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VIDEO | Giubileo degli Ammalati 11 Febbraio 2016


Giubileo degli Ammalati 11 Febbraio 2016 [SCARICA]

Un sentimento di profonda gratitudine mi abita questa sera nel vivere con tutti voi, e in modo particolare con voi, carissimi ammalati, questa celebrazione giubilare.

Grazie a voi, fratelli e sorelle, che avete scelto di essere accanto agli ammalati vivendo il ministero della consolazione e dell’incoraggiamento: siete una bella icona della Chiesa della solidarietà concreta.

Grazie a voi, cari ammalati, che siete “carne viva di Cristo”: nella vostra condizione testimoniate la fedeltà a Cristo Crocifisso e sperimentate la Sua presenza nel tempo della malattia.

Nel messaggio per questa XXIVa Giornata del Malato, Papa Francesco, pensando a voi, dice che la vostra fede è messa a dura prova nella malattia ma, al tempo stesso, proprio la fede vi aiuta a capirne il senso, non perché fa sparire il dolore, ma perché può essere una chiave di lettura per trovare il significato di ciò che vivete nella vostra carne.

La malattia è tempo di prova, ma anche tempo in cui scopriamo che non siamo soli: ci fa compagnia Gesù insieme a Maria, sua madre. Anche Gesù ha provato il dolore fino alla passione sulla croce e Maria, nel momento più alto della sofferenza di suo Figlio, è stata “ai suoi piedi”.

In questa Giornata Mondiale dell’ammalato, nella quale celebriamo il Giubileo della Misericordia, possiamo chiedere a Dio, insieme a Gesù, Misericordia del Padre, attraverso l’intercessione di Maria, Madre sua e Madre nostra, che conceda a noi tutti una disposizione responsabile al servizio dei sofferenti e, particolarmente, dei fratelli e delle nostre sorelle ammalati.

Contemplando i vostri volti, carissimi ammalati, sono sorretto in una comprensione più profonda del passo evangelico che abbiamo ascoltato, nel quale Gesù, rivolgendosi ai suoi discepoli, annunzia che sta andando a Gerusalemme dove sarà ucciso per poi risorgere, il terzo giorno. Lui, l’uomo giusto e vero, segno di contraddizione, ha disturbato i ‘poteri forti’ che hanno congiurato di eliminarlo.

Succede sempre così: quando una persona fa verità viene «crocifissa».

Proponendo ai suoi discepoli questa prospettiva, Gesù dichiara le condizioni della sua sequela. Precisamente ne indica tre. La prima consiste nell’uscire dal proprio “io”, da ogni pretesa narcisistica per rinnegare se stessi, la seconda nel condividere il senso della sua croce, la terza nel rinunciare a salvare la propria vita per viverla in perdita ed essere fedeli al suo progetto.

Nella prima lettura possiamo cogliere il senso della nostra libertà di scegliere o la vita e il bene o la morte e il male, o la benedizione o la maledizione.

Un grande bisogno, penso, accomuni tutti stasera: sentirci abbracciati dalla Misericordia di Dio, come una sola famiglia, condividendo gioie e dolori, speranze e delusioni, salute e malattia.

Il nome di Dio è Misericordia e, nel Suo Nome, possiamo cogliere a piene mani il frutto più bello del nostro Giubileo, la Speranza.

Ricordiamolo: non siamo abbandonati al cieco destino, alle forze del male, ma Lui, Gesù, Misericordia del Padre, ci sostiene sempre, in ogni momento della nostra esistenza.

+ don Francesco Savino