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VIDEO | “Dare da bere agli assetati”: Rosanna Virgili spiega come l’acqua sia fonte di vita


Savino_VirgiliDopo Don Virginio Colmegna, è stata la teologa e biblista Rosanna Virgili la protagonista del secondo incontro diocesano sulle opere di misericordia corporali.
Tenuto in Basilica Cattedrale alla presenza di mons. Francesco Savino, di numerosi sacerdoti e laici, profondamente colpiti dalle parole della teologa Virgili, l’incontro introduce la riflessione sulla seconda opera di misericordia corporale: “Dar da bere agli assetati”.
In un profondo e completo excursus biblico ed evangelico, Virgili analizza, metaforicamente, come l’ “acqua” sia fonte di vita per
l’uomo, e quanto esso stesso denunci e supplichi (anche inconsapevolmente) di avere “sete”. Una sete, questa, di vita, di libertà, giustizia, una sete di “acqua pura”, non contaminata dall’odio, dall’altra avarizia, dall’ingiustizia di un mondo ormai lontano da Dio, unica e vera sorgente di vita.
La sola “acqua pura e viva”, la sola salvezza per ognuno, ‘unica “acqua” che davvero disseta l’ uomo è solo Dio.
«Chi viene a me non ha più fame, e chi viene a me non ha più sete» dice il Signore.
La “sete”, dunque, come metafora per riscoprire l’ unica acqua pura in grado di dissetare, pienamente e profondamente, ogni uomo.

Nel cercare di “dissetarci”, non lasciamoci ingannare da quelle che, Virgili definisce, “cisterne avvelenate ” del mondo; in esse

l’acqua è “malata e contaminata” e quindi inutile.
In questo caso, il nostro compito, da cristiani misericordiosi, dovrà essere quello di “risanare” ovvero trasformare l’acqua “amara” del male, dell’odio, della cattiveria, in acqua “dolce”, acqua di amore, di vita, “Acqua Divina di Salvezza”.
 
virgili_cattedrale«Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve l’acqua che Io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che Io gli darò diventerà in lui Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». (Gv. 4, 13-15).
Nessuno è indenne dalla “sete”. L’ “assetato” del nostro secolo non è solo il povero, il malato o l’emarginato, quando ci chiede di  condividere, nella gratuità, l’ “acqua”, ovvero la libertà, la pace e la giustizia; gli “assetati” siamo anche noi, noi che incessantemente dobbiamo avere sete di vita, sete di Dio!

Chiediamo continuamente a Dio, unica fonte di vita eterna: “Ho sete, dammi da bere” e Lui, prontamente, ci risponderà: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò “. ( Mt. 11, 25-30 )
Nutriamoci, dunque, della parola di Dio; e nel Suo amore cresciamo.
Viviamo di misericordia per essere pienamente Discepoli Suoi.

(testo di Caterina Adduci – servizio video di Ines Fortunato e Gianfranco Longo – foto di Adriano Affortunato)