Omelie

Celebrazione della S. Messa con il rito del “mandato” ai Ministri Straordinari della Comunione – 15 giugno 2017


SOLENNITA’ del SS. CORPO e SANGUE di GESU’

Celebrazione della S. Messa con il rito del “mandatoai Ministri Straordinari della Comunione

La festa del Corpus Domini, istituita nel XIII sec. per definire la dottrina eucaristica in modo non equivocabile rispetto alla Chiesa di Roma, ha significato teologico-dogmatico. Per noi oggi è occasione per contemplare il grande mistero dell’Eucarestia e adorare il Corpo e il Sangue del Signore che Egli ha offerto per tutta l’umanità, avendola amata fino al dono totale di sé (cfr. Gv 13, 1).

La solennità del Corpus Domini richiama in modo inscindibile la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo quando celebriamo l’istituzione dell’Eucarestia: nel Giovedì Santo adoriamo il Cristo che si offre a noi nel pane spezzato e nel vino versato, nel Corpus Domini lo stesso mistero viene proposto alla contemplazione ed alla meditazione del Popolo di Dio. Il Santissimo Sacramento, infatti, viene portato in processione per le vie dei centri abitati per testimoniare che Cristo, il Risorto, cammina in mezzo al suo popolo accompagnandolo verso il Regno di Dio. All’intimità del cenacolo del Giovedì Santo  corrisponde la testimonianza per tutti che l’amore di Cristo è totale ed universale.

Il brano del Vangelo di Giovanni proclamato nella liturgia è tratto dal capitolo 6, in cui leggiamo prima il racconto della moltiplicazione dei pani e poi della spiegazione di Gesù seguita da domande e contestazioni dei suoi ascoltatori.

Nel breve passo l’evangelista ripete cinque parole che sembrano rincorrersi: mangiare (otto volte), bere-bevanda (quattro volte), carne (sei volte), sangue (quattro volte), vita-vivere (nove volte).

Gesù dice di sè: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Il pane, cibo umile e semplice, è il simbolo della vita, del cibo indispensabile per vivere. Gesù si autodefinisce come pane per la vita, pane che non viene dagli uomini ma che è disceso dal cielo, da Dio. Le parole di Gesù possono essere soltanto meditate: chi vuole vivere della vita vera, eterna, di cui quella biologica è soltanto una minima parte, deve mangiare il pane che Gesù offre. Tutta la sua vita, le sue parole i suoi gesti, da Betlemme fino al Golgota, è vita del Figlio innestata nel Padre e, perciò, è vita eterna  aperta per noi affamati di infinito e di eternità. (cfr. Enzo Bianchi).

Gli ascoltatori di allora, come noi oggi, provano un certo disagio o turbamento: come è possibile che un uomo offra la sua carne come cibo? Potremmo quasi dire che siamo dinanzi alla follia! Gesù è, infatti, segno di contraddizione ed aggiunge: “se non mangiate la carne del Figlio dell’Uomo e non bevete il suo sangue non avete in voi la vita”. Il linguaggio di Gesù è duro, direi quasi urtante, ma rivela una realtà straordinariamente bella: mangiare il pane eucaristico e bere al calice della benedizione è accogliere il Cristo, nella Sua carne trasfigurata dalla Resurrezione. Per questo possiamo dire con i Martiri di Abitene che “sine duminico non possumus”, senza l’Eucarestia  Domenicale non possiamo vivere. Mangiando il pane disceso dal cielo, mangiamo Lui, diventiamo Lui e, siccome lo mangiamo come Chiesa diventiamo Suo Corpo, Sue membra.

Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la comunione eucaristica quando parla di una visione nella quale Gesù gli disse: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18). E Papa Benedetto XVI afferma: “Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucarestia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo ma esso ci assimila a se, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui. Questo passaggio è decisivo. Infatti, proprio perché è Cristo che, nella comunione eucaristica ci trasforma in Sé, la nostra individualità, in questo incontro, viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù, che a sua volta è immersa nella comunione trinitaria. Così l’eucarestia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui”.

Che mistero, che stupore! La comunione eucaristica mi unisce a Cristo e agli altri facendoci diventare una cosa sola. Dall’Eucarestia deriva il senso profondo della vera e autentica presenza della Chiesa. Chi riconosce Gesù in quel “pezzo di pane”, in quell’ostia, lo riconosce in ogni fratello, nel fratello che ha fame e sete, che è forestiero, immigrato, profugo, ammalato, carcerato.

Il “pane disceso dal cielo” porterete agli ammalati, voi Ministri Straordinari della Santa Comunione, a cui questa sera affido il mandato, la missione. Sentite la responsabilità di essere costruttori di comunione più che distributori di Eucarestia. Siate ponti tra le comunità di appartenenza e gli ammalati, icone di prossimità e di servizio. Siate fedeli al mandato che vi affido questa sera: siate ministri! Nel linguaggio cristiano, “ministro” significa “dedito al servizio”. Voi sarete al servizio dell’Eucarestia in un contesto di debolezza e sofferenza. Per svolgere il vostro ministero occorre avere, insieme alla “bella teca”, “un buon grembiule e una brocca piena di acqua” per lavare i piedi di quanti occupano un posto speciale nel cuore di Gesù, i malati.

Il vostro mandato vi impegna a distinguervi nella fedeltà, nella vita cristiana ed ecclesiale, nella condotta morale e nella carità fraterna. Il vostro servizio non è né premio né titolo, né traguardo prestigioso. Siate i ministri della consolazione, segno della maternità della Chiesa che desidera che tutti possano nutrirsi del “pane vivo disceso dal cielo”. Siate rispettosi della vita degli ammalati e dei loro tempi. Attenetevi al rituale prescritto non cedendo alla tentazione di improvvisazioni che trasmettono messaggi fuorvianti. Ricordate che incontrate una famiglia che può essere in grave difficoltà per l’assistenza da dare al malato: non giudicate, siate discreti e riservati. Non siate frettolosi nell’incontro e nella preghiera con l’ammalato e i suoi famigliari. La Parola di Dio sia la vostra ricchezza e lo Spirito Santo il suggeritore.

La festa del Corpus Domini sostenga il cammino della nostra Chiesa locale, la Diocesi, e ci renda credibili e autorevoli nella fraternità germinata dall’Eucarestia.

    Francesco Savino