Omelie

XXV Domenica del tempo ordinario anno A


 

Is 55,6-9; Sal 144; Fil 1,20c-27a; Mt 20,1-16a

 

24  Settembre  2023

 

In questa XXV Domenica del Tempo Ordinario siamo interrogati dalla parabola degli operai chiamati a lavorare nella vigna in momenti diversi. Essa ci dice qualcosa su Dio, ma soprattutto su di noi e su che cosa è necessario per vivere secondo la logica del Regno, ovvero da fratelli e sorelle.

Domenica scorsa la parabola del “servo spietato” ci ha mostrato un Dio che, contro il proprio interesse, abbuona i debiti e ci ha messo in guardia contro il nostro significato di giustizia che, ragionevolmente, pretende il debito degli altri.

La parabola degli “operai dell’ultima ora” di questa Domenica prosegue sulla stessa linea: Dio non sa fare i conti, non sa guadagnare, non sa capitalizzare né ottimizzare le spese. Non sembra un bravo imprenditore, oppure forse è il migliore, secondo altre regole da quelle che abbiamo imparato noi.

Sostiene la teologa Simona Segoloni Ruta: “A ciascuno che si mette al lavoro per Lui (lavoro che, come ci descrive la lettera ai Filippesi, dovrebbe coincidere con il nostro stesso vivere totalmente teso a portare frutto per qualcuno) Dio dà un salario che permette di vivere. Non misura il tempo trascorso al suo servizio, non si preoccupa della quantità del lavoro svolto, si preoccupa che chi ha voluto lavorare nella sua vigna abbia la vita. Questo perché (bellissima la prima lettura tratta dal libro del profeta Isaia) le sue vie non sono le nostre vie e i suoi pensieri non sono i nostri. Noi facciamo classifiche che vogliamo scalare e cerchiamo il guadagno personale, come l’affermazione di noi stessi tramite le nostre prestazioni e le opere che lasciamo. Abbiamo bisogno di porci sopra gli altri e di saper guadagnare di più o fare le cose meglio o vivere meglio di loro e avere più successo. Tutto questo ci lascia in bocca il sapore della soddisfazione e crediamo che Dio ragioni così, o meglio: non è più importante ciò che Dio pensa perché ci siamo costruiti vita e salvezza con le nostre mani mentre gli altri, almeno alcuni, sono certamente meno meritevoli e questo ci rassicura sul nostro valore, costruito però sull’allontanamento e la differenza con l’altro”.

Umanamente o secondo una certa logica di giustizia la parabola è irritante e provocatoria perché capovolge il buon senso e il comune sentire, ma in realtà non è così se ci mettiamo nella logica del Vangelo di Gesù che vuole ancora una volta insegnarci la fraternità e la sororità.

Dio, infatti, non vuole che nessuno si perda, vuole che tutti siano nella Sua vigna, per questo li cerca in continuazione, a tutte le ore, e desidera che tutti finiscano la giornata con tutto quello che serve per vivere. Desidera che tutti vivano! La parabola ci invita a convertire il nostro sguardo sulla vita assumendo quello del Padre, cioè riconoscere l’altro come uno che non va perduto, che non si senta abbandonato all’amarezza e alla solitudine della sua vita, che va supportato con tutto ciò che serve per vivere perché al di sopra di ogni giustizia umana e di ogni logica contabile anche noi come Dio dobbiamo desiderare che nessuno vada perduto e che tutti vivano.

Matureremo questo sguardo sulla realtà della vita e avremo questo cuore solo quando saremo consapevoli, avendone fatta esperienza, che Dio ha trattato noi con la stessa generosità e che non possiamo accampare alcun vanto davanti a Lui, e le opere che abbiamo realizzato e le relazioni che abbiamo intessuto non sono frutto del nostro mero impegno o delle nostre capacità, ma un Suo dono, un lavoro nella vigna che ci è stato donato quando nessuno ci aveva preso.

L’economia di Dio è amare in pura perdita, senza alcun limite!

È l’economia del “dono” che antepone l’uomo prima del mercato.

E chi siamo noi per ostacolare questo Dio che è Padre, di cui ci ha parlato Gesù?

Lasciamoci convertire da questo amore incomprensibile di Dio, umanamente paradossale ma semplicemente eccedente! E invochiamo la Sua Mamma,  il cui sì ha cambiato il volto della storia, affinchè questo amore travolga le nostre vite e ci insegni a custodire il cuore dei nostri fratelli.

Madre tu che soccorri i figli tuoi

Fa in modo che nessuno se ne vada

Sostieni la sua croce e la sua strada

Fa che cammini sempre in mezzo a noi” (C. Chieffo)

Buona Domenica

   Francesco Savino

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