Omelie

XVII Domenica del tempo ordinario anno A


XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno A)

 

1 Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52

 

30  Luglio  2023

 

Nella Prima Lettura di questa Domenica, tratta dal primo libro dei Re, abbiamo ascoltato: “Hai domandato per te il discernimento nel giudicare” (1 Re, 3-11). Queste parole che sottolineano molto bene il cuore della richiesta del giovane re Salomone, fanno eco quelle della colletta di questa Domenica: “O Padre, fonte di sapienza, che ci hai rivelato in Cristo il tesoro nascosto e la perla preziosa, concedi a noi il discernimento dello Spirito …”.

Ecco la parola chiave, discernimento: parola abusata e forse non molto conosciuta, che indica la capacità di valutare i termini di una questione, così da poter operare scelte corrette e oculate.

Il magistero di Papa Francesco ha recuperato e rilanciato l’importanza del discernimento come chiave di un cristianesimo adulto. Il prossimo anno pastorale come chiesa saremo chiamati, nel terzo anno del cammino sinodale, a riflettere sul discernimento, personale e comunitario, perché diventi metodo di vita.

La finalità delle ultime tre parabole del capitolo 13 di Matteo che ci vengono proposte dal brano evangelico è proprio quella di operare scelte, azioni, corrette.

Le prime due parabole, dette gemelle, presentano due lavoratori posti dinanzi a una possibilità superiore a ogni aspettativa, mentre l’ultima, più vicina a quella della zizzania che abbiamo meditato domenica scorsa, sottolinea il giudizio finale che avverrà alla fine della storia.

Nelle prime due parabole l’attenzione cade sul tesoro e sulla perla: i due protagonisti e il loro conseguente operato vengono afferrati proprio dal tesoro e dalla perla. I due, mossi da una gioia profonda molto simile a quella dell’innamoramento, valutano e scelgono secondo una nuova scala di valori. Tutto diventa secondario rispetto a quanto hanno trovato. Vendere tutto quello che si ha e comprare il tesoro e la perla sono decisioni sapienti, che chiunque dovrebbe operare senza cedere alla tristezza come l’esperienza del giovane ricco insegna.

Il bracciante e il pescatore, stupiti dinanzi alla novità scoperta, compiono una serie di azioni concatenate, che attestano la decisione.

Il regno dei cieli viene donato ad ogni persona, raggiungendola nella sua ordinarietà di vita e di lavoro. Occorre essere desti e vigilanti per saper cogliere l’offerta, perché il tesoro e la perla sono uno, non molti.

È chiaro che se a tutti sono offerti gli strumenti per una vita bella e felice secondo il Vangelo, a tutti viene anche chiesto conto della propria libertà, della propria responsabilità.

La terza parabola, la parabola della rete, ci riporta a quella del grano e della zizzania: la separazione tra i pesci buoni e quelli cattivi avverrà “alla fine del mondo”, e non spetterà a noi la separazione ma “verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”.

La domanda finale che Gesù pone non può non farci dubitare: “Avete compreso tutte queste cose?”.

Perché Gesù pone questa domanda?

Penso che Gesù voglia sincerarsi che i suoi discepoli stanno entrando nella logica del regno, che non è tanto una adesione intellettuale ad una conoscenza o dottrina quanto una relazione di fede con Lui che cambia inesorabilmente la vita. La risposta autentica ci riporta a quanto detto all’inizio circa il discernimento.

In questa Domenica siamo allora, come chiesa, chiamati a chiedere con convinzione e forza al Signore che ci dia il dono del discernimento.

Papa Francesco parlando ai Vescovi ordinati nel corso del 2017 afferma: “Il discernimento è grazia dello Spirito al santo popolo fedele di Dio che lo costituisce popolo profetico, dotato del senso della fede e di quell’istinto spirituale che lo rende capace di sentire cum Ecclesia. Ed è orientato alla sua salvezza. Il discernimento è un rimedio all’immobilismo del «si è sempre fatto così» o del «prendiamo tempo». È un processo creativo, che non si limita ad applicare schemi. È un antidoto contro la rigidità, perché le medesime soluzioni non sono valide ovunque. È sempre l’oggi perenne del Risorto che impone di non rassegnarsi alla ripetizione del passato e di avere il coraggio di domandarsi se le proposte di ieri sono ancora evangelicamente valide”.

L’augurio di una bella Domenica, nella consapevolezza di essere una chiesa capace di discernere e di annunciare e testimoniare il regno di Dio.

   Francesco Savino

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