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Festa della Madonna della Catena, Cassano all’Ionio, 8 Maggio 2016


MADONNA DELLA CATENA [SCARICA]

Cassano all’Ionio, 8 Maggio 2016

Carissimi in Cristo,

ci incontriamo in questo  santuario per venerare la Madonna della Catena.  Tra i tanti i titoli con i quali è venerata la Madre di Dio,che richiamano una particolare necessità nella quale invochiamo la Vergine Santissima,  qui ricordiamo probabilmente la particolare intercessione di Maria affinché il Signore ci liberi dalle vecchie e nuove catene che attanagliano e bloccano  la nostra bella Calabria spinta ad elevarsi a Dio dalla sua stessa conformazione naturale, tra un mare bellissimo e monti incantevoli.
In questa regione tanti sono i santuari mariani, mete di pellegrinaggi di  piccoli e grandi, sapienti e sprovveduti, sani e malati, politici e artisti, uomini e donne di tutte estrazioni. sociali.
Incastonato tra  vegetazioni di ulivi in basso,  macchie di castagni e querce più in alto, il santuario della Madonna della Catena s’inserisce in un suggestivo percorso di fede.
La festa che celebriamo  è un appuntamento costante che ci permette di riascoltare i palpiti del cuore di una Madre amorevole, tenera e accogliente, sempre premurosa e attenta nell’indicarci la via che conduce a Cristo, di cui oggi celebriamo, l’Ascensione al cielo.

L’Ascensione del Signore è l’evento pasquale che Luca racconta, nel suo Vangelo, come accadimento conclusivo della vita di Gesù di Nazareth e, negli Atti degli Apostoli, come evento che dà inizio alla vita della Chiesa. Le due narrazioni,  appena ascoltate, interpretano l’evento secondo due prospettive diverse. Infatti, negli Atti degli Apostoli, il Signore ascende al cielo quaranta giorni dopo la sua Resurrezione (cfr. At 1,3), mentre, nel Vangelo, l’Ascensione accade nella tarda sera di quel “giorno senza fine”, il “primo della settimana” (cfr. Lc 24,1), giorno della scoperta della tomba vuota e della manifestazione del Risorto alle donne (cfr. Lc 24,1-12), ai due discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35), ed infine a tutti i discepoli riuniti a Gerusalemme (cfr. Lc 24,36-49). L’unico straordinario evento   viene raccontato con particolari diversi: la Resurrezione inizia con il passaggio di Gesù alla vita eterna, in cui siede alla destra di Dio Padre (Ascensione) e si conclude con la discesa dello Spirito Santo, il grande dono fatto alla Chiesa, il popolo di Dio (Pentecoste: cfr. At 2,1-11).

Fermiamoci a contemplare l’Ascensione di Gesù al cielo lasciandoci interrogare dalla Parola proclamata e ascoltata.
A conclusione del Vangelo, Luca racconta che Gesù si separa dai suoi non per abbandonarli ma per essere con loro sempre, non più fisicamente ma in maniera diversa. Con la morte, l’esistenza terrena del Maestro è conclusa; ora, dopo la Resurrezione, la Sua esistenza è totalmente altra. Gesù è tornato “alla destra del Padre”.A Gerusalemme, in cui è ambientato il brano del Vangelo di questa Domenica, il Risorto appare ai discepoli e spiega loro il compimento delle Scritture e delle Sue parole, ripercorrendo gli eventi che lo avevano visto protagonista: “il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”. Egli spiega le Scritture perché i discepoli comprendano quanto esse contengono e quanto essi hanno vissuto: la compatibilità tra “sta scritto” e gli eventi di cui sono stati partecipi. I discepoli sono messi nella condizione oggettiva di capire ciò che prima non comprendevano. Molte volte Gesù aveva parlato loro della “necessitas”, come scrive Enzo Bianchi, della Sua passione e della Sua morte, ma quelle parole erano sembrate loro enigmatiche e addirittura scandalose. Ora per i discepoli, tutto è acclarato! E c’è di più: ora essi sono chiamati a divenire testimoni credibili degli eventi accaduti che postulano la conversione e garantiscono la remissione dei peccati.
Dunque i discepoli, testimoni di questa esperienza di Misericordia, insegnata e vissuta da Gesù, devono annunciarla a tutti i popoli, a tutte le genti. La Chiesa esisterà per questo compito evangelico: annunciare ed essere Misericordia, ai poveri, ai malati, ai sofferenti, ed essere prossimità ai peccatori, cominciando da Gerusalemme fino ai confini del mondo. Il Vangelo, la bella notizia, consisterà nell’annunciare e nel testimoniare la bellezza del perdono e della Misericordia. La missione della Chiesa nascente, lo si capisce, è ardua, impegnativa e difficile, ma Gesù non la lascia sola, abbandonata alle forze e ai condizionamenti umani. Egli dice “Io mando su di voi colui che il Padre mio mi ha promesso”, “la potenza venuta dall’alto”. Lo Spirito Santo renderà la Chiesa nascente idonea a vivere la missione. Grazie a questo dono nessuna paura sconvolge la Chiesa.
Secondo il racconto di Luca, Gesù, dopo aver condotto i discepoli a Betania, “mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su in cielo”. Questa benedizione produce tanta gioia, nonostante il distacco, nella Sua comunità. La gioia dei discepoli è il segno più bello e più significativo di quanto essi comprendano circa l’”allontanamento–distacco” di Gesù.
Ed è questa gioia che non deve mai abbandonare la Chiesa, comunità dei credenti, perché il Risorto, l’Asceso al cielo, col dono del Suo Spirito, sarà presente sempre, fino alla fine del tempo.

L’Ascensione ci richiama alle due dimensioni del mistero: tutta la vita di Gesù è cammino verso il Padre, compimento della storia. Per i discepoli, è l’inizio della missione ed è anche l’inizio del tempo della Chiesa, che è il “prolungamento” di Gesù nel mondo.
La  nostra vita cristiana   accanto a molte  belle testimonianze di fedeltà al Risorto e di generosità, presenta anche molte ombre. Le scelte e gli orientamenti di fede si fanno sulla spinta dell’emozione e  della consuetudine ma non hanno motivazioni forti e non reggono alla prova del confronto e della tentazione. Le tradizioni religiose della nostra gente scompaiono lentamente e forse anche inconsapevolmente.

Una Madonna regale, benefattrice che distribuisce  grazie in cambio di omaggi ed espressioni di servitù da parte dei devoti  svolge bene il compito di  disinnescare la collera dei poveri e consacrare la passività piuttosto che a promuovere la dignità dell’uomo e la responsabilità del battezzato. Una Vergine confinata nelle mura domestiche non ha molto da dire alla donna d’oggi che vuole assumersi impegni di responsabilità nella società.
La vera spiritualità mariana deve misurarsi col  mondo attuale, altrimenti  presenta un messaggio incomprensibile e anacronistico. Il culto di Maria Santissima non può ridursi a  pratiche devozionistiche che hanno poco o nulla da dire alle domande di senso cui l’uomo di oggi cerca risposte.
Scriveva il Beato Orione che si fermò spesso in questo  Santuario: “La devozione a Maria non è semplicemente un ornamento della nostra santissima religione, né un fiore qualunque, un soccorso come tanti altri, di cui possiamo servirci o no, come ci piace; ma è parte integrante. Iddio non volle venire a noi che per mezzo di Maria e non possiamo andare a Dio che per mezzo di Maria”.
Occorre, dunque, ripensare il culto mariano in modo da scoprirne  l’aspetto salvifico e antropologico. Maria, che  veneriamo come Madonna della Catena, ci aiuterà ad alzare  lo sguardo per ritrovare nel cielo il senso della trascendenza e per affrontare efficacemente le sfide della stagione culturale in cui viviamo sopraffatti da abitudini consumistiche e da una forma mentis materialistica che ci chiude nei nostri egoismi e nei nostri tornaconti personali;.
La festa di oggi sostenga noi, Chiesa qui ed ora, ad essere fedeli al cielo e fedeli alla terra, certi di non essere  mai abbandonati dal Risorto.
Con l’augurio che Maria ci liberi  dalle catene che ci impediscono di vivere la fedeltà al Vangelo,  vi benedico.

  Francesco Savino