mons. savino con casula bianca Omelie

Natale del Signore 2020 Messa vespertina nella Vigilia


NATALE  DEL  SIGNORE  2020

Is 62,1-5; Sal 88; At 13,16-17.22-25; Mt 1,1-25

Messa vespertina nella vigilia

Giovedì  24  Dicembre  2020. [Scarica l’OMelia]

A causa della seconda ondata della pandemia Covid-19 quest’anno siamo costretti a rivedere l’orario della Messa di mezzanotte. La liturgia ci permette, però, di contemplare il mistero del Natale del Signore nella Messa vespertina della Vigilia.

Un mistico del ‘600, Angelus Silesius, diceva: “Nascesse Cristo mille volte a Betlemme ma non nel tuo cuore, saresti perso per sempre”. Guardiamo dunque all’essenziale, consapevoli che molte volte è accaduto che, per fare festa, ci siamo dimenticati del festeggiato, “il bambino adagiato nella mangiatoia”, Gesù di Nazareth, Dio fatto carne, Dio che si umanizza e ci dona la Sua divinità. Essenziale è il Natale di Gesù che è venuto, che viene e che verrà.

Il racconto apparentemente freddo della genealogia di Gesù ci permette di cogliere la bellezza della scelta che Dio fa.

All’inizio e alla fine del lungo elenco, l’evangelista Matteo afferma che Gesù è il Messia, figlio di Davide e figlio di Abramo. Quale discendente di Davide, Gesù è la risposta di Dio alle aspettative del popolo giudeo (cfr. 2Sam 7, 12-16); quale discendente di Abramo, è fonte di benedizione e di speranza per tutte le nazioni della terra (cfr. Gen 12, 13): sia i giudei che i pagani della Siria e della Palestina al tempo di Matteo potevano vedere le loro speranze realizzate in Gesù.

Matteo adotta uno schema di tre per quattordici generazioni (Mt 1, 17). Il numero quattordici è due volte sette e contiene il due che è il numero della divinità e il sette che è il numero della perfezione. Egli è influenzato dall’uso di interpretare l’azione di Dio utilizzando numeri e date. Per mezzo di questi calcoli simbolici, l’evangelista rivela la presenza di Dio lungo le generazioni ed esprime la convinzione secondo cui Gesù è apparso nel tempo stabilito da Dio quando la storia raggiunge il suo compimento.

Per comprendere ulteriormente la bellezza della genealogia, bisogna evidenziare la citazione delle cinque donne in cui si registra qualcosa di anormale.

Le donne dell’Antico Testamento erano straniere e concepirono i loro figli fuori dagli schemi normali e non esprimono affatto le esigenze delle leggi di purezza del tempo di Gesù. Infatti Tamar era una cananea, vedova che si veste da prostituta per obbligare Giuda ad essere a lei fedele e a darle un figlio (Gen 38, 1-30). Raab, anche lei cananea, prostituta di Gerico, fece alleanza con gli Israeliti, li aiutò ad entrare nella terra promessa e professò la fede in un dio che libera dall’esodo (Gs 2, 1-21). Betsabea, una donna ittita, moglie di Uria, fu sedotta, violentata e messa incinta dal re Davide il quale ordinò di uccidere il marito (2Sam 11, 1-27). Ruth, una donna moabita, una vedova povera, scelse di restare con Noemi ed aderire al popolo di Dio (Rt 1, 16-18). Consigliata da sua suocera Noemi, Ruth imita Tamar e passa la notte insieme a Booz, e lo obbliga ad osservare la legge e a dargli un figlio. Dalla loro relazione nasce Obed, il nonno del re Davide.

Attraverso comportamenti imposti dalla società patriarcale, indubbiamente discutibili, Dio realizza il suo piano di salvezza. È proprio vero che il modo di agire di Dio è sorprendente.

E Maria? In lei c’è qualche irregolarità?

Rimane incinta prima di andare a stare con Giuseppe, suo promesso sposo. Anche la scelta di Giuseppe, uomo giusto, segue una giustizia non conforme alla giurisprudenza giudaica: egli segue la giustizia incomprensibile di Dio e acconsente alla nascita di Gesù, il Messia, il Figlio di Dio. E noi lo contempliamo!

Hannah Arendt scriveva: “Non esiste forma più concisa e bella per esprimere fiducia e speranza nel mondo di quella delle parole con cui gli oratori di Natale «proclamano la buona notizia»: un bambino è nato per noi”. Dio si fa uomo, il Verbo abita in mezzo a noi: solo con il silenzio contemplativo e lo stupore infantile possiamo accoglierlo.

Ogni tentativo di separare l’umano dal divino viene azzerato dal mistero dell’Incarnazione. Dio rende sua la nostra umanità, non fa suo un essere umano ideale o moralmente perfetto; fa sua la carne umana con tutte le sue debolezze.

Al di là di ogni forma di successo e di eccedenza, di ogni delirio di onnipotenza e di saccenteria, quest’anno Gesù Bambino ci richiama alla grandezza della semplicità e alla bellezza del limite.

Buon Natale.

                                  ✠   Francesco Savino