Omelie

II DOMENICA DI AVVENTO (anno A)


Is 11,1-10; Sal 71; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12

 

4  Dicembre  2022

 

Domenica scorsa, I Domenica di Avvento, Gesù ci aveva avvertiti circa il suo ritorno nella gloria, un evento inatteso, del quale solo alcuni erano consapevoli. Anche la sua venuta nel mondo era imprevista e inattesa, malgrado fosse apparso Giovanni il battezzatore che aveva annunciato la venuta imminente del Signore. La voce dei Profeti da più di cinque secoli taceva in Israele ma ecco il nuovo Elia, che dal deserto di Giuda dove vive, urla “convertitevi, cioè ritornate a Dio!”, “cambiate il vostro modo di pensare e di fare”, perché Dio sta per inter-venire, per venire in mezzo al suo popolo, al cuore dell’umanità. Giovanni assume l’annuncio del profeta Isaia che invitava i credenti a preparare una strada al Signore Veniente: lui è solo voce profetica, voce prestata a Dio…” (Enzo Bianchi). Giovanni Battista come si presenta  non appare simpatico: “Nel setting (la scelta dei luoghi: il deserto, cioè la solitudine e la mancanza di vita), nel look (il modo di presentarsi: peli di cammello, sia pure con l’accessorio della cintura di pelle, non sembrano proprio simbolo di eleganza), nel food (l’alimentazione: cavallette che, se pur condite con miele, non mettono certo l’acquolina in bocca)” (Sandro Ramirez). Il linguaggio del Battista è duro, decisivo, assertivo. Non usava un linguaggio politicamente corretto: “Vedendo molti Farisei e Sadducei venire al suo Battesimo, diceva loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione»”.

La conversione è un esigenza esistenziale, prima che etica, non consiste semplicemente nel riconoscere i propri peccati. Non ci si salva per l’appartenenza o per ortodossia. Non basta dirsi figli di Abramo né conoscere a memoria il catechismo e il credo. Convertirsi è arrendersi alla bellezza dell’incontro con Gesù. La predicazione di Giovanni Battista sulla conversione non fa sconti a nessuno, chiede gesti concreti di cambiamento reale. Il suo Battesimo è in vista della conversione ma è accompagnato da una bella notizia: dietro a lui c’è un suo discepolo che è più forte di lui, che presto si manifesterà e immergerà nello Spirito Santo e nel fuoco. “La sua venuta sarà il giudizio e questo è sempre “crisi”: separerà tra la pula e il grano in vista di un destino diverso. Ma ogni essere umano decide lui stesso il proprio giudizio attraverso la scelta che compie ogni giorno tra la via del bene, della vita e la via del male, della morte. Bene e male sono irriducibili l’uno all’altro: chi non riconosce il male di cui è responsabile non solo è cieco, ma di fatto sceglie di rinnovare la sua opzione per il male, senza conoscere la fatica della confessione dei peccati e del ritorno al Signore” (Enzo Bianchi).

In questo tempo di Avvento prendiamoci cura di noi stessi, prendendoci del tempo, per fare verità dentro di noi e convertici sul serio e responsabilmente orientando la nostra vita decisamente verso il Signore, Gesù Cristo.

Cercavo la via per procurarmi forza sufficiente a goderti, ma non l’avrei trovata, finché non mi fossi aggrappato al mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che è sopra tutto Dio benedetto nei secoli. Egli ci chiama e ci dice: “Io sono la via, la verità e la vita”; egli mescola alla carne il cibo che non avevo forza di prendere, poiché il Verbo si è fatto carne affinché la tua sapienza, con cui creasti l’universo, divenisse latte per la nostra infanzia. Non avevo ancora tanta umiltà, da possedere il mio Dio, l’umile Gesù, né conoscevo ancora gli ammaestramenti della sua debolezza. Il tuo Verbo, eterna verità che s’innalza al di sopra delle parti più alte della creazione, eleva fino a sé coloro che piegano il capo; però nelle parti più basse col nostro fango si edificò una dimora umile, la via per cui far scendere dalla loro altezza e attrarre a sé coloro che accettano di piegare il capo, guarendo il turgore e nutrendo l’amore. Così impedì che per presunzione si allontanassero troppo, e li stroncò piuttosto con la visione della divinità stroncata davanti ai loro piedi per aver condiviso la nostra tunica di pelle. Sfiniti, si sarebbero reclinati su di lei, ed essa alzandosi li avrebbe sollevati con sé (7, 18, 24)” (S. Agostino, Le Confessioni),

Buona Domenica.

   Francesco Savino

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