Omelie

DOMENICA FRA L’OTTAVA DEL NATALE


1 Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1 Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52

SANTA  FAMIGLIA  DI  GESU’, MARIA  E  GIUSEPPE

26  Dicembre 2021

 

Celebriamo oggi la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe e pensiamo alle nostre famiglie chiedendoci cosa dice loro la Parola di Dio.

“Dice prima di tutto che il matrimonio è santo come il sacerdozio. Che la vocazione dei genitori è santa come quella di una monaca di clausura. Perché l’amore quotidiano nella casa è un tutt’uno con l’amore di Dio. E non sono due amori, ma un unico, solo, grande mistero, un solo amore che muove il sole e l’altre stelle, che muove Adamo verso Eva, me verso gli altri, Dio verso Betlemme, nel suo esodo infinito verso di noi” (E. Ronchi).

“I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua”: Giuseppe e Maria erano credenti giudei, osservanti della legge di Dio data a Mosè e, in obbedienza alla Torah (cfr. Dt 16,6), ogni anno facevano il pellegrinaggio alla città santa di Gerusalemme.

Soltanto nel Vangelo di Luca leggiamo la narrazione che a dodici anni, Gesù, giunto alla maturità religiosa, quando si diveniva figli del comandamento e si era tenuti all’ascolto e all’obbedienza alla Parola di Dio, si reca con Maria e Giuseppe nella Città Santa.

Come tutte le famiglie, anche la famiglia di Nazareth ha vissuto l’esperienza del distacco che comporta l’allontanamento di un figlio dai genitori. Quando Maria e Giuseppe trovarono Gesù nel tempio, “restarono stupiti” ed espressero la loro angoscia: “tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”.

Anche nello smarrimento del figlio, essi si stupiscono: è lo stupore di fronte alla manifestazione graduale e progressiva del Figlio di Dio, è lo stupore che colpisce anche i dottori del Tempio “per la sua intelligenza e le sue risposte”.

Cos’è lo stupore? È il contrario del dare tutto per scontato, della interpretazione degli avvenimenti secondo i soliti criteri. Stupirsi è aprirsi alla realtà per i suoi molteplici messaggi, è aprirsi agli altri comprendendo le ragioni degli altri. Urge che le famiglie, pur nelle tante difficoltà e fatiche, ritrovino lo stupore che consente di superare e oltrepassare le tante difficoltà.

Quando si vivono momenti drammatici, è possibile rigenerarsi ripercorrendo la memoria delle cose belle e buone che si sono vissute e condivise, perché anche le ferite familiari diventino feritoie di grazia.

La famiglia di Nazareth era centrata su Gesù e, per questo, non trovando più accanto a loro il figlio, provarono angoscia.

Anche noi dobbiamo provare angoscia quando siamo lontani da Gesù. Eppure passano giorni, settimane, talvolta anche mesi interi, senza pregare, senza leggere il Vangelo, senza avvertirne la necessità. Dimenticare Gesù, trascurare la relazione con Lui, non pregare, ci rende cristiani senza entusiasmo, incapaci di testimonianza.

Preghiamo affinché le famiglie si affidino sempre al Signore che non si arrende mai davanti alle difficoltà e ci indica continuamente come ricevere il Suo amore per donarlo in reciproci gesti di sollecitudine, attenzione e cura.

Buona domenica.

     Francesco Savino