III  DOMENICA  DI  QUARESIMA  (anno A)

III  DOMENICA  DI  QUARESIMA  (anno A)
11-03-2023

Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2,5-8; Gv 4,5-42 

12  Marzo  2023

 

Questo anno liturgico (ciclo A), dopo averci presentato le tentazioni di Gesù e la sua Trasfigurazione, ci accompagna in un percorso che ci aiuta a comprendere sempre di più il battesimo attraverso brani del IV Vangelo.

In questa III Domenica di Quaresima riflettiamo sull’incontro tra Gesù e la samaritana nel quale è rivelato il dono dell’acqua della vita.

Gesù deve tornare dalla Giudea in Galilea e potrebbe farlo risalendo la valle del Giordano, ma l’evangelista Giovanni scrive che Egli “doveva attraversare la Samaria” (Gv 4, 4): è una necessità non solo geografica ma anche divina, perché il Maestro agisce in obbedienza al Padre che lo ha inviato non soltanto a Israele ma a tutti gli uomini (cfr. Gv 12, 47).

Egli supera così certi confini, decide di incontrare anche i samaritani, considerati “eretici e scismatici” dai giudei, dai quali da secoli erano separati per motivi religiosi, giungendo a rinnegare il tempio di Gerusalemme e a costruirne uno sul monte Garizi.

Gesù, pertanto, arriva in Samaria nell’ora più calda del giorno e si siede presso il pozzo di Sicar, il pozzo di Giacobbe (cfr. Gen 33, 18-20): è affaticato per il viaggio, ed è anche assetato ma non ha mezzi per attingere l’acqua. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua, è una donna che, a causa del suo comportamento immorale, riconosciuto pubblicamente, esce di casa per strada a quest’ora per non incontrare quanti la disprezzano. Gesù, mendicante, le chiede ospitalità pregandola di condividere l’acqua. La donna, meravigliata dall’atteggiamento di abbassamento di Gesù, gli risponde: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?”. Tra Gesù e la samaritana si apre, allora, un dialogo nel quale progressivamente i due interlocutori si svelano. “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a Lui ed Egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gesù riconosce che c’è una sete più profonda della semplice acqua e che il pozzo simboleggia la Torah, l’insegnamento di Mosè. Il Maestro sa che questa donna, figura della Samaria, adultera (cfr. Os 2, 7), ha cercato di rispondere ai desideri del suo cuore, alla sua sete interiore, attraverso vie sbagliate (ha avuto diversi uomini, cioè ha bevuto ogni sorta di acqua). Gesù in questo modo, attraverso la sua pedagogia attenta alla persona, senza giudicarla e condannarla, le svela la sua condizione di mendicante di un significato, invitandola a ritornare al Dio vivente (cfr Os 2, 18). La donna si mette in gioco e in cambio riceve una promessa che non può non stupirla, una promessa inaudita: “L’acqua di questo pozzo”, così come l’insegnamento di Mosè, “non disseta per sempre. Ma chi berrà dell’acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno. E l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. Dissetarsi con l’acqua donata da Gesù significa scoprire una fonte inesauribile, che disseta i desideri più profondi del cuore, perché quest’acqua è lo Spirito Santo effuso da Gesù nei nostri cuori, lo Spirito Santo che sant’Agostino opportunamente chiama il Maestro interiore.

A questo punto del dialogo la donna domanda a Gesù: “Signore dammi quest’acqua!”.

La samaritana deve compiere un ulteriore passo rispetto alla sua vita, deve, cioè, ammettere di aver conosciuto nella sua vita tanti padroni ma nessuno sposo. Facendo verità dentro se stessa scopre anche che Gesù è un profeta e gli domanda dove può adorare il Dio vivente: a Gerusalemme o sul monte Garizim? Ed ecco il grande annuncio di Gesù, che è una vera e propria rivelazione: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre …. Viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità”, cioè nello Spirito Santo e in Gesù Cristo che è la verità; non è più un tempio di pietre il luogo del culto ma la nostra persona, Corpo di Cristo (cfr. 2 Cor 13, 5) e tempio dello Spirito (cfr. 1 Cor 6, 19).

La samaritana si sente accolta e confessa la sete profonda del suo cuore, quella del Messia, e si sente rispondere da Gesù: “Sono io il Messia che attendi, che parlo con te”.

La samaritana, dopo questo incontro con Gesù, è una creatura nuova ed è abilitata ad essere al tempo stesso testimone ed evangelizzatrice.

Ella “trasfigurata” lascia la sua anfora, non indugia, e corre in città ad annunciare a tutti di aver incontrato il Cristo, il Messia.

Grazie alla sua testimonianza la gente restava stupita, usciva dalla città e andava da Lui.

La donna samaritana rappresenta anche noi, che siamo stati salvati da Cristo e da Lui abbiamo ricevuto il dono dello Spirito, che dentro di noi ci illumina e ci orienta verso la vita definitiva.

“È l’attrattiva Gesù che commuovendo il cuore desta il piacere di corrergli dietro. La stessa nostra risposta è innanzitutto Suo dono. Non è come un dialogo alla pari: da una parte il dono del Signore e dall’altra noi che rispondiamo. È quel dono che, attirando il cuore, dona il piacere di accoglierlo, dona il piacere di corrergli dietro, dona il piacere di corrispondere”(don Giacomo Tantardini).

In questa Domenica con convinzione interiore chiediamo a Cristo, “soglia tra l’eternità e la storia” (Bruno Forte) di accendere anche in noi, come per la donna di Samaria, la fiamma del suo amore, affinché non costruiamo barriere o limiti, ma ponti fatti di dialogo e di comunione.

Buona Domenica.

   Francesco Savino

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