Omelie

VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno C)


 Sir 27,4-7; Sal 91; 1Cor 15,54-58; Lc 6,39-45

27  Febbraio  2022

 

In questa VIII Domenica del Tempo Ordinario meditiamo sull’ultima parte del cosiddetto “discorso della pianura”. L’evangelista Luca riporta un testo ricco di parole e immagini che definisce “parabole” con le quali Gesù invita a fare verità in se stessi come preliminare necessario per essere suoi discepoli.

Il primo insegnamento sgorga da una domanda retorica: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?”. L’ammonimento viene indirizzato ad ogni discepolo  tentato di non riconoscere i propri errori e pretende di insegnare agli altri.

Queste parole sono rivolte anche a coloro che, all’interno della comunità cristiana, detengono l’autorità e insegnano agli altri, denunciano i peccati altrui, condannano severamente gli altri senza mai fare un esame su se stessi e sul proprio comportamento. Certamente anche noi, che nella comunità cristiana abbiamo il compito di guidare, correggere e ammonire chi ci è affidato, possiamo essere tentati di insegnare ciò che non viviamo e magari condanniamo negli altri quelli che sono i nostri peccati, denunciamo le mancanze altrui e non le riconosciamo come nostre. È necessario, invece, avere una grande capacità di autocritica, un esercizio preciso e puntuale nell’esame della propria coscienza, riconoscere il male che sta dentro di noi, senza spiarlo morbosamente nell’altro.

Dopo il primo insegnamento segue una sentenza che attiene al rapporto fra discepolo e maestro, un vero e proprio richiamo alla formazione: il discepolo segue il maestro, accetta di essere da lui istruito e formato, si dispone a ricevere con gratitudine ciò che gli viene insegnato. Secondo la tradizione rabbinica il discepolo impara non soltanto dalla bocca del suo maestro ma anche stando accanto a lui, condividendo la sua vita in un atteggiamento umile che non scade mai nell’autosufficienza. Un discepolo non può essere più del suo maestro e, quando avrà completato la formazione, sarà riconoscente al maestro. Il maestro è autentico quando fa crescere il discepolo e trasmette con umiltà l’insegnamento da lui stesso ricevuto.

In questo secondo insegnamento, Gesù non si limita a considerare il rapporto maestro-discepolo dentro la tradizione rabbinica, ma lo trascende, indicando come la sua sequela richieda di andare dovunque egli vada, di essere coinvolti nella sua vita fino a condividerne morte e resurrezione.

Il terzo ammonimento è rivolto alla seconda persona singolare: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.

La correzione fraterna nella vita quotidiana è un dovere di ogni discepolo e di ogni cristiano, ma esige che prima ciascuno sappia fare autocritica riconoscendo la “trave” che c’è nel suo occhio, perché solo chi si riconosce peccatore ha la capacità lucida di vedere la realtà e di agire di conseguenza.

A conclusione di questi insegnamenti Gesù richiama l’attenzione su ciò che è sotto gli occhi di tutti: “Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto cattivo. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto”. Non le parole, le dichiarazioni, le confessioni e neanche la preghiera segnano l’autenticità della sequela di Gesù, ma occorrono le opere. Se nel cuore c’è amore e bontà, allora anche il comportamento dell’uomo sarà amore, ma se nel cuore domina il male, anche le azioni  saranno male.

“L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”.

Occorre dunque essere vigilanti sul proprio cuore che, secondo la mentalità biblica, è la sede dell’intelligenza e della volontà, della ragione e della capacità decisionale, delle emozioni e dei sentimenti, cioè dell’intera nostra persona.

Invochiamo incessantemente lo Spirito Santo perché con la sua potenza ci illumini e guarisca il nostro cuore.

Buona Domenica.

   Francesco Savino