Oggi, III Domenica di Avvento, celebriamo la Domenica della gioia, che non è euforia o ebbrezza collegate a delle esperienze contingenti della vita ma per noi credenti la gioia è un nome, Colui che è venuto, Colui che viene, Colui che ritornerà, Gesù Cristo.
È ancora Giovanni Battista, che si impone alla nostra coscienza pensante, il protagonista. Giovanni è in carcere, la sua missione sta per terminare e si pone con autenticità e responsabilità una domanda, che è un dubbio: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Il dubbio nasce dal fatto che la visione messianica del Battista non trova riscontro nelle parole e nello stile di vita di Gesù.
Gesù risponde ai discepoli mandati da Giovanni: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Sosteneva Papa Francesco: «La giustizia che il Battista poneva al centro della sua predicazione, in Gesù si manifesta in primo luogo come misericordia. E i dubbi del Precursore non fanno che anticipare lo sconcerto che Gesù susciterà in seguito con le sue azioni e con le sue parole. Si comprende, allora, la conclusione della risposta di Gesù. Dice: «Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Scandalo significa “ostacolo”. Gesù perciò ammonisce su un particolare pericolo: se l’ostacolo a credere sono soprattutto le sue azioni di misericordia, ciò significa che si ha una falsa immagine del Messia».
Il dubbio, senz’altro lecito del Battista, è tipico anche del nostro modo di pensare perché riteniamo, il più delle volte, che Dio deve agire secondo i nostri pensieri, i nostri parametri, le nostre aspettative. Così entriamo in crisi quando di fatto, nella realtà della nostra vita, le nostre richieste, i nostri desideri, non si esaudiscono e quindi finiamo per pensare che Dio è assente ed è inutile per la nostra vita.
Sempre Papa Francesco diceva: «Quest’ammonimento di Gesù è sempre attuale: anche oggi l’uomo costruisce immagini di Dio che gli impediscono di gustare la sua reale presenza. Alcuni si ritagliano una fede “fai di te” che riduce Dio nello spazio limitato dei propri desideri e delle proprie convinzioni. Ma questa fede non è conversione al Signore che si rivela, anzi, gli impedisce di provocare la nostra vita e la nostra coscienza. Altri riducono Dio a un falso idolo; usano il suo santo nome per giustificare i propri interessi o addirittura l’odio e la violenza. Per altri ancora Dio è solo un rifugio psicologico in cui essere rassicurati nei momenti difficili: si tratta di una fede ripiegata su se stessa, impermeabile alla forza dell’amore misericordioso di Gesù che spinge verso i fratelli».
Gesù, dopo aver dato la risposta ai discepoli di Giovanni, si lascia andare ad alcune riflessioni sul Battista partendo proprio da alcune domande: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
Gesù con queste sue considerazioni sul Battista ci aiuta a capire che Giovanni è ormai il limite dell’Antico Testamento, infatti il più piccolo del Regno dei Cieli è più grande di lui.
Il tempo dell’attesa trova in Giovanni il compimento perché ora in Gesù e con Gesù il compimento della salvezza è diventato realtà. Ecco allora il vero motivo della gioia: il sogno è diventato realtà, l’attesa è diventata compimento, il desiderio della salvezza si è compiuto in Gesù, il Messia, il Figlio di Dio, Dio fatto carne.
Lasciamoci accompagnare da questo dialogo a distanza tra il Battista e Gesù nell’attesa di celebrare la memoria del Natale di Dio, nel riconoscimento dell’umiltà con cui Lui si è donato a noi.
“L’umiltà è per la virtù quello che la catena è per il rosario: togliete la catena e tutti i grani se ne vanno; togliete l’umiltà e tutte le virtù spariscono” ( San Giovanni Battista Maria Vianney).
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino
