L’evangelista Marco annota nel suo Vangelo la predilezione di Gesù per gli incontri personali. Oggi ci presenta l’incontro con uno degli Scribi che gli pone una domanda: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. La domanda nasce da una esigenza condivisa nell’ambiente religioso al tempo di Gesù: operare una sintesi dei precetti di Dio presenti nella Torah (613,secondo il Talmud babilonese), così da giungere all’essenziale, a ciò che costituisce l’intenzione profonda del cuore di Dio.
Gesù risponde citando come primo comandamento l’inizio dello Shema “Jisra’el (cf. Dt. 6,4-9) ossia la grande professione di fede nel Signore Dio ripetuta tre volte al giorno dal credente ebreo: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è uno. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze” (Dt.6,4-5).
“Questa preghiera rivela che l’ascolto ha un primato assoluto, è la modalità di relazione decisiva dell’uomo nei confronti di Dio: l’ascolto obbediente è il fondamento dell’amore. Anzi, le parole del Deuteronomio riprese da Gesù sembrano addirittura tracciare un movimento che dall’ascolto (“Ascolta, Israele”) conduce alla fede (“Il Signore è il nostro Dio”), dalla fede alla conoscenza (“Il Signore è uno”) e dalla conoscenza all’amore (“Amerai il Signore”)… Al Dio che ci ama di un amore eterno (cf. Ger 31,3), che ci ama per primo gratuitamente (cf. 1Gv 4,19), si risponde con un amore libero e pieno di gratitudine, che si radica nell’ascolto obbediente della sua Parola, fonte della fede. Fidarsi di Dio significa fidarsi del suo amore della sua capacità di amare, del suo essere amore (cf. 1Gv 4,8.16). Questo significa credere in Dio e dunque anche, inseparabilmente, amarlo.” (Enzo Bianchi)
Domandiamoci: cosa significa amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Se interroghiamo la tradizione cristiana troviamo su questa questione almeno due risposte diverse. In Agostino, e dietro di lui in una lunga tradizione spirituale, l’amore verso Dio da parte del credente è un amore di desiderio, un sentimento per il quale il credente va alla ricerca dell’amore e quindi ama l’amore.
Un’altra interpretazione dell’amore di Dio, cioè quella che legge nell’amore di Dio, é un amore obbediente, che nasce dall’ascolto, un amore che risponde “amen” alla parola del Signore. È un amore non di desiderio, di ricerca, ma di adesione.
È decisiva e al tempo stesso significativa l’innovazione compiuta da Gesù, che accosta il comandamento dell’amore per Dio a quello dell’amore per il prossimo: “ Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Lv. 19,18). È importante riflettere sulla novità a livello dei contenuti della fede che Gesù apporta: l’amore per Dio al di sopra di tutto, ma l’amore di Dio e del prossimo sono in stretta connessione tra loro. L’unificazione del pensare, parlare e agire alla quale Gesù invita consiste nel fatto che non è possibile pretendere di amare Dio e, contemporaneamente, disprezzare il fratello, creato ad immagine e somiglianza di Dio.
“Nel quarto vangelo, quando dà l’ultimo e definitivo comandamento, che per questo si chiama “il comandamento nuovo”, Gesù compie un ulteriore passo avanti: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Gv 13,34; 15,12), ossia senza misura, “fino alla fine” (Gv 13,1). In questa ardita sintesi, Gesù non ha neppure esplicitato la richiesta di amare Dio, perché sapeva bene che quando gli umani si amano in verità, quando si amano come lui li ha amati, nel fare questo vivono già l’amore di Dio. Ecco perché l’apostolo Giovanni, che nel prologo del vangelo ha scritto: “Dio nessuno l’ha mai visto, ma il Figlio unigenito lo ha raccontato” (Gv 1,18), è lo stesso che nella sua Prima lettera afferma: “Dio nessuno l’ha mai visto, ma se ci amiamo gli uni gli altri Dio dimora in noi e in noi il suo amore è giunto a pienezza” (1Gv 4,12). Amando gli altri noi amiamo anche Dio e ne abbiamo una conoscenza autentica, mentre chi dice di credere in Dio senza amare i fratelli è un illuso e un bugiardo (cf. 1Gv 4,20-21)!” (Enzo Bianchi).
Lasciamoci interrogare responsabilmente dal Vangelo di questa domenica perché è sull’amore che noi ci giochiamo la credibilità di cristiani. Amare è dare un futuro all’umanità, al mondo, a noi stessi. È l’amore che definisce l’uomo.
“Quando uno comincerà a percepire con abbondanza l’amore di Dio, allora comincerà ad amare col senso spirituale anche il prossimo; è questa la carità di cui parlano tutte le sante scritture. Infatti l’amicizia secondo la carne si dissolve troppo presto: basta un piccolo motivo, perché non è legata dal senso spirituale. Perciò dunque accade che, se si dia qualche irritazione, per l’anima sottoposta all’operazione di Dio, in essa non si scioglie il legame della carità. Infatti, infiammandosi di nuovo il calore dell’amore di Dio, viene subito richiamata rapidamente al bene, e con molta gioia accoglie l’amore del prossimo, anche se riceva da esso grande offesa o danno; poiché nella dolcezza di Dio essa consuma completamente l’amarezza della discordia”.(Isacco di Ninive, Un’umile speranza)
Buona domenica
✠ Francesco Savino
