Omelie

Venerdì Santo 2016 in Passione Domini «Fede vera è al Venerdì Santo»


Venerdì Santo 2016 in Passione Domini «Fede vera è al Venerdì Santo» [SCARICA]

E’ una liturgia atipica quella di oggi, è il giorno liturgico in cui il Sacramento cede il posto alla Croce su cui è appeso l’Emmanuele, il Dio con noi. E’ una celebrazione fasciata dal silenzio, un silenzio che è continuativo con la notte del Getsemani e introduttivo della passione. Il Crocifisso, infatti, al centro della Liturgia di oggi, concede spazio solo al silenzio e alla contemplazione.

Non esiste cristianesimo senza croce. Senza il Crocifisso. Senza il Nazareno crocifisso!

“ … volgiamo lo sguardo a Colui che hanno trafitto”, a Gesù, e rileggiamo la nostra vita, quella della Chiesa, quella del mondo, della storia, alla luce di quel corpo crocifisso.

Sostiamo ai piedi della Croce con Maria, donna del dolore, in compagnia con tutti i crocifissi di carne della storia.

La Croce, infatti, è il luogo in cui Dio  nel silenzio parla di tutti i dolori della storia umana ma, al tempo stesso, è anche il luogo in cui già avvertiamo l’aurora della Pasqua, che getta una luce altra sul mistero della stessa Croce.

L’ articolazione  in quattro momenti della celebrazione del Venerdì Santo, dopo la liturgia della Parola con la narrazione della Passione di Gesù  e la grande preghiera universale,  punta sull’adorazione della Croce con il bacio che dice bisogno di intimità con il Crocifisso  e si conclude con la consumazione dell’Eucarestia della Coena Domini.

Gesù imparò l’ʺobbedienza dalle cose che patìʺ (Eb 5,7).

Sulla croce, Gesù esercita la sua signoria. La sua morte in croce è vita per il mondo: “Chinato il capo consegnò lo Spirito” (Gv 19, 30). Dal suo costato scaturirono “sangue e acqua”. Entrambi a significare il sacrificio dell’agnello immolato per la salvezza del mondo e lo Spirito con la sua fecondità, l’Eucarestia e il Battesimo, sacramenti della Chiesa che, come nuova Eva, nasce dal costato del nuovo Adamo, secondo l’interpretazione allegorica di molti padri della Chiesa.

Tutto è compiuto” (Gv 19, 30): è l’ora in cui tutte le promesse di Dio diventano “Amen” nel Cristo Crocifisso. Gesù sale al Padre Suo, da cui è venuto, e  della sua vita  partecipa l’umanità intera.

Papa Francesco, parlando di recente ai seminaristi, ha detto: “La fecondità dell’annuncio del Vangelo non è data né dal successo, né dall’insuccesso, ma dal conformarsi alla logica della Croce di Gesù, che è la logica di uscire da se stessi e donarsi, la logica dell’amore”. E D.Bonhoeffer, teologo della Chiesa luterana tedesca, barbaramente ucciso nel lager nazista di Flossenburg, di fronte alla Croce,  esorta a non provare sentimenti di disagio e di vergogna e afferma: “chi si pone nella sequela, si consegna alla morte di Gesù, fonda la sua vita sulla morte ed è così fin dalle prime battute; la Croce non è la fine terribile di una vita felice e devota, ma sta all’inizio della Comunione con Gesù. Ogni chiamata di Cristo porta alla morte (…..). La chiamata alla sequela di Gesù (…..) è morte e vita” (D.Bonhoeffer, Sequela, Querniana, Brescia 2004, 79).

E’ nella Croce di Cristo che viene rivelato il volto autentico di Dio, un Dio che non ci ha salvati con  ostentazione di potenza mondana, ma con l’umiliazione e la morte vergognosa del Crocifisso. Per questo San Paolo dirà: “Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei, follia per i pagani” (1 Cor 1,23).

Facciamo nostri i sentimenti di San Bernardo che, riflettendo sul Cantico dei Cantici,  invita a penetrare nelle ferite di Gesù Crocifisso per conoscere, sperimentare e assaporare l’amore misericordioso di Dio. Dice: “Attraverso le ferite del corpo si svela il mistero del cuore, si manifesta il grande sacramento dell’amore… In che modo la Misericordia si manifesta attraverso le ferite? Dove più chiaramente che nelle tue ferite avrebbe potuto risplendere che Tu, o Signore, sei dolce e mite e pieno di Misericordia? Nessuno infatti ha maggior amore di chi dà la sua vita per i votati alla morte e i condannati” (Discorso 61,3-5)

In comunione con tutta la nostra amata Chiesa di Cassano, sostiamo, come Maria, ai piedi della Croce e, con le parole del cantore di Dio, David Maria Turoldo,  diciamo:

“No, credere a Pasqua non è 

giusta fede:

troppo bello sei a Pasqua !

Fede vera

è al Venerdì Santo

quando tu non c’eri

lassù. 

Quando non una eco 

risponde 

al suo grido

e a stento il Nulla

dà forma 

alla Tua assenza”.

 + Francesco Savino