1 Sam 3,3b-10.19; Sal 39; 1 Cor 6,13c-15a.17-20; Gv 1,35-42
14 Gennaio 2024
In questa Domenica, seconda del Tempo Ordinario, che segue la Festa del Battesimo del Signore, la liturgia ci propone l’incontro dei primi discepoli con Gesù, secondo la narrazione del IV Vangelo.
Siamo nella settimana inaugurale della vita pubblica di Gesù (cfr. Gv 1,19-2,12). Due giorni dopo l’interrogatorio di Giovanni il Battista da parte delle autorità sacerdotali venute da Gerusalemme, Gesù passa e cammina davanti a Giovanni e a due suoi discepoli. E fissando lo sguardo su Gesù, il Battista afferma: “Ecco, guardate l’Agnello di Dio!”. È una vera e propria presentazione di Gesù, l’indicazione che proprio lui è il Servo di Dio, l’Agnello pasquale che porta la liberazione al suo popolo (il termine aramaico talja contiene infatti entrambi questi significati). Giovanni, da vero rabbi e maestro, in-segna, fa segno ai discepoli e così dà un orientamento alla loro ricerca: non li aveva se-dotti (portati a sé), non li trattiene presso di sé, ma li e-duca, li conduce fuori, verso il Messia. Ascoltate le parole del Battista, subito i due si mettono a seguire Gesù, si pongono sulle sue tracce, vanno dove egli va (cfr. Enzo Bianchi).
“Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?»”. La domanda che Gesù pone è necessaria ed ineludibile per chiunque desideri mettersi alla sua sequela, domanda che oggi viene rivolta anche a noi. Gesù ci dice: “Che cosa cerchi veramente? Qual è il desiderio più profondo che ti abita?”.
La domanda di Gesù sono le prime parole che pronuncia secondo il Vangelo di Giovanni. Non una dichiarazione, una riflessione, ma una domanda: “Che cosa cercate?”.
“In tal modo Gesù mostra che la sua sequela non può avvenire per incanto, per infatuazione, per una semplice scelta di appartenenza: il discepolo può imboccare un cammino sbagliato, se non sa riconoscere che cosa e chi veramente cerca – “si revera Deum quaerit”, “se veramente cerca Dio”, dice la Regola di Benedetto (58,7) –, se non è impegnato a cercare, disposto a lasciare le sue sicurezze per aprirsi al dono di Dio. Cercare è un’operazione e un atteggiamento assolutamente necessario per ascoltare e accogliere la propria verità presente nell’intimo, là dove il Signore parla” (Enzo Bianchi).
Alla domanda di Gesù i due discepoli rispondono con un’altra domanda: “Rabbì, dove dimori?” (verbo méno).
I discepoli chiamano Gesù “rabbì”, guida e maestro, desiderano conoscerlo concretamente, essere coinvolti nella sua vita, non vogliono soltanto ascoltarlo ma vogliono condividere la sua esistenza. Gesù alla domanda, direi significativa dei discepoli, risponde con assoluta semplicità: “Venite e vedrete”, cioè venite con me e fate esperienza, sperimentate. Così è accaduto l’incontro con Gesù, un accadimento che ha cambiato loro radicalmente la vita, perché da quell’incontro i due discepoli vivono e dimorano con Lui. L’evangelista Giovanni annota: “Erano circa le quattro del pomeriggio”. È chiaro che, al di là del significato simbolico, questa annotazione cronologica dice tutto il significato indimenticabile di quell’incontro. I due discepoli di Giovanni Battista lasciano la “Voce”, il precursore, per seguire la “Parola fatta carne”, Gesù, l’Agnello di Dio, il Messia.
“È andato a farsi battezzare, uno come tutti gli altri. Che cosa è avvenuto prima? Prima è avvenuto Gesù che è nato a Betlemme, come un bambino; e i pastori si sono riuniti. Poi è diventato grande a casa sua. E dopo, diventato più grande, è andato a farsi battezzare, uno come tutti gli altri. E Giovanni e Andrea, quando Gesù ha lasciato la folla al cenno di Giovanni Battista che ha detto: «Ecco l’agnello di Dio», si sono messi a seguire quell’individuo. E hanno stabilito un rapporto con quell’individuo, sono stati là a sentirlo. Io dico sempre: «Lo guardavano parlare» (L’attrattiva Gesù).
Questi due primi discepoli sono Andrea e l’altro, senza nome, dalla tradizione è stato identificato con il discepolo anonimo, “quello che Gesù amava”, probabilmente il figlio di Zebedeo.
Andrea, appena incontra suo fratello Simone, si sente motivato e spinto a raccontargli la buona notizia del Messia, tanto atteso e ora presente, operante in mezzo al suo popolo. Andrea conduce suo fratello da Gesù, che come lui era in attesa del Messia.
L’attesa è finita e l’espressione riportata dall’evangelista Giovanni “l’abbiamo trovato” dice che lo hanno riconosciuto. Dei due fratelli, secondo l’evangelista Giovanni, Simone non compie alcuna azione né prende iniziativa ma sta di fronte a Gesù e ascolta le sue parole inequivocabili. “Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro”.
Gesù fissa lo sguardo su di lui, come il Battista lo aveva fissato su Gesù stesso, e gli proclama la sua vera identità, vocazione e missione: “‘Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Kephas che significa Pietro”. Non è semplice interpretare la prima parte di questa dichiarazione: cosa significa “figlio di Giovanni”, detto a colui che è fratello di Andrea, mai chiamato con questo patronimico? Significa forse: “Tu sei Simone, il discepolo di Giovanni il Battista”? La questione resta aperta, ma in ogni caso le parole determinanti sono quelle che seguono: “Sarai chiamato Kephas, Pietro”. Così Gesù rivela chi è veramente Simone all’interno della sua comunità: è una pietra, una roccia subito messa in posizione di autorità, lui che sarà il portaparola dei Dodici (cfr. Gv 6,67), lui che sarà il pastore del gregge delle Signore (cfr. Gv 21,15-18) (cfr. Enzo Bianchi).
Il ritornello del Salmo Responsoriale di questa Domenica “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà” deve sempre esprimere il desiderio di vivere la Sua volontà e non la nostra.
In questa Domenica cantiamo la nostra lode al Signore per averlo incontrato, l’avvenimento più bello che poteva accadere nella nostra vita, e al tempo stesso preghiamo perché la nostra sequela sia sempre più autentica, vera e credibile in questo tempo in cui siamo stati chiamati a vivere.
“La preghiera è sempre dono di Dio che viene a incontrare l’uomo” (Compendio del catechismo della Chiesa Cattolica n. 534).
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino
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