Omelie

III Domenica di Pasqua 30 Aprile 2017


III DOMENICA DI PASQUA
30 Aprile 2017

In questa III Domenica di Pasqua ascoltiamo dall’evangelista Luca il racconto dell’incontro tra il Risorto e due discepoli sconosciuti in cammino verso Emmaus. Siamo “in quello stesso giorno, il primo della settimana”, il giorno della resurrezione, un giorno carico di sorprese e denso di avvenimenti, un giorno che inizia con la scoperta della tomba vuota da parte delle donne (cfr. Lc 24, 1-8) e si conclude con l’ascensione di Gesù (cfr. Lc 24, 50-51). E’ il «giorno unico» della nuova creazione (cfr. Gen 1, 5), il giorno che giunge fino a comprendere anche ciascuno di noi, oggi, ed è “il primo giorno della settimana” (cfr. Lc 24, 1), la Domenica, in cui la comunità cristiana è radunata per fare memoria della resurrezione. (cfr.Enzo Bianchi).

Proprio in quel giorno, dunque, due discepoli, uno chiamato Cleopa e l’altro senza nome, lasciano Gerusalemme, la città santa verso la quale si era diretto Gesù (cfr. Lc 9, 51), si allontanano dalla comunità degli undici intenzionati a non seguirli più. Lungo la strada essi discutono di tutto ciò che era accaduto e che avevano visto a Gerusalemme: vi avevano partecipato senza però comprendere il “mistero della salvezza” compiutosi in quel dramma che aveva vanificato i sogni della comunità riunita intorno a Gesù.

Ad un certo punto un viandante si accompagna con loro ma essi non vi riconoscono Gesù. Alla domanda del “forestiero”: “Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?”, rispondono riferendo puntualmente di tutto ciò che era accaduto a Gesù: “fu profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo”. Le loro parole sono quasi un necrologio non soltanto del loro Maestro ma anche della loro speranza: “noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; […] sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute”.

Nel loro dire, essi manifestano una “sklerocardia”, una durezza di cuore, perché hanno dimenticato che Gesù aveva detto che “il figlio dell’uomo doveva soffrire, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno” (cfr. Lc 9, 22). I due discepoli continuano la cronaca dei fatti con molto scetticismo aggiungendo: “alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci anche di aver avuto una visione di angeli, i quali affermano che Egli è vivo”.

A questo punto Gesù, rivolgendosi loro con un tono deciso, dice: “stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
Le Scritture conducono a Cristo ed è Cristo stesso che le illumina, è Lui l’esegeta definitivo: le Sacre Scritture trovano nella Sua passione, morte e resurrezione il compimento.

Giunti presso il villaggio dove erano diretti, il forestiero mostra di dover proseguire, ma i due insistono perché rimanga con loro perché è ormai sera. Egli allora si ferma con loro e si siede a tavola, dove compie gli stessi gesti dell’ultima cena (cfr. Lc 22, 19), nei quali è sintetizzata tutta la sua vita donata liberamente per amore e soltanto per amore. Sono i gesti tramandati nel tempo, come memoria del Signore, e sono l’identità della comunità di Gesù.

“Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma Egli sparì dalla loro vista”. I due discepoli soltanto allora si resero conto che, quando quel forestiero si era accompagnato con loro e discuteva spiegando il senso delle Scritture, il loro cuore batteva di emozione. Allora essi invertirono la direzione del cammino, ritornarono a Gerusalemme dove “trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”.

L’incontro con il Risorto orienta Cleopa e l’altro discepolo verso la comunità, luogo di trasmissione e mediazione della fede pasquale.

I luoghi del Risorto sono la Parola e le Scritture, l’Eucarestia e la Comunità. Di questo facciamo esperienza reale nell’assemblea eucaristica domenicale, giorno del Signore. Perciò “senza la Domenica non possiamo vivere”, senza l’esperienza domenicale non c’è significato nella nostra esistenza. Il giorno del Signore, giorno del Risorto, rende concreta, visibile e reale ogni esperienza di cristiani.

Buona Domenica di esperienza cristiana per tutti.

✠ Francesco Savino