della fede pasquale: l’amore per Gesù e la comprensione in profondità della Scrittura si completano a vicenda nel condurre alla fede la resurrezione.

È la fede nella resurrezione lo specifico dell’esperienza cristiana.

Bene ha scritto l’apostolo Paolo: “Se Gesù Cristo non è risorto, vana allora è la nostra fede […] e i cristiani sono da compiangere più di tutti gli uomini” (1Cor 15, 17.19).

La Pasqua, infatti, è l’evento centrale della fede cristiana, perché in essa si manifesta il mistero della salvezza di Dio per l’uomo.

La Pasqua, come sostiene Karl Rahner, ci rivela che la morte non ha l’ultima parola, che la vita trionfa sulle tenebre, che il male non ha potere su di noi.

Significativo e interessante è il dialogo vibrante fra uno dei protagonisti del romanzo di Dostoevskij e un amico davanti alla tomba di un giovane morto da poco ne “I Fratelli Karamazov”: «Karamazov -gridò Kòlja- è vero quello che dice la religione che risusciteremo dai morti, e tornati in vita ci vedremo di nuovo tutti, anche Iljùscenka? Risusciteremo senz’altro e ci vedremo e ci racconteremo l’un l’altro allegramente e gioiosamente tutto quello che è stato -rispose Aljòscia a metà tra il riso e l’entusiasmo- Ma che bello sarà -sfuggì a Kòlja-».

Soprattutto mirabile è la certezza della vittoria su ogni esperienza di morte, sia fisica sia morale che inizia dal nostro ora, se ci lasciamo fare e commuovere dalla Sua Presenza. “Non è che Pietro, non è che Giovanni, non è che la Maddalena hanno pensato, hanno pensato che l’amore del maestro non poteva finire. No, Maria Maddalena non è andata dai discepoli a dire: “Ho scoperto che quello che avevo vissuto non poteva finire”, è andata a dire: “Ho visto il Signore”. È tutta qui la testimonianza cristiana, è andata a dire: “Ho visto il Signore”, altrimenti, altrimenti non avrebbe detto nulla ai discepoli, altrimenti tutti sarebbero tornati senza speranza. È Lui, è Lui che agisce, che dona la speranza alla sua Chiesa proprio perché questo, che sia Lui che agisca, che sia Lui che dà testimonianza, che la nostra testimonianza è solo come il riflesso, noi che come in uno specchio riflettiamo la gloria del Signore… non può fare nulla lo specchio se quella gloria non si riflette, se quella presenza non si riflette, se quella presenza non si avvicina. Allora, riflettendosi quella presenza, viviamo di gloria in gloria trasfigurati, allora qui, qui inizia il Paradiso anche sulla terra, anche per noi, poveri peccatori, inizia la grazia della santità e la grazia della vita eterna.” (don Giacomo Tantardini)

Facciamo nostre queste parole che esprimono lo stupore pieno e grato per la compagnia del Risorto e anche noi, augurandoci una bella e buona Pasqua, diciamoci, insieme con Dostoevskij: che bello sarà, ora e per sempre!

Buona Domenica di Pasqua!

   Francesco Savino

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