Domenica delle Palme

Domenica delle Palme
24-03-2024

Domenica  delle  Palme  2024

Passione del Signore

 

Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47

 

Domenica  24  Marzo  2024

 

Entriamo nella “Grande Settimana” e ci entriamo accompagnando Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme. È un ingresso indubbiamente festoso, palme e rami di ulivo sono agitate in segno di onore, la palma segno di vittoria, l’ulivo segno di pace e di letizia ma, mentre tutto questo lo sperimentiamo nella prima parte della liturgia di questa Domenica, subito dopo quell’“Osanna” di gioia e di giubilo si trasforma nel “Crucifige!”, nel racconto della passione. È il paradosso della liturgia di oggi, ma direi è il paradosso del nostro cammino di fede che vive sempre la tensione tra l’“Osanna” e il “Crucifige!”. Sono due aspetti speculari della esperienza paradossale della nostra fede  quotidiana.

Al di là del paradosso, vorrei sottolineare un sentimento che domina in questa liturgia, un sentimento anche questo presente nel nostro cammino di fede, soprattutto quando non vogliamo rinunciare al Messia forte, trionfante e vittorioso, immagine di un Dio potente, un Dio diverso da come è ed era stato immaginato e da tutte le proiezioni che su di Lui erano state costruite, soprattutto quando compiva gesti terapeutici, prodigiosi, per le strade della Galilea. È il sentimento della delusione! Dio, il Padre, delude tutte le nostre aspettative, sbagliate, su Gesù.

Sostiene Francesco Cosentino: “ll centro del dramma, che si consuma in poche ore a Gerusalemme durante la festa di Pasqua e che oggi riviviamo in questa Domenica delle Palme, è la delusione. È deludente il Dio dell’umiltà, che usa la mitezza per disarmare le forze del male; è deludente il Dio fragile, che non interviene con forza e braccio teso per trasformare le cose ma si affida al potere dell’amore e si appella alla mia libertà e al mio desiderio di cambiare; è deludente il Dio che abita le piccole cose nascoste dentro le nostre giornate più grigie, mentre noi lo cerchiamo in segni straordinari del cielo. Questo Dio che ha piantato la sua tenda nella fragilità della carne e delle cose, che sono chiamato a scoprire vivo e presente nel volto dei fratelli e a non rinchiudere nelle mie preghiere, che mi rimanda con coraggio nel mondo e in tutte le situazioni della mia vita senza sostituirsi al posto mio, che mi chiama a essere segno, in tutto, di amore, di accoglienza, di perdono, di povertà, è fondamentalmente un Dio scomodo. Un Dio  «deludente»”.

Entriamo in questa settimana, durante la quale contempleremo l’“ora” di Gesù, la sua crocifissione-innalzamento, e tutta la sua gloria, che non è potere e dominio, con una domanda che personalmente mi pongo ogni anno mentre ascolto il racconto della Passione: e io, oggi, nella mia vita dove sono in questo racconto?

“Nella lettura della passione abbiamo ascoltato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Poi abbiamo ascoltato le ultime parole di Gesù: “Padre, nelle tue mani abbandono il mio spirito”. Così, abbandonato da tutti, si può abbandonare, ci si abbandona nelle mani del Padre. Con la carità che il Padre gli infonde nel cuore, abbandonato da tutti, abbandonato da ciascuno di noi per i nostri peccati, abbandonato per i peccati del mondo, abbandonato, anzi, come dice Paolo, reso peccato, Lui per il peccato di tutti, si abbandona come un bambino piccolo piccolo, si abbandona nel seno del padre. Questo abbandono, questo sì, ci ha salvati.” (Giacomo Tantardini, Pasqua 2010).

Camminiamo in questi giorni con coraggio, fiducia e speranza, e con il centurione diciamo ai piedi del crocifisso: “Davvero quest’uomo era il Figlio di Dio!”.

E con le parole di San Paolo VI preghiamo:

“Qui, dove tu, o Signore Gesù, l’innocente, sei

stato accusato,

il giusto, sei stato giudicato, il santo, sei stato

condannato,

tu, figlio dell’uomo, sei stato tormentato,

crocifisso e messo a morte,

tu, figlio di Dio, sei stato bestemmiato, deriso

e rinnegato,

tu, la luce, sei stato spento, tu, il re, sei stato

innalzato su una croce,

tu, la vita, hai subito la morte e tu, morto, sei

risorto alla vita:

noi ci ricordiamo di te, o Signore Gesù;

noi ti adoriamo, o Signore Gesù;

noi ti invochiamo, o Signore Gesù”.

 

(4 Gennaio 1964, pellegrinaggio in Terra Santa)

 

Buona settimana santa generativa di pace e giustizia.

   Francesco Savino

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