Omelie

La Misericordia ha sempre la meglio. Messaggio del Vescovo per la III Domenica di Quaresima


III DOMENICA DI QUARESIMA

28 febbraio 2016

LA MISERICORDIA HA SEMPRE LA MEGLIO [SCARICA]

Dal deserto della tentazione e dal monte della Trasfigurazione, in questa terza domenica di Quaresima, seguiamo Gesù sulla strada che conduce a Gerusalemme (Lc 9,51-19,27). Ci attende un percorso carico di avvenimenti e di insegnamenti, da accogliere e capire per discernere i segni dei tempi, non esclusi i fatti di ‘cronaca nera’.

Alcuni sottopongono all’attenzione di Gesù un tragico fatto di attualità, così come ne accadono tanti ai nostri giorni: gli riferiscono “circa quei galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici”. La cultura religiosa del tempo interpretava gli avvenimenti negativi come segno del castigo di Dio conseguente al peccato e ne faceva un’occasione di giudizio sulle vittime. Potremmo dire, con un adagio popolare che succedeva ‘oltre il danno anche la beffa’. Maledizione di Dio e peccato degli uomini si intrecciano negli eventi tragici della vita! Così pensavano i contemporanei di Gesù che, invece, si tira fuori da questo schema interpretativo e coglie nell’evento macabro solo un invito alla conversione con queste parole: “Credete che quegli uomini fossero più peccatori degli altri? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. E richiama il ricordo di un altro grave incidente, il crollo della torre di Siloe che aveva causato la morte di diciotto persone, aggiungendo le parole: “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. In altri termini possiamo dire che Gesù fa comprendere che, in questa vita terrena, non esiste un castigo di Dio che cade sugli ingiusti mentre risparmia i giusti. La verità è ben altra: tutti siamo peccatori! Egli non vuole fare del ‘terrorismo spirituale’! Non vuole assolutamente spaventare nessuno, ma vuole aiutarci ad avere una comprensione sapienziale, profonda sugli accadimenti per leggerli collocandoli nella storia, anzi nella storia della salvezza, quella che Dio scrive ogni giorno, nella consapevolezza che “Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (cfr. Ez 18,23; 33,11) .

Ed è per questo che Gesù narra la parabola del fico sterile, una parabola che Lui vive in prima persona. Dice Enzo Bianchi: “Dio, il padrone della vigna, (cfr. Sal 80; Is 5), pianta in essa un fico; recatosi per tre lunghi anni per cercarvi frutti, quei ‘frutti di conversione’ (Lc 3,8), già richiesti da Giovanni il Battezzatore, non ne trova. Allora si rivolge a Gesù, il vignaiolo, chiedendogli di tagliare questo fico, perché rischia di sfruttare inutilmente il terreno. Si tratta di una misura di giustizia, a cui però il vignaiolo risponde: ‘Lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime, e vedremo se in futuro porterà frutto’. Gesù non si limita a invocare una dilazione, ma intercede con forza, chiedendo a Dio di desistere dal male minacciato come avevano fatto i Profeti di Israele, da Mosè (cfr. Es 34,9), ad Amos (cfr. Am 7,2), a tanti altri. Nel fare questo Egli si impegna a lavorare con ancora più cura affinché sia fatto tutto il possibile per mettere la pianta, ossia ciascuno di noi, in condizione di portare frutto”. Comunque lascia a Dio la decisione difficile ma responsabile del giudizio ultimo: “Se non porta frutto, tu lo taglierai, non io”.
Nella conclusione della parabola cogliamo tutta la grandezza della Misericordia e, al tempo stesso, della pazienza di Gesù che, con tutta la sua vita, ci ha raccontato e testimoniato che Dio è “misericordioso e compassionevole, lento all’ira, grande nell’amore e nella fedeltà” (Es 34,5). Dio è “Io sono colui che sono”, che ascolta il grido degli oppressi.

Questo è il suo nome, cioè presenza “accanto” e “con”.

Alla facile condanna, Gesù ha preferito dare a tutti la possibilità e la speranza della conversione. Non tocca a noi ergerci a giudici della “fecondità o sterilità degli altri”!

Per questo resta sempre aperta la porta per ciascuno di noi di portare nel tempo i frutti della conversione.

“La misericordia ha sempre la meglio nel giudizio” (Gc 2,13). La consapevolezza della conoscenza della Misericordia di Dio che in Gesù è Grazia, diventa più forte del nostro peccato.

Con il poeta R.M. Rilke pensiamo che “Ti ama davvero chi ti obbliga a diventare il meglio di ciò che puoi diventare”! Viviamo come esperienza di vita la certezza che Dio ama per primo, ama in pura perdita, senza condizioni. Il suo amore è asimmetrico!

Sia questa una Domenica in cui tutti sperimentiamo la bellezza della Grazia di Cristo e della Misericordia del Padre condividendola con tutte le persone che incontriamo, specialmente quelle che fanno più fatica a vivere: i più fragili e i più deboli.

†  Francesco Savino