Omelie

XXX Domenica del Tempo ordinario – A


Es 22,20-26; Sal 17; 1 Ts 1,5c-10; Mt 22,34-40

 

29  Ottobre  2023

 

In questa XXX Domenica del Tempo Ordinario siamo interpellati da una domanda posta a Gesù da un esperto della Legge appartenente al movimento dei farisei: “Maestro, qual è il più grande comandamento della Legge, della Torah?”.

Si tratta di un interrogativo serio, significativo perché è motivato dalla esigenza di sintetizzare i numerosi precetti presenti nella Sacra Scrittura, così da cogliere l’essenziale della “volontà di Dio” rivelata nella Torah e nei Profeti.

La domanda, indubbiamente importante, è comunque viziata alla radice da una intenzione malevola, già registrata più volte nella narrazione del Vangelo, a proposito degli uomini religiosi.

Gesù è interrogato sempre per essere messo alla prova, per sorprenderlo in fallo nelle sue parole.

Egli, pur consapevole della doppiezza del suo interlocutore, gli rivolge una parola libera, franca e leale: ecco la grande libertà di Gesù, l’amore con cui cerca di abbattere le barriere erette dagli uomini, offrendo, a tutti coloro che incontra, la buona notizia del Vangelo, senza fare differenza di persone (cfr. Mt 22,16). La Sua autorevolezza nasce dalla scelta di non annunciare se stesso ma la volontà di Dio, la Parola di vita contenuta nella Scrittura: e tutto questo con una capacità di sintesi che sempre ci stupisce… Qui, in particolare, Gesù risponde citando quello che definisce «il più grande e il primo dei comandamenti»: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente» (Dt 6,5). Sappiamo bene che si tratta dello Shema‘ Isra’el («Ascolta, Israele…»: cfr. Dt 6,4-9), la professione di fede ripetuta tre volte al giorno dal credente ebreo: al Dio che ci ama di un amore eterno (cfr. Ger 31,3), a lui che ci ama per primo (cfr. 1Gv 4,19), si risponde con un amore libero e pieno di gratitudine (cfr. Enzo Bianchi).

Gesù nella risposta manifesta il suo essere ebreo, figlio della tradizione di Israele, ma compie, però, una importante innovazione, direi rivoluzione, accostando al versetto del Deuteronomio un versetto tratto dal Levitico: “Il secondo comandamento è simile al primo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Lv 19, 18)”.

Gesù, interpretando autorevolmente la volontà del  Legislatore, discerne che amore di Dio e amore del prossimo, ossia di colui al quale ciascuno accetta di farsi vicino, come Gesù stesso ci ha insegnato nella parabola del “buon samaritano” (cfr. Lc 10, 29-37), sono in strettissima relazione tra loro.

Con questa risposta il Maestro invita il suo interlocutore a fare verità e chiarezza dentro di sè, a cambiare il suo modo di pensare e di agire, nella consapevolezza che, se ogni essere umano è creato ad immagine e somiglianza di Dio, non si può pretendere di amare Dio e, nel contempo, disprezzare la Sua immagine sulla terra.

Chi ha compreso con una intelligenza sapiente è Giovanni il quale, radicalizzando le parole del suo Signore e Maestro scrive: “Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”.

Terminando il dialogo con il fariseo Gesù dichiara: “Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i profeti”.

Egli, in questo confronto onesto e trasparente, ribadisce due fatti importanti per la nostra esistenza: il compimento della scrittura è la prassi dell’amore, e l’amore, in quanto comandamento, non è un sentimento spontaneo ma è l’“agape”, cioè l’amore che non esige il contraccambio, senza condizioni, asimmetrico, donato a chiunque, anche al nemico, senza alcun limite. Sembra impossibile vivere questo amore, umanamente parlando, per questo bisogna con insistenza e perseveranza chiederlo a Dio nella preghiera.

Gesù esemplifica ancora di più con parole molto concrete quando afferma: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti e la Legge e i Profeti” (Mt 7, 12).

«Gesù brucia d’amore per noi. Guarda il suo Volto adorabile! Guarda quegli occhi spenti e abbassati! Guarda quelle piaghe! Guarda Gesù nel suo Volto e lì vedrai come ci ama» (Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo).

Convertiamoci all’amore senza limiti e senza condizioni!

Buona Domenica.

   Francesco Savino

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