VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno A)

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno A)
12-02-2023

Sir 15,15-20; Sal 118; 1 Cor 2,6-10; Mt 5,17-37

12  Febbraio  2023

 

In queste prime Domeniche del Tempo Ordinario la liturgia della parola ci sta facendo ascoltare quello che, a partire da Sant’Agostino, siamo abituati a chiamare il “Discorso della montagna”, con il quale Gesù, nel Vangelo secondo Matteo, inaugura la proclamazione del Regno dei cieli.

Abbiamo ascoltato l’apertura con l’annuncio dirompente delle Beatitudini (IV Domenica) che consentono al discepolo di essere sale della terra e luce del mondo (V Domenica).

In questa Domenica entriamo in quella parte del discorso chiamata “delle antitesi”: “Avete inteso che fu detto agli antichi … ma io vi dico …”.

Gesù ci assicura di non essere venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a “compierla”, a svelarne il senso racchiuso, realizzandolo nella Sua persona e rivelando il significato profondo.

Matteo è coinvolto dal rapporto tra tradizione e novità del Vangelo, perché si rivolgeva a comunità cristiane della Siria e della Palestina, nelle quali erano presenti numerosi giudeo-cristiani, che interrogavano su cosa poteva essere tralasciato delle particolari e minuziose prescrizioni rabbiniche. Vi erano, allora come oggi, conflitti tra tradizionalisti e innovatori, tra zelanti della Legge fino al legalismo e cristiani più disponibili al mutamento dei tempi e della cultura.

Gesù ci mette di fronte ad un compito difficile, ma decisivo: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt 5, 20).

La “giustizia” di cui qui si parla è il Vangelo che Gesù sta annunciando nel Discorso della montagna, che ci porta alla piena realizzazione della nostra umanità.

Nel Vangelo di questa Domenica viene ripetuta per sei volte l’espressione “Ma io vi dico”, a significare che la nostra vita personale deve essere ricondotta ai suoi insegnamenti.

Tre sono gli ambiti di riferimento delle istruzioni di Gesù: conflitto con il prossimo, comportamento verso la donna, rapporto con la verità.

Il biblista Ernesto della Corte sottolinea: “Gesù contrappone di volta in volta all’interpretazione dell’insegnamento dell’Antico Testamento il suo. Ecco perché Gesù in queste espressioni ci offre di «andare oltre»: non basta non uccidere, bisogna rispettare il fratello e non offenderlo verbalmente; fuggire l’ira, non chiamare «stupido» il fratello (il termine significa “testa vuota” cioè testa di zucca). Non conta offrire un dono a Dio e poi essere in disaccordo tra noi; è meglio accordarsi prima di arrivare a quel giudizio che poi sarà definitivo. Non basta più non commettere adulterio, bisogna evitare di possedere anche con lo sguardo e sfuggire i desideri più malsani. È così che Gesù presenta queste immagini forti e radicali: meglio cavarsi un occhio che con tutti e due andare nella Geenna, per dire che dobbiamo lavorare su quella parte di noi stessi che è incline al possesso, alla violenza, all’egoismo più spregevole, se vogliamo davvero vivere il Vangelo”.

Con queste immagini molto forti e al tempo stesso significative Gesù vuole invitarci a combattere la cupidigia del nostro cuore e ad affrontare in modo rigoroso il peccato che abita nella nostra vita.

I rabbini avevano liberamente interpretato l’insegnamento della Sacra Scrittura e avevano anche dichiarato che gli uomini potevano divorziare dalle proprie mogli per qualsiasi motivo. Gesù puntualizza che solo un caso è contemplato per divorziare, cioè la “porneia”, cioè l’adulterio, l’incesto le unioni consanguinee, la prostituzione.

Gesù è sempre più radicale nell’interpretazione rispetto a quella degli scribi. Il testo del Vangelo si chiude con l’istruzione sul giuramento. Si mette in guardia dall’uso leggero e incurante del giuramento che attiene alle conversazioni di ogni giorno. Per questo, nel rispetto della parola detta, Gesù ci dice: “Sia invece il vostro parlare Sì Sì, No No”.

Il nostro parlare in altri termini sia improntato sempre alla verità. Siamo di fronte ad una pagina di Vangelo che ci invita ad essere radicali nella sequela di Gesù, vigilando sempre sulla purezza del cuore e sull’intenzione delle nostre azioni. È il cuore, nel bene e nel male, la sede dove si gioca la lotta tra fedeltà ed infedeltà, tra verità e menzogna.

Gesù non ci consegna una nuova “morale”, ma una liberazione, viene a guarirci e non a rifare un “codice”.

Buona Domenica.

   Francesco Savino

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