Omelie

II  DOMENICA  DI  QUARESIMA  (anno A)


Gn 12,1-4a; Sal 32; 2 Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9

 5  Marzo  2023

È la Domenica della Trasfigurazione !

I tre Vangeli sinottici sono concordi nel raccontare l’episodio della Trasfigurazione che segna una svolta nella missione di Gesù, dopo la professione di fede di Pietro e la rivelazione da parte del Maestro di ciò che lo attendeva a Gerusalemme: la sua passione e la sua morte.

Sostiene Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima di quest’anno, tutto centrato sull’evento della Trasfigurazione, che “Il Vangelo della Trasfigurazione viene proclamato ogni anno nella seconda Domenica di Quaresima. In effetti, in questo tempo liturgico il Signore ci prende con sé e ci conduce in disparte. Anche se i nostri impegni ordinari ci chiedono di rimanere nei luoghi di sempre, vivendo un quotidiano spesso ripetitivo e a volte noioso, in Quaresima siamo invitati a “salire su un alto monte” insieme a Gesù, per vivere con il Popolo santo di Dio una particolare esperienza di ascesi. L’ascesi quaresimale è un impegno, sempre animato dalla Grazia, per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce. Proprio come ciò di cui aveva bisogno Pietro e gli altri discepoli”.

Dialoghiamo con la narrazione della Trasfigurazione: Gesù li conduce su un “alto monte”, espressione questa che si trova sia qui che nel racconto delle tentazioni (Mt 4, 8). Il monte dove Gesù porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, è il luogo sia di tentazione che di rivelazione, è il luogo in cui Gesù manifesta che la sua persona è “comunione con Dio e con gli uomini”. Lasciarsi accompagnare da Lui, ci dice Matteo, significa essere guidati alla comunione con Dio.

“Davanti a loro Gesù “viene trasfigurato” (sottinteso, da Dio; passivo divino) ed ecco che “il suo volto diventa splendente come il sole”. Matteo richiama il sole, la luce, perché quella novità di forma assunta da Gesù è qualcosa che non procede dalla sua condizione umana. Se la pelle del volto di Mosè era diventata raggiante davanti alla gloria di Dio, il volto di Gesù è splendente come il sole che illumina, ma nello stesso tempo non si fa vedere, abbaglia. Ricorrendo al linguaggio paolino, potremmo dire che “colui che era in forma di Dio … e aveva preso la forma dell’uomo schiavo” (Fil 2,6-7), qui rivela – per quanto è umanamente possibile percepirla e vederla – la sua forma, la sua condizione di Figlio di Dio” (cfr. Enzo Bianchi).

Accanto a Gesù “trasfigurato” si manifestano anche Mosè ed Elia, che rappresentano rispettivamente la Torah e i Profeti, testimoni, soprattutto, della venuta del Messia. Tutto ciò che ha preceduto Gesù nella storia della salvezza, da Abramo in poi, gli è accanto per dare testimonianza che Egli è il profeta atteso, il veniente promesso.

Pietro, come sempre in tutto passionale, vorrebbe fermare questa esperienza di fede, desidererebbe farla diventare definitiva, come se la fine dei tempi e la venuta nella gloria di Gesù fossero ormai diventate realtà. L’evangelista Matteo, a differenza di Marco e di Luca, annota che Pietro sa bene quello che dice, tanto è vero che chiama Gesù “Kýrios”, Signore, a testimonianza della sua fede e dichiara che è una cosa bellissima quella che stanno vivendo.

La richiesta di fare tre capanne, per Gesù, per Mosè e per Elia, esprime proprio il suo bisogno di fermare la storia nell’ora della manifestazione della gloria.

“Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il figlio mio, l’amato: il lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo»”.

La nube luminosa che illumina e nello stesso tempo fa ombra, ci consegna una chiave di lettura dell’esperienza della Trasfigurazione accaduta sul monte: siamo di fronte all’indicibile, perché la presenza di Dio, del Dio che nessuno ha mai visto (cfr. Gv 1, 18), rivela e nasconde al tempo stesso, è la shekinah, la Dimora di Dio che mentre illumina fa ombra, Presenza che si sperimenta ma che resta indicibile.

La voce che esce dalla shekinah, che parla e rivela, è già risuonata nell’ora del battesimo di Gesù al Giordano, ed Egli solo aveva ascoltato il contenuto della voce, il Padre lo aveva rivelato come suo Figlio unico e amato; sul monte della Trasfigurazione, invece, anche i discepoli ascoltano e in quell’ “Ascoltatelo” la voce del Padre dice che Gesù è suo Figlio, è l’amato, è il servo che Dio sostiene e nel quale si compiace.

Di fronte a questa apocalisse, rivelazione, “i discepoli caddero con la faccia a terra” in adorazione di Gesù quale Figlio di Dio.

Un grande timore abbraccia i discepoli che vengono toccati da Gesù che dice loro: “Alzatevi e non temete”.

L’invito ad alzarsi è un gesto di resurrezione, è lo stesso verbo che invita a mettere da parte ogni timore e paura.

“I tre discepoli “hanno visto, udito e contemplato” (cfr. 1Gv 1,1), ma sono stati anche toccati da Gesù, da lui come risvegliati a una nuova conoscenza nella fede di Gesù Cristo stesso. Sapranno seguire Gesù a Gerusalemme, nella passione scandalosa, nell’angoscia da lui vissuta nel giardino del monte degli Ulivi? Ricorderanno questa esperienza o la dimenticheranno (cfr. Mt 26,36-46)?” (cfr. Enzo Bianchi).

L’esperienza fatta sul monte diventa per i discepoli ciò che è stato il deserto per Gesù: l’occasione della scelta. I discepoli sono invitati a fidarsi di Dio e seguire Gesù per la “sua” strada, sono invitati a restare nella compagnia del Risorto.

“Il fatto invece che il Signore li fece rialzare, simboleggiava la risurrezione. Dopo la risurrezione a che ti serve la Legge? a che ti serve la profezia? Ecco perché scompaiono Elia e Mosè. Ti rimane: In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio. Ti resta che Dio sia tutto in tutti. Vi sarà Mosè ma non vi sarà più la Legge. Vedremo lì anche Elia, ma non più gli scritti del Profeta. Poiché la Legge e i Profeti resero testimonianza a Cristo che doveva patire e il terzo giorno risorgere dai morti ed entrare nella sua gloria. Lì si avvererà ciò che ha promesso a coloro che lo amano: Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò. E come se gli fosse stato chiesto: “Poiché tu lo amerai, che cosa gli darai?”, risponde: Mi farò conoscere a lui. Gran dono, grande promessa! Dio non ti riserva un proprio dono, ma se stesso.”(S. Agostino, discorso 78).

Anche noi siamo invitati a seguire Gesù fidandoci della Parola di Dio che ci dice di ascoltarlo e di amarlo, anche noi, senza riserve.

Buona II Domenica di Quaresima.

   Francesco Savino

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