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Omelia Presentazione del Signore Domenica 2 Febbraio 2020


PRESENTAZIONE DEL SIGNORE [SCARICA]

Ml 3,1-4; Sal 23; Eb 2,14-18; Lc 2,22-40

XXIV giornata mondiale della Vita Consacrata

Consacrazione nell’Ordo Virginum di Teresa Loprete nelle mani di S.E.R. Mons. Francesco Savino

2  Febbraio  2020

Oggi celebriamo la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio.

Ricorre, in questa data, anche la Giornata della Vita Consacrata che richiama l’importanza per la Chiesa di quanti hanno accolto la vocazione a seguire Gesù da vicino sulla via dei consigli evangelici.

È una festa squisitamente cristologica, la “Presentazione del Signore”, è la celebrazione della grande presenza nelle “strutture umane” del Figlio di Dio, è il sigillo teologico del Natale, è il canto dell’incarnazione.

È una festa che ci invita a riscoprire la bellezza e lo stupore della vicinanza di Dio, della sua presenza nella nostra quotidianità.

Afferma, giustamente, il cardinale Ravasi che “siamo troppo abituati a questo tema e corriamo il rischio di metterci nell’atteggiamento ironicamente bollato da Bernanos: «I cristiani sono capaci di installarsi comodamente persino sotto la croce di Cristo»”.

Sono passati quaranta giorni dal Natale e celebriamo ancora una “manifestazione” del Dio fatto Bambino che, secondo il Vangelo di Luca, avviene proprio nel quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù.

Nell’Oriente cristiano la festa di oggi era chiamata Hypapante (incontro tra il Signore e il suo popolo), ed è una festa solenne che, al pari del Natale, celebra la luce, coerentemente al ciclo della natura per cui il sole è sempre più alto nel cielo e le ore di luce aumentano.

Proprio per questo motivo, nella liturgia di oggi, è prevista una processione con le candele accese, testimonianza del popolo di Dio che va incontro al Signore, “Luce delle genti”.

Soffermiamoci in meditazione sul brano del Vangelo di questa Festa.

Luca narra che Gesù, “nato sotto la Legge” (Gal 4, 4), viene al mondo e vive nel mondo come ogni ebreo: circonciso all’ottavo giorno (cfr. Lc 2, 21), deve essere presentato al Signore e, quale maschio primogenito, riscattato con una offerta. Giuseppe e Maria salgono a Gerusalemme, al Tempio, come fedeli osservanti, per sottoporsi al rito prescritto, ma ciò che accade in quello “spazio sacro” è talmente significativo che trascende il rito stesso.

Nel Tempio ci sono due figure che possiamo chiamare le icone dell’attesa: Simeone e Anna.

Simeone, l’uomo dello Spirito, “giusto e timorato di Dio”, era in attesa della “consolazione”, del “conforto” di Israele, cioè del suo riscatto attraverso l’avvento del Messia. Esperto nell’ascolto della Parola di Dio, aveva ricevuto una profezia: “non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore”.

“È lo stesso Spirito che lo muove ad andare al tempio, dove avviene il compimento della promessa: una coppia di sposi sta portando il bambino Gesù per l’offerta, ed egli riconosce in quel bambino il Messia, lo accoglie tra le braccia e, con uno spirito capace di ringraziamento, canta al Signore. Ora il Signore può lasciarlo andare in pace, può chiamarlo nella morte, perché tutto si è realizzato secondo la promessa. I suoi occhi vedono il Salvatore, vedono la luce per tutte le genti della terra, vedono la gloria del popolo di Israele” (Enzo Bianchi).

Simeone canta il suo stupore e la sua gioia, fa la sua confessione di fede, perché i suoi occhi vanno oltre l’apparenza e vedono ciò che ancora non è visibile: la salvezza in quel bambino. Poi Simeone fa la benedizione di Maria in una maniera che sembra abbastanza sinistra: questo bambino sarà contestato, sarà accolto e rifiutato, e molti in Lui troveranno motivi di rifiuto e cadranno, altri invece ragioni di resurrezione e di vita. Ogni persona davanti a Gesù dovrà prendere posizione e questa “contraddizione” sarà pagata a caro prezzo dalla madre: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima”. 

Maria, la figlia di Sion, rappresenta l’intero popolo di Dio, di cui una parte rigetterà Gesù come Messia e un’altra lo accoglierà e crederà in Lui, e questa rottura destinata a ricomporsi resta, comunque, una ferita nella comunità.

Nel Tempio c’è anche una donna anziana, la profetessa Anna, una vedova che, vegliando e digiunando, stava sempre in preghiera nella casa di Dio: anche lei provvidenzialmente ma inaspettatamente incontra quella piccola famiglia e anche lei riconosce nel Bambino il Messia. Diventa annunciatrice di ciò che ha incontrato e anche lei loda e ringrazia Dio.

“Ecco com’è avvenuto l’incontro tra il Figlio di Dio e il suo popolo: nella quotidianità, nella semplicità e soprattutto nell’obbedienza alla Legge. Tutto è stato osservato, dunque Dio tutto ha compiuto come aveva promesso. Chi era in attesa e restava saldo nella fede e nella speranza, ha “visto”, ha riconosciuto in quella quotidianità e in quella povertà di una famiglia la presenza di Dio” (Enzo Bianchi).

Che bella coincidenza tra la Festa della Presentazione del Signore e la Giornata della Vita Consacrata!

Questa sera una sorella della nostra Diocesi di Montegiordano paese ha chiesto di consacrarsi nell’Ordo Virginum.

Prima del Concilio Vaticano II si conosceva la vita consacrata nelle due forme: vita religiosa (frati, suore, monache) e istituti secolari (laici e laiche consacrate).

Papa Paolo VI promulgò il 31/5/1970 il Rito della Consacrazione delle Vergini inserito nel Pontificale Romano rivalutando così, il bellissimo Rito con l’antica preghiera consacratoria attribuita a S. Leone Magno (IV sec.) che disponeva potessero essere ammesse a questa consacrazione anche donne che intendevano vivere nel mondo il dono totale di sé a Cristo, al di fuori di ogni appartenenza a strutture di vita religiosa (cfr. Sacrosanctum Concilium n. 80). Il Concilio Vaticano II richiamando questa prima forma di vita consacrata, non ha voluto creare difficoltà o concorrenza alle altre forme di consacrazione ma solo richiamarne l’origine e ravvisarne la ricchezza e la fecondità.

Nella verginità la persona non sceglie di amare una persona ma ama le persone che Dio ha scelto per lei e sono tutte quelle che incontra nella vita.

Il carisma dell’Ordo Virginum ha le sue radici nei primi quattro secoli del Cristianesimo. Le figure delle prime vergini cristiane menzionate nel Canone Romano, S. Agata a Catania, S. Lucia a Siracusa, S. Agnese e S. Cecilia a Roma, S. Cristina a Bolsena, sono figure uniche di donne coltivate dallo Spirito che tanta ammirazione hanno suscitato lì dove sono vissute e riaffiorano tutt’oggi come immagini di una realtà di vita cristiana in cui ci si vuole riconoscere.

La vocazione alla santità della vergine consacrata, che si realizza mediante la sequela evangelica, si concretizza in una continua conversione, in una progressiva adesione al  Signore Gesù. La grazia della consacrazione nell’Ordo Virginum definisce la vergine consacrata “segno sublime dell’amore della Chiesa verso Cristo, immagine escatologica della Sposa celeste e della vita futura”. La Vergine consacrata evangelizza prima con il proprio stile di vita piuttosto che con le parole: si tratta di una “risposta di amore” (39)  a Dio che chiama, che ama e che salva. Si tratta di corrispondere all’amore dello Sposo con un amore sempre più puro e generoso, coinvolgendo tutte le dimensioni dell’esistenza – corporea e affettiva, intellettiva, volitiva e spirituale.

Nel rito di consacrazione dell’OV il Vescovo rivolge alla candidata una serie di interrogazioni che riassumono tutta la ricchezza di un cammino di formazione, che è fedeltà all’incontro e alla chiamata del Signore. Questo è il senso della sequela evangelica: non si ama se non chi si conosce; ma non si conosce davvero se non amando e impegnando la vita. E il segno più chiaro di questa continua conoscenza di Gesù è il fatto che tutte le altre conoscenze si relativizzano. Non scompaiono, certo si continuano ad apprezzare, ma non bastano più. Interessano solo come riverbero della luce che è Lui. Per questo, per la vergine consacrata – in quanto battezzata che vede nella sua consacrazione il compimento di quella battesimale – “l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario” (35).

Cara Teresa, ti auguro come Pastore tuo e di questa porzione del popolo di Dio che vive in Cassano, di fare tue con questa consacrazione la sponsalità, elemento qualificante del tuo rapporto con Cristo e quale via per la piena realizzazione del tuo essere donna; 

tuo unico e diretto riferimento sia la Chiesa di Cristo, con il suo Vangelo, il suo Magistero e la sua stupenda spiritualità; 

la dimensione della diocesanità sia, come consacrata, alimento ed espressione del tuo vivere, avendo il tuo Vescovo come diretto referente e questa Chiesa locale come famiglia che ti sorreggerà nel tuo cammino; 

sia questa nuova via che ti accingi a percorrere impegno e richiamo alla responsabilità personale intesa come capacità di tener alto l’impegno per la vita cristiana: un volersi totalmente per Cristo, attraverso il servizio ai fratelli, nella fedeltà alla Chiesa e senza mai tralasciare il dovere costante per formarsi ad una vera vita spirituale.

Papa Francesco così dice: “Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino. C’è tanto bisogno di queste presenze, che rafforzano e rinnovano l’impegno della diffusione del Vangelo, dell’educazione cristiana, della carità verso i più bisognosi, della preghiera contemplativa; l’impegno della formazione umana, della formazione spirituale dei giovani, delle famiglie; l’impegno per la giustizia e la pace nella famiglia umana. […] La Chiesa e il mondo hanno bisogno di questa testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio. I consacrati, i religiosi, le religiose sono la testimonianza che Dio è buono e misericordioso. Perciò è necessario valorizzare con gratitudine le esperienze di vita consacrata e approfondire la conoscenza dei diversi carismi e spiritualità. Occorre pregare perché tanti giovani rispondano “sì” al Signore che li chiama a consacrarsi totalmente a Lui per un servizio disinteressato ai fratelli; consacrare la vita per servire Dio e i fratelli” (Angelus, 2 Febbraio 2014).

In questa Domenica, in cui si celebra in Italia anche la Giornata per la Vita, che ha come tema “Aprite le porte alla Vita”, preghiamo senz’altro per tutti i fratelli e le sorelle consacrate, ma anche perché la vita, nonostante le sue fragilità, venga custodita, tutelata e promossa e perché ogni uomo e ogni donna si aprano alla Vita.

Affidiamoci a Gesù, che è “dono che salda le fratture tra l’uomo e Dio”.

Buona Domenica!

   Francesco Savino