Omelie

Omelia : Festa di San Biagio patrono della Diocesi


Festa  di  San  Biagio patrono  della  Diocesi

con Ammissione agli Ordini Sacri

di Vincenzo Cannazzaro, Francesco Pisilli e Simone Capraro

e Istituzione del Ministero di Lettorato e Accolitato

a Emilio Mitidieri

 

Ez 34, 11-16; Sal 23; Ap 2, 8-11; Gv 10, 11-16

 

Sabato  3  Febbraio  2024

 

“Pasci cioè soffri per le mie pecorelle” dice sant’Agostino commentando il vangelo di Giovanni. Parole che si sposano alla testimonianza del patrono della nostra Diocesi, San Biagio, Vescovo e Martire. Il cristiano ama anche quando l’amore costa. Ama soprattutto perché costa non solo perché piace. La fede e l’amore di san Biagio generano in noi uno stupore che si moltiplica grazie al fatto che i seminaristi Vincenzo Cannazzaro, Francesco Pisilli e Simone Capraro vengono ammessi all’Ordine Sacro del presbiterato, ed Emilio Mitidieri, vocazione adulta, testimonianza che il Signore chiama sempre, riceve il Ministero del Lettorato e dell’Accolitato.

Domandiamoci che cosa lo Spirito vuole dirci in questa liturgia così gravida di senso e di bellezza?

Penso innanzitutto che siamo interrogati nella Prima Lettura, tratta dal profeta Ezechiele, dal Pastore che è Dio, che cerca l’uomo, e nel Vangelo, Gesù il pastore bello, che offre la sua vita per le pecore, gli uomini e le donne di ogni tempo.

Il profeta Ezechiele cerca in tutti i modi, con passione e con la sua visione, di consolare il popolo durante e dopo l’assedio di Gerusalemme. È Dio stesso che ostinatamente e caparbiamente consola il suo popolo invitandolo ad avere fiducia nell’impossibile possibilità del suo amore perseverante. Una possibilità che è la vera speranza concreta e reale del popolo. È significativa la descrizione dell’intervento di Dio, il pastore: innanzitutto cercherà le sue pecore e ne avrà cura, poi le radunerà da tutti i luoghi dove sono disperse per ricondurle nella terra della sua promessa, ed infine le farà pascolare sui monti d’Israele. Ci troviamo di fronte ad una narrazione di grande tenerezza: Dio è il mendicante di amore, cerca soprattutto la pecora ferita e stanca e di essa si prende cura.

Nel Vangelo Gesù, il pastore bello, per amore e soltanto per amore, dà la sua vita per le pecore e le contagia con il suo amore.

 “Pastore” è una parola che al nostro contesto postmoderno non dice quasi nulla di rilevante, ma – attualizzando – potremmo tradurre: io sono l’amore che si fa carico, l’amore che rende felici: ecco perché Giovanni lo definisce kalos cioè bello. Solo l’amore ci rendi belli!

Per dirla con il linguaggio di don Lorenzo Milani, il Pastore, che è Gesù, fa una scelta precisa: I care (tu mi stai a cuore) contro i lupi, contro ogni mercenario o falso pastore o maestro che vuole sedurre le pecore, le persone, accattivandole per motivi personali.

Gesù non si serve degli altri ma si mette al loro servizio, gratuito e disinteressato. Gesù testimonia una netta differenza tra l’essere per gli altri, il pastore bello e buono, e l’essere per se stesso, il mercenario, i falsi maestri, malati di philautia, l’amore per se stessi e per affermare solo le proprie pretese o desideri o bisogni.

Una domanda di senso si impone a chi nella chiesa ha una responsabilità di guida: vogliamo servire il nostro popolo o servirci per affermare il prestigio personale e se stessi. Dobbiamo scegliere: tra l’essere chiesa che “offre la vita” e l’essere la chiesa “mercenaria” che cede all’idolatria del potere e del successo.

Su questa alternativa, che è l’aut aut, ci giochiamo la credibilità e l’autorevolezza del nostro essere chiesa.

San Biagio fu un Vescovo che per fedeltà a Cristo e per amore del suo popolo fu capace di donare la sua vita. Fu un martire!

Né morte né vita potranno mai separarci dall’amore di Dio in Gesù Cristo”: fu la convinzione radicale che abitò tutta la vita di san Biagio. I poveri, gli ammalati e le persone fragili furono la passione del ministero episcopale di san Biagio.

Fu un evangelizzatore instancabile di coloro che incontrava sui sentieri della sua vita. Possiamo sintetizzare per noi, come chiesa, in tre precise indicazioni che provengono dalla vita di San Biagio: Gesù Cristo, ragione e fine della nostra vita; la Carità, come vita donata per gli altri, soprattutto gli ultimi e i vulnerabili; la Testimonianza, fino al martirio, come coerenza di vita vissuta per il Vangelo.

Anche il nostro tempo e il nostro territorio reclamano testimonianza da noi cristiani. Diceva Benedetto XVI: l’unico vangelo che oggi gli uomini e le donne leggono è la vita stessa del cristiano. Un grande appello, in questa festa tutta speciale, mi permetto di rivolgere nel rispetto del loro ruolo ai Sindaci, agli uomini e alle donne impegnati nelle istituzioni politiche, e a tutti gli uomini e le donne che hanno a cuore il bene comune della nostra terra: insieme, mai da soli, impegniamoci, osando sempre di più, ad attivare processi veri di cambiamento culturale, sociale ed economico. Come cristiani siamo chiamati al martirio, cioè alla testimonianza leale e coraggiosa: a partire dal dire “no” all’Autonomia Differenziata, che è una vera e propria secessione dei ricchi; nell’impedire a tanti, giovani e adulti, anziani e pensionati, a non impoverirsi sempre di più con i giochi e le scommesse e a questo proposito avevamo visto bene che la revisione della Legge Regionale sulla “ludopatia” avrebbe generato sempre più vittime, con la possibilità reale, come di fatto è accaduto ed accade, dell’infiltrazione dei poteri malavitosi; un impegno sussidiario, circolare e verticale, urge per creare un lavoro pulito e solidale che consenta a tanti, soprattutto giovani, di non abbandonare il nostro territorio, gravido di mille possibilità.

E come questa sera non esprimere tutta la nostra vicinanza agli amati agricoltori che in questo momento, in tutta Europa e anche nel nostro territorio, con la loro contestazione per le strade e nelle piazze con i trattori, ci fanno comprendere che meritano più attenzione concreta da parte delle istituzioni politiche. Infatti l’aumento dei costi dei fattori primari della produzione (gasolio, energia, sementi, fertilizzanti …) e delle tecnologie non viene ripagato dal prezzo di vendita dei loro prodotti sul mercato. Si ha così, pertanto, un’erosione del reddito. A questo poi si aggiunge tutto il peso della burocrazia e la mancanza di incentivazione economica con i rischi dei processi produttivi.

Carissimi Vincenzino, Francesco e Simone che con il vostro “Eccomi”, alla presenza della chiesa locale nelle sue diverse componenti, dichiarate il vostro grande desiderio di essere presbiteri e al tempo stesso promettete di volervi preparare con serietà all’ordinazione in un cammino che continuerà nei prossimi anni.

Vivete il tempo del discernimento che sostenuto e accompagnato da tutti i vostri formatori vi porterà poi a dire il vostro “Eccomi” definitivo, quando sarà del tutto chiaro che la volontà di Dio, incontrando la vostra libertà, diventa realtà nella vostra decisione. Io credo che raggiungerete l’ordinazione presbiterale!

Caro Emilio, quante volte ti ho detto che la tua storia vocazionale mi stupisce e mi seduce al tempo stesso. Con il ministero del Lettorato sarai abilitato a proclamare la Parola di Dio nell’Assemblea liturgica, a educare alla fede le persone che incontrerai guidandole a ricevere degnamente i sacramenti e a portare l’annuncio e la testimonianza del Vangelo agli uomini e alle donne che ancora non lo conoscono. La Parola di Dio corre! Non porre ostacolo alla sua corsa ma lascia che “si diffonda e sia glorificata” (2Ts 3, 1). Sarai un mediatore della Parola e non trasmettere mai una tua parola personale ma la Parola di Dio. Ricorda, che quando essa risuona nella divina liturgia è Cristo stesso che parla (cfr. Sacrosanctum concilium, 7), rivela, comunica e realizza quanto viene proclamato (cfr. Presbyterorum ordinis, 13). Emilio, diventa consapevole di prestare la tua voce al Signore e in quanto parola di vita eterna, Cristo ti introduce nel dialogo di amore trinitario, e in quanto parola storica interpreta i cambiamenti dei tempi. E come suggerisce sant’Agostino la Parola di Dio diventi lo specchio della tua esistenza. Ricevendo anche il Ministero dell’Accolitato ti disponi a metterti al servizio dell’altare del Signore. Il termine greco “akolutos” significa accompagnatore. Ti sarà infatti affidato il compito di aiutare i presbiteri e i diaconi nello svolgimento del loro servizio liturgico. Potrai distribuire l’Eucarestia e vivendo questo ministero comprenderai sempre di più il legame che esiste tra la liturgia e la carità. Attingi dalla celebrazione eucaristica una vita spirituale sempre più profonda e conformandoti sempre più al “Corpo di Cristo” diventa dono spezzato per gli altri.

Carissimi seminaristi, sono veramente contento come Vescovo di ciò che questa sera viviamo e celebriamo, vi sosterremo e accompagneremo con la nostra preghiera e testimonianza perché possiate già da questa sera sperimentare sempre la bellezza del sentirsi accolti nel grembo della chiesa locale. E voi carissimi presbiteri avvolgete con il vostro amore questi nostri cari seminaristi facendoli già sentire parte del presbiterio.

Auguri a voi, auguri a tutti noi perché festeggiando il nostro patrono san Biagio possiamo sentirci tutti chiamati alla santità che corrisponde al dono della vita come abbiamo ascoltato nel Vangelo odierno. Non temiamo di spenderla per una giusta causa, per una persona amata, per una comunità, per un gruppo di persone bisognose. Usciamo da questa celebrazione con questa consolazione nel cuore: spendere tempo, energia e vita per amore non toglie nulla alla nostra felicità ma la moltiplica all’infinito.

Incoraggiamoci insieme in questa missione così bella e impegnativa, prendi il largo, osa sempre di più Chiesa di Cassano!

 

   Francesco Savino

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