Omelie

MERCOLEDI  DELLE  CENERI


Gl 2,12-18; Sal 50; 2 Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

 22  Febbraio  2023

 

Ritorna la quaresima con il mercoledì delle Ceneri. Essa si propone come la stagione dei ricominciamenti, della primavera che riparte, della vita che orienta verso la luce della Pasqua, ecco perché gli aggettivi che più la connotano sono, lasciatemi dire, bella e rigenerativa: un tempo di nuove possibilità!

Tempo privilegiato per il singolo cristiano come per la Chiesa tutta, per fare verità ritrovando l’essenziale della vita cristiana, per purificare il proprio parlare dalla menzogna, per scoprire la bellezza dell’unità tra il dire e il fare, tra la parola e l’azione. Papa Francesco nel suo messaggio per la quaresima di quest’anno dal titolo “Ascesi quaresimale, itinerario sinodale” afferma: “… Per approfondire la nostra conoscenza del Maestro, per comprendere e accogliere fino in fondo il mistero della salvezza divina, realizzata nel dono totale di sé per amore, bisogna lasciarsi condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità. Bisogna mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna. Questi requisiti sono importanti anche per il cammino sinodale che, come Chiesa, ci siamo impegnati a realizzare. Ci farà bene riflettere su questa relazione che esiste tra l’ascesi quaresimale e l’esperienza sinodale”.

Non sprechiamo, allora, questo tempo veramente privilegiato per essere nella verità di noi stessi e nel rapporto con la realtà che ci circonda. Lasciamoci “mangiare” dalla Parola di Dio che, a partire dalla liturgia di questo mercoledì delle Ceneri tutto particolare ci fa meditare la pagina sull’elemosina, la preghiera e il digiuno secondo il Vangelo di Matteo. Queste sono le tre “colonne” che strutturavano e strutturano la vita religiosa degli Ebrei. Il pio giusto Ebreo le praticava e le pratica con convinzione e consapevolezza ma, come spesso può accadere, anche il comportamento religioso più bello e più giusto può corrompersi. Infatti Gesù ci esorta dicendo: “Guardatevi dal fare la vostra giustizia davanti agli uomini!” (Mt 6, 1). “Bisogna vigilare sul pericolo dell’ipocrisia e dell’inganno, perché la caduta in questo grave peccato avviene molto facilmente nella pratica delle opere di giustizia, quando l’uomo «religioso» è dominato dall’egoismo e dalla vana gloria mondana (è la cosiddetta mondanità spirituale della quale parla Papa Francesco nella Evangelii Gaudium 93-97)” (Ernesto Della Corte). Gesù, pertanto, non condanna le tre pratiche della vita di fede ma il pericolo della ipocrisia.

Ci invita, infatti, a prenderci carico delle persone più impoverite senza farsi propaganda e mettersi in mostra. Lo stesso atteggiamento di umiltà Gesù lo richiede nella preghiera che dev’essere semplice, sobria, convinta e seria. Non sono necessarie le preghiere interminabili, lunghe, come se Dio richiedesse di essere adulato e sedotto dalle preghiere come pensano e fanno i pagani. La preghiera non serve per piegare Dio alla nostra volontà, per costringerlo a fare quello che noi pensiamo ma nella preghiera siamo chiamati a conformarci sempre e comunque a Gesù nella modalità di abbandono alla volontà del Padre. Lo stesso vale per il digiuno, essenziale per la vita spirituale, ma non pratica per affermare il proprio “ego” che val la pena invece  dominare per evitare “fusione e confusione nelle relazioni” (cfr. Ernesto Della Corte). La nostra povera preghiera, il nostro ripetere, cioè ridomandare, il nostro ripetere le formule della preghiera cristiana è quella minima grazia che rende possibile in questo momento,  e in ogni circostanza in cui la preghiera sboccia dal cuore, la nostra fede.

Viviamo questi tre valori in questo tempo di quaresima per “esercitarci” a conoscere meglio noi stessi. La domanda “Chi sono?” può essere l’interrogativo più pregnante e costantemente presente per armonizzare e fare chiarezza dentro il “guazzabuglio” del nostro cuore.

Sostiene il Gesuita Padre Gaetano Piccolo: “La conoscenza di se stessi è certamente un’impresa ardua ed esigente. Sant’Agostino diceva di essere diventato una grande domanda persino per se stesso. Il cuore dell’uomo è un abisso (Sal 63,7) e difficilmente arriviamo a comprendere fino in fondo chi siamo. Eppure, mi verrebbe da dire, a volte basta semplicemente guardare a quello che facciamo: le nostre scelte, i nostri comportamenti, le nostre reazioni parlano di noi. È vero forse che in molte occasioni preferiamo non guardare. La vita è quel banco di prova sul quale siamo chiamati continuamente ad affrontare la verifica di ciò che siamo diventati, proprio come un alunno che periodicamente viene messo alla prova non solo per essere valutato, ma perché comprenda dov’è arrivato e qual è il cammino che ancora deve percorrere”.

In questa prospettiva va considerata la Lettera Pastorale “Quaresima/Pasqua” di quest’anno dal titolo: “Oggi sarai con me in paradiso. Quotidianità del morire e del risorgere” che consegno a tutta la Chiesa Diocesana. Una lettera che aiuta molto a fare verità dentro di noi e al tempo stesso a conoscere meglio la realtà di cui siamo fatti a partire proprio dalla consapevolezza della quotidianità del morire e al tempo stesso anche della quotidianità del risorgere.

L’imposizione delle Ceneri accompagnato dall’invito alla conversione ci sostenga nel nostro cammino quaresimale e con le parole tratte dal Libro delle Lamentazioni supplichiamo dicendo: “Convertici, Signore, e noi ci convertiremo (5, 21)”.

Teniamo, dunque, lo sguardo fisso su Gesù, l’Unico che, guardandoci, ci insegna a domandare di essere amati.

Una quaresima bella e buona per tutti!

✠  Francesco Savino

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