Omelie

IV Domenica del Tempo Ordinario 29 Gennaio 2017


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Domenica 29 Gennaio 2017

In questa Domenica, viene proposto al nostro “cuore pensante” il primo dei cinque discorsi di Gesù riportati nel Vangelo di Matteo, le Beatitudini che ci disarmano davvero. “Non c’è prova o garanzia per queste affermazioni, sono come una nuvola di canto che seduce e riaccende la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia. Un tutt’altro modo di essere uomini. Hanno, in qualche modo, conquistato la nostra fiducia: le sentiamo vere e affidabili, difficili e pure amiche. Non sanciscono nuovi precetti, ma solo l’annuncio gioioso che Dio regala vita a chi produce amore. Che se uno si fa carico della felicità di qualcuno, il Padre si fa carico della sua felicità” (Ermes Ronchi). Ci troviamo davanti ad un magnifico ritratto dell’uomo felice, dell’uomo realizzato, dell’uomo che vive la bellezza della relazione con se stesso e con gli altri.

“Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a Lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro” (Mt 5,1-2): Gesù  agisce come Mosè, quale maestro e liberatore di chi è in schiavitù, “prende posto sulla «Cattedra» della montagna” (Gesù di Nazareth, Milano 2007, pag.88) e proclama “beati” i poveri in spirito, gli afflitti, i misericordiosi, quanti hanno fame della giustizia, i puri di cuore, i perseguitati (cfr. Mt 5,3-10).

Papa Francesco precisa: non si tratta di una nuova ideologia, ma di un insegnamento che viene dall’alto e tocca la condizione umana, proprio quella che il Signore, incarnandosi, ha voluto assumere, per salvarci. Perciò “il discorso della Montagna è diretto a tutto il mondo, nel presente e nel futuro, e può essere compreso e vissuto solo nella sequela di Gesù, nel camminare con Lui” (Gesù di Nazareth, pag.92).

Fermiamoci un attimo a pensare all’acclamazione di Gesù, ripetuta più volte: “Beati” (Makàrioi in greco, Àshrè in ebraico). Come tradurre questo grido? “Felici”? oppure “In cammino”, secondo Andrè Chouraqui?

“Certo, l’aggettivo «beato» non esclude contraddizioni, fatiche e sofferenze, anzi è rivolto proprio a chi vive situazioni di bisogno: povertà, pianto, persecuzione, a chi a caro prezzo rinuncia alla violenza e all’aggressività, alla vendetta, alla menzogna e all’ipocrisia del cuore. Per otto volte risuona questo grido di Gesù, che raggiunge gli ascoltatori chiedendo loro di leggere la propria situazione, di discernere con chi si collocano nel mondo e dunque di convertirsi, di cambiare modo di pensare e comportarsi” (Enzo Bianchi).

Le Beatitudini hanno in sé l’urgente necessità della conversione ed anche del fine della promessa, “il Regno dei Cieli”, la rivelazione che Dio è Padre, amore asimmetrico e infinito, che vince il male e la morte, attraverso “i gesti e le parole” di Gesù.

Il Discorso della Montagna non contiene un codice di comportamento ma un orientamento indicativo ed educativo per una comunità cristiana che fa di Gesù Cristo il senso e il fondamento del proprio vivere. Possiamo, dunque, dire che le Beatitudini costituiscono un progetto di vita che ci libera  dalle idolatrie mondane e ci apre al bene, presente e futuro, unico e vero.

“Le Beatitudini sono la trasposizione della croce e della resurrezione nell’esistenza dei discepoli” (Gesù di Nazareth, pag.97). Un antico eremita opportunamente dice: “le Beatitudini sono doni di Dio, e dobbiamo rendergli grazie per esse e per le ricompense che ne derivano, cioè il Regno dei Cieli, nel secolo futuro, la consolazione qui, la pienezza di ogni bene, è Misericordia da parte di Dio .… una volta che si sia addivenuti immagine del Cristo sulla terra” (Pietro di Damasco in Filocalia, vol.3, Torino 1985, pag.79).

Le parole di Paolo ai Corinzi (seconda lettura) sono interpretazione e testimonianza delle Beatitudini: “Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio”.

In un contesto sociale in cui siamo portati a cedere facilmente alla idolatria del benessere materiale e del potere, noi, Chiesa di oggi, siamo invitati a non aver paura del disprezzo, della povertà, della persecuzione.

Con le parole di San Basilio possiamo dire: “Ogni nostra lotta per vivere le Beatitudini è stata iniziata da Gesù Cristo stesso che ce ne ha dato l’esempio”.

Guardiamo a Gesù, la sintesi di tutte le Beatitudini, imitiamo Gesù, e saremo “beati”.

Buona Domenica a tutti.

   ✠   Francesco Savino