Omelie

VIDEO | Omelia Mercoledì Santo, Messa Crismale 17 Aprile 2019


LETTERA AI PRESBITERI
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Sorelle della nostra gioia
Viviamo “come Cristo”
le nostre promesse sacerdotali
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Mercoledì Santo 2019 [SCARICA]

Messa Crismale

Is 61,1-3.6.8b-9; Sal 88; Ap 1,5-8;  Lc 4,16-21

17  Aprile  2019

La Messa Crismale, che celebriamo oggi ancora una volta, ha un carattere davvero unico difficile da comunicare. Qui, tra noi, nella Basilica Cattedrale, accade la manifestazione dell’unica e santa Chiesa del Signore: “la medesima assemblea dei fedeli, un’unica Eucarestia, una stessa preghiera, un solo altare cui presiede il Vescovo col suo presbiterio e i ministri” (cfr. Sacrosanctum Concilium, 41).

Le parole del Salmo 133 esprimono la gioia della comunione fraterna: “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! È come olio profumato sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste. È come rugiada dell’Ermon, che scende sui monti di Sion. Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre”.

L’olio che “scende”, per ben tre volte, è una leggera carezza di Dio che ci segna come destinati alla comunione e alla carità. L’abbondanza di olio è “segno sacramentale di vita perfetta e di salvezza ormai compiuta per quanti vengono rinnovati nel lavacro spirituale del battesimo” (cfr. Orazione di Consacrazione del Crisma). L’Olio degli infermi indica il conforto, il sostegno, la consolazione, la guarigione interiore e corporea; l’Olio dei catecumeni la forza di Dio che purifica; l’Olio crismale il dono dello Spirito che ci rende partecipi della stessa missione di Cristo Gesù.

Al termine della celebrazione questi olii saranno distribuiti e consegnati ai parroci per la celebrazione del Battesimo, della Confermazione e dell’Unzione degli infermi. 

Nel Vangelo di Matteo (25,8), le “vergini stolte” chiedono dell’olio alle vergini sagge dicendo: “Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Sapremo cogliere questa domanda in ogni momento della nostra vita pastorale, oppure la faremo cadere spingendo chi cerca la Verità verso altre risposte? Questa domanda più o meno esplicita viene da tanti uomini e donne inquieti, spesso disperati, alla ricerca di un senso da dare alla loro esistenza; tanti giovani si autodistruggono con scelte di morte come per l’uso di alcool, di sostanze tossiche, per la sfida folle sulle strade su cui si spingono ad alta velocità; tante coppie di sposi cercano nel divorzio la soluzione della propria fragilità affettiva o delle proprie illusioni; tanti, affetti da patologie psichiatriche più o meno gravi, vivono marginali o esclusi perché spaventano; tanti anziani, soli e abbandonati, attendono invano un gesto affettuoso o una parola di conforto.

Quest’anno, l’abbondanza dell’olio in questa celebrazione vorrei che per noi tutti, presbiteri, diaconi, religiosi e laici, sia certezza della sovrabbondanza della misericordia di Dio.

Per noi, carissimi confratelli nel sacerdozio, la celebrazione della Messa Crismale è un “appuntamento spirituale” in cui facciamo memoria grata del nostro ministero. Ho scritto per voi una Lettera dal titolo “Sorelle della nostra gioia. Viviamo ʽcome Cristoʼ le nostre promesse sacerdotali” che vi verrà consegnata e che desidero sia partecipata a tutte le comunità della Diocesi.

“Sorelle della nostra gioia” sono le promesse sacerdotali, come le definì Papa Francesco nell’omelia per la Messa Crismale del 2017. Esse sono per noi come sorelle che ci circondano, ci proteggono e difendono la gioia del nostro ministero. 

Vi propongo una riflessione sul cammino spirituale di quest’anno dedicato alle promesse sacerdotali che non sono un peso insopportabile ma un modo gioioso di seguire Cristo casto, povero e obbediente. Io, vostro Vescovo cammino con voi, condivido le vostre gioie, le ansie, le fatiche, gli insuccessi, nella costante consapevolezza che alla Grazia appartiene il primato per vivere la conformazione a Cristo. 

Senza passione non andiamo da nessuna parte, cari confratelli. Senza fiducia non rinasce la vita, senza coraggio non contagiamo nessuno, senza perdere per donare se stessi non tocchiamo il cuore di nessuno. Dobbiamo essere preti “appassionati”, sia patendo le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, sia vivendo la bellezza degli incontri, delle sacre liturgie, della fraternità generata da Cristo.

Non cediamo alla tentazione dell’accidia e lasciamo che si liberi la creatività di ciascuno. Accettate in regalo da parte mia l’abbonamento a “Civiltà Cattolica”, la rivista che vi sarà recapitata direttamente a casa e che potrà essere strumento utile per leggere la complessità del nostro tempo, ed anche un “grembiule” che ci richiami all’unica autorevolezza umile di noi presbiteri, consistente nel servizio.

Aggiungo infine, un augurio pasquale.

Siate trasparenti e coerenti nel vostro ministero. Come dice Papa Francesco, “è brutto, ma proprio brutto vedere preti e religiosi dalla doppia vita. È una ferita della Chiesa”. 

Siate in comunione. Andate a trovare un confratello con cui non avete buone relazioni, qualcuno con cui non c’è comunicazione. Mettete da parte orgoglio e superbia: un esercizio di umiltà è condizione favorevole per oltrepassare ogni ragione umana e vivere come il Risorto.

“Pregate come potete e, se vi addormentate davanti alla Parola di Dio o al tabernacolo, benedetto sia, ma pregate. Non perdete questo. Il tabernacolo è freddo, non è un televisore. Ma l’amore è lì” (Papa Francesco, Discorso al III Ritiro Mondiale dei Sacerdoti del Rinnovamento Carismatico, 12 giugno 2015).

Il Signore ci sostenga; il Suo braccio sia la nostra forza. 

La Sua fedeltà e il Suo amore siano con tutti noi. Amen.

✠ Francesco Savino