Omelie

Solennità di Maria SS. Madre di Dio Domenica 1 Gennaio 2017


SOLENNITA’ DI MARIA SS. MADRE DI DIO [SCARICA]

Domenica 1 Gennaio 2017

Nel primo giorno di Gennaio, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, è proclamata con forza, nella liturgia della Parola, la presenza di Dio. Presenza Dio che la benedizione sacerdotale assicura su Israele (prima lettura). Presenza del Dio con noi, l’Emmanuele, adagiato in una mangiatoia, che i pastori vedono (Vangelo). Presenza “nell’anima del credente” grazie all’effusione dello Spirito che guida alla figliolanza divina (seconda lettura).

La maternità di Maria è l’accadimento che consente la manifestazione della presenza benedicente di Dio per tutti gli uomini e le donne, “mendicanti del cielo”.

La buona notizia è per tutti: i più lontani dalla religione, i pastori, nel Vangelo sono i più vicini. Luca annota: “andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. Che cosa era stato detto loro? Quale la buona notizia? L’Angelo aveva annunziato una grande gioia: era nato per loro il Salvatore, non un “giustiziere”. I pastori, considerati lontani da Dio ed impuri avendo contatto con lo sterco degli animali, erano i “fuorilegge” perché vivevano di furti e conducevano un vita da selvatici come le bestie che accudivano. Essi, secondo una certa concezione messianica, erano nella lista dei peccatori che il Messia, alla sua venuta, avrebbe dovuto eliminare.

Dio capovolge i criteri umani di valutazione: i pastori, infatti, “vengono avvolti dalla luce del Signore” e vengono salvati. E diventano annunciatori della bella notizia. L’evangelista Luca aggiunge anche che “tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori”. Siamo davanti allo “scandalo della Misericordia” che è il motivo conduttore di tutto il Vangelo di Luca. Gesù sarà segno di contraddizione e di rottura specialmente per le persone pie, quelle che pensano che l’amore di Dio va meritato e non hanno fatto esperienza, come i pastori, che l’amore di Dio è un “dono” , non un premio.

Maria, la Madre del Dio con Noi, la teotocos, partecipa allo stupore suscitato dall’annuncio dei pastori: ella “da parte sua custodiva tutte queste cose”, esaminandole anche con disagio interiore e cercandone il significato. Maria non è ripiegata su se stessa: dal momento in cui ha pronunciato il suo “eccomi” vive in un continuo esodo, non si chiude alla novità dell’evento ma, aprendosi, cerca di entrare dentro l’evento e di comprenderlo a tal punto che da “madre” diventa “discepola di suo figlio” che ascolta la Parola del Figlio e la vive.

Maria è un punto fermo nella storia umana ed è metodo e stile di vita: come lei siamo chiamati a vivere, abitando il mondo, in ascolto dell’essenziale che coincide con la Verità. La “Vergine in ascolto” è paradigma per coloro che, come Lei, fidandosi della Parola fatta carne, vogliono “vivere in pienezza”. “I pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio”: l’amore, una volta sperimentato, rende intime al Signore anche le persone giudicate socialmente più negative. Due “rivoluzioni” si incontrano: cambia l’idea di Dio e cambia la condizione di vita dei pastori.

E’ proprio vero che da quel primo Natale nessuna persona al mondo può sentirsi esclusa dall’amore di Dio.

La narrazione di Luca continua: “Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo il nome Gesù”. Fedeli alle prescrizioni ebraiche, Giuseppe e Maria vogliono che il bambino appartenga alla stirpe di Abramo (era questo il senso della circoncisione), ma gli pongono il nome di Gesù che significa “Dio salva”.

Lo stupore e lo sconcerto sembrano fare da protagonisti in questo primo giorno dell’anno, grazie al Vangelo. Questo stupore deve abitarci sempre perché l’esperienza cristiana non sia ridotta ad “etica delle abitudini”. E con stupore dobbiamo augurarci la pace in questa giornata mondiale voluta dal beato servo di Dio Papa Paolo VI.

Con il messaggio per la cinquantesima giornata mondiale della pace, che ricorre quest’anno, papa Francesco ha voluto pro-vocare gli uomini e le donne delle istituzioni, i popoli e le Nazioni a vivere la “non violenza” come stile di una politica che favorisca la pacificazione. Il Santo Padre constata che “la violenza che si esercita a «pezzi», in modi e a livelli diversi, provoca enormi sofferenze …: guerre in diversi paesi e continenti, terrorismo, criminalità e attacchi armati imprevedibili, gli abusi subiti dai migranti e dalle vittime della tratta, la devastazione dell’ambiente”. E chiede se la violenza può permettere di raggiungere obiettivi di valore duraturo. Tutto quello che ottiene non è forse scatenare rappresaglie e spirali di conflitti letali che recano benefici solo a pochi “signori della guerra”? Papa Francesco fa suo il messaggio di non violenza attiva proposto da Madre Teresa di Calcutta quando ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979: “Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare la pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri .… E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo”.

Quale augurio, come Pastore della Diocesi di Cassano, posso rivolgere ad ognuno e a tutto il Popolo di Dio?

Maria, nostra compagna di strada, ci guidi ad aprirci all’incontro con suo Figlio. La pace, sempre desiderata ma non sempre realizzata, diventi la priorità delle nostre agende di vita, personali e comunitarie, la “non violenza” lo stile del nostro vivere quotidiano.

Che sia  un anno di bellezza e di bontà per tutti.

                        Francesco Savino