Ufficio della Pastorale della Salute

Svoltosi il primo incontro dal titolo: “Spiritualità e cure palliative” del corso sulle cura palliative


Organizzato dal servizio di Pastorale della Salute delle Diocesi di Cassano All’Jonio un corso di formazione e sensibilizzazione sul tema delle cure palliative.
“Le cure palliative” ha esordito il dott. Vicenzo Stivala, direttore del Servizio di Pastorale della Salute Diocesano “non servono solo a togliere il dolore. L’esigenza di questo corso è nata poiché si è avvertito un reale bisogno di sensibilizzare chi sta intorno all’ammalato e deve sollevarlo dal dolore e non semplicemente toglierlo. Le cure palliative non sono, soltanto, una terapia del dolore ma anche un accompagno nell’ultima fase della vita di un individuo”.
Il primo incontro dal titolo: “Spiritualità e cure palliative” ha visto la partecipazione di don Antonio Stizzi, Direttore dell’Ufficio di Pastorale per la Salute Arcidiocesi Bari-Bitonto che è stato scelto per la sua esperienza di cure palliative e per aver lavorato come assistente spirituale all’Hospice di Bitonto.
Spiritualità e salute sono due mondi apparentemente diversi, ma allo stesso tempo intimamente legati, tanto da influenzarsi l’un l’altro. Per cercare di capire meglio questa connessione. Che cosa si intende per spiritualità? “Non siamo esseri umani che vivono un’esperienza spirituale, siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana”. Con queste parole il presule cassanese ha spiegato il senso dell’incontro. Per spiritualità si intende la ricerca del Divino all’interno di sé, la capacità di una persona di comprendere se stessa, di trovare le risposte alle domande: “Chi sono? Da dove provengo? Dove vado? Qual è il senso della vita? Grazie alla spiritualità una persona è in grado di avere un atteggiamento cosciente e responsabile nei confronti di se stessa e il resto del mondo. Alla domanda su cosa è la salute, invece, ha risposto Mons. Savino che una recente definizione di salute emanata dalla Organizzazione Mondiale per la Sanità dice che l’uomo dovrebbe essere sano fisicamente, mentalmente, emotivamente e socialmente, quindi la sola assenza della malattia non vuol dire essere in salute e per poter godere appieno di uno stato di benessere, bisogna considerare anche l’aspetto spirituale. “Lo stato di salute è la risonanza fra l’energia che anima il corpo (anima) e il corpo fisico, in cui il sistema difensivo (energia vitale) lavora perfettamente per affrontare gli stimoli interni ed esterni e riportare il corpo nello stato di omeostasi. La risonanza è disturbata dai conflitti psicologici. Corpo, mente e anima sono le strutture portanti della nostra individualità, senza le quali non potremmo manifestarci e realizzare il nostro progetto di vita. Proprio come abbiamo avuto bisogno di un padre e di una madre per scendere su questo piano fisico, così, per proseguire il viaggio, non possiamo fare a meno di questi tre corpi che fanno, inscindibilmente, parte di noi come una famiglia interiore da cui dipendono la nostra sopravvivenza, la nostra salute, il nostro benessere, la nostra realizzazione. L’anima è il punto focale dove trova coscienza, memoria e sensibilità l’intero racconto in cui siamo immersi e che chiamiamo vita. Il malato” ha concluso Mons. Savino “ha diritto di vivere la vita con dignità anche quando il male ha preso il sopravvento sul suo corpo”.

Caterina La Banca
Direttore UCS