Omelie

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 17 luglio 2016


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17 luglio 2016

Mentre Gesù va verso Gerusalemme, viene accolto a Betania – il significato del nome ebraico Betania è “casa del povero”- da Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, che spesso ospitavano Gesù nella loro casa, luogo dove condivideva il “balsamo” dell’amicizia  e trovava riposo.

L’evangelista Luca così descrive le due sorelle: Maria, ai piedi di Gesù, “ascoltava la sua Parola”, mentre Marta era impegnata nelle faccende domestiche. Sono due modi di accogliere Gesù. L’attivismo generoso di Marta, “distolta per i molti servizi”, la spinge a puntare il dito su sua sorella: “Signore, non ti importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Di fronte a questa  richiesta di Marta, Gesù fa una valutazione che è importante e fondamentale per i discepoli di ieri e di oggi, di ogni tempo: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria si è scelta la porzione buona, che non le sarà tolta”.

Cogliamo seriamente e responsabilmente il discernimento di Gesù e la sua valutazione, evitando ogni interpretazione falsa o equivoca. Ci domandiamo: qual è il significato di questo “giudizio netto” di Gesù?

Papa Francesco dice che “non si tratta della contrapposizione tra due atteggiamenti: l’ascolto della Parola del Signore, la contemplazione e il servizio concreto al prossimo. Non sono due atteggiamenti contrapposti ma, al contrario, sono due aspetti entrambi essenziali per la nostra vita cristiana; aspetti che non vanno mai separati, ma vissuti in profonda unità e armonia”.

Gesù  non  contrappone la “vita attiva” alla “vita contemplativa”. Sappiamo che  Egli era solito sedere a mensa ed era contento della sollecitudine di chi si impegnava ad apparecchiare bene la  tavola  sulla quale condividere il cibo nella gioia e nella fraternità. Penso che sia giusto sottolineare che ospitare non consiste soltanto nel fare delle cose per chi ci visita, ma anche donargli il tempo, fare del proprio esserci uno spazio di ascolto reciproco. Per questo Gesù distingue  le “molte cose” per le quali Marta si preoccupa dall’ “unica cosa necessaria”, la “buona porzione” scelta da Maria.

Puntuale, mi sembra, l’annotazione  di Enzo Bianchi: “Marta è affannata, è in balia della preoccupazione; più volte Gesù ha messo in guardia i suoi discepoli dal cadere preda di questa “malattia” tanto sottile quanto pericolosa: “Non preoccupatevi del domani, ma cercate prima il Regno di Dio” (cfr. Lc 12, 22-31); “state bene attenti che i vostri cuori non siano appesantiti dalle preoccupazioni” (cfr. Lc 21,34) … Per noi cristiani uno dovrebbe essere il desiderio essenziale, non quei tanti desideri per i quali siamo tentati di affannarci: l’ascolto assiduo del Signore, cioè il lasciare che Cristo sia il Signore della nostra vita, che sia Lui, con la sua Parola e le sue azioni, a orientare la nostra esistenza; Lui del quale il Padre ha proclamato: “Questi è il mio Figlio, l’amato, ascoltatelo” (Mc 9,7)”.

Don Tonino Bello ripeteva spesso che  il cristiano deve essere “contemplattivo”, usando un neologismo che può essere assunto come chiave interpretativa della narrazione evangelica di questa Domenica. Marta e Maria devono coabitare in noi, nella vita di chi si dice cristiano. Preghiera e azione sono  costitutive della nostra esistenza. Purtroppo spesso il quotidiano, così com’è organizzato, ci porta a trascurare la “dimensione contemplativa” rispetto alla dinamica attiva. Ed invece, sono certo che il modo migliore per essere Marta, è essere Maria. San Benedetto, a proposito dello stile di vita dei monaci, ricorre al motto, sintetico ma efficace: “Ora et labora”, prega e opera. Dalla contemplazione, dal fare spazio a Dio dentro di noi, dall’amicizia profonda con Lui, nasce la bellezza di vivere una relazione “innocente” con tutto ciò che ci circonda, dalla natura alle persone.

Impariamo da questa pagina evangelica ad essere uomini e donne di “sintesi”: contemplazione e azione, cielo e terra, fedeltà a Dio e fedeltà alla terra. Se facciamo questa sintesi, passiamo dall’agitazione alla quiete, dalla molteplicità all’unità, dalla superficie al profondo.

L’estate ci aiuti a recuperare l’armonia.

Auguro una Domenica di riposo contemplativo per tutti che dia bellezza al nostro fare.

   Francesco Savino