Omelie

Giovedì Santo


Giovedì  Santo  2024

– Messa in Coena Domini –

Comunità Terapeutica “il Mandorlo”

Es 12, 1-8. 11-14; Sal 115; 1Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15

 

28  Marzo  2024

 

Subito una domanda di senso: desideriamo quest’anno, non per abitudine ma come se fosse la prima volta, fare Pasqua? La Pasqua di Gesù e in Lui la nostra Pasqua?

Lasciamoci, allora, interrogare profondamente e responsabilmente dai due segni che ci vengono presentati nell’ultima cena del Signore: la lavanda dei piedi e la consacrazione del pane e del vino. Entrambi i segni rimandano a un mistero più grande, che ci trascende, al mistero di Gesù che, per amore e soltanto per amore, dà la sua vita per noi.

Al centro della cena l’evangelista Giovanni pone la lavanda dei piedi, che non è un episodio marginale ma un “accadimento” che prende il posto dell’Eucarestia. Un segno talmente importante che costituisce per noi un messaggio fondamentale per il nostro modo di essere amici di Gesù oggi.

L’evangelista annota: “Depone le vesti”, a indicare che depone la sua vita; “Lava i piedi”, a puntualizzare che entra nella condizione di servo fino alla morte; “Riprende le vesti”, alludendo alla ripresa del suo corpo glorioso nella resurrezione.

La lavanda dei piedi racconta e testimonia che Dio è al servizio dell’uomo in Gesù, al punto tale da consegnare la sua vita per Lui e riaverla nella gloria della resurrezione.

Come sono contento questa sera di celebrare la Cena del Signore con voi cari fratelli e sorelle della comunità terapeutica “Il Mandorlo” di Lauropoli, dove ogni giorno accompagnati da operatori e operatrici, siete incoraggiati a recuperare la vostra libertà da ogni forma di dipendenza. Una libertà che necessita sempre di quella operazione difficile ma importante e significativa, l’operazione della verità, per vivere una vita autentica. Cari ragazzi e care ragazze se è vero che siete caduti nella trappola delle dipendenze e siete chiamati a capire anche le ragioni che vi hanno portato a fare questa terribile esperienza, è anche vero che non dovete sentirvi giudicati o etichettati. Chi sono io o chi siamo noi, che viviamo al di fuori di questa struttura, che dobbiamo giudicarvi! Nessuno può erigersi a giudice della vostra vita. Il futuro vi aspetta, recuperati e autentici, per non cadere nuovamente nella sudditanza delle dipendenze. Apritevi con fiducia e speranza al futuro! Le vostre mogli e i vostri figli, mi rivolgo a chi ha già fatto questa scelta di vita, vi aspettano con gioia. Il Vescovo, con i preti, i diaconi e i religiosi con tutta la Chiesa locale pregano per voi e con voi, sperano con voi e per voi, e per usare un linguaggio sportivo, tifano con passione per la vostra liberazione completa.

Il secondo segno, come ci viene raccontato nella Seconda Lettura, dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, è costituito dalle parole che Gesù pronuncia sul pane e sul vino con le quali rivela il suo corpo e il suo sangue donati per noi.

Sosteneva il compianto cardinale Carlo Maria Martini: “Nella lavanda dei piedi aveva testimoniato la sua volontà di servizio fino alla morte; mettendo nelle nostre mani e nella nostra bocca il pane e il vino consacrati, testimonia la totalità del dono della Sua vita”. Nel gesto eccedente della cena contempliamo la passione e la morte di Gesù, il suo amore per noi, tutta la sua vicinanza e prossimità all’uomo, la sua obbedienza filiale alla volontà del Padre. Niente e nessuno può fermare Gesù nel portare a compimento il progetto del Padre, la Sua volontà: né il tradimento di Giuda, né il rinnegamento di Pietro, né la fuga dei suoi, nessuna di quelle cose che spesso, purtroppo, bloccano e fermano la nostra disponibilità ad amare. È allora fondamentale capire che l’eucarestia, il “si” totale e fedele di Gesù al Padre e di Gesù agli uomini, anche se nemici e oppositori, significa per noi cristiani di oggi, in questo tempo in cui spesso prevalgono l’odio e l’inimicizia, le guerre e i conflitti, il nostro “si” al Padre e il nostro “si” ai fratelli e alle sorelle, non soltanto a coloro che sono nostri amici ma anche a coloro che ci criticano, ci disprezzano e si oppongono a noi.

Ancora Carlo Maria Martini, in maniera illuminante, puntualizza che “l’eucarestia sarebbe un segno vuoto se in noi non si trasformasse in forza di amore per gli altri”.

Le parole puntualizzate da Paolo: “Fate questo in memoria di me”, significano: offrite il vostro corpo come l’ho offerto io, date voi stessi per tutti, anche per coloro che vi resistono o non vi accolgono, come io mi sono dato a tutti e per tutti.

La consegna più bella ma anche più rivoluzionaria che nel Giovedì Santo, in coena Domini, Gesù ci fa è che, con la lavanda dei piedi e con l’eucarestia ci insegna il servizio più radicale e “ci chiede di metterci in ginocchio davanti ai fratelli, vicini e lontani, davanti a chi ci tradisce, e ci insegna a offrirci al Padre con amore filiale nell’obbedienza devota” (Carlo Maria Martini).

   Francesco Savino


ph Aldo Jacobini 

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